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Indagine

Ambrosianeum, un Manifesto «per ridare un anima alla città»

Presentato il Rapporto 2009, dedicato alla condizione giovanile: «Non si vive di soli grattacieli, c'è bisogno di valori. La città è al bivio rispetto alla scelta di assumere fino in fondo la missione educativa»

Dario PALADINI Redazione

30 Giugno 2009

«Non si vive di soli grattacieli»: per Marco Garzonio, giornalista e presidente dell’Ambrosianeum, Milano ha bisogno di valori e virtù. Ha bisogno di persone che sappiano essere esempio e punto di riferimento, soprattutto per i giovani. È l’appello contenuto nel “Manifesto per Milano” che introduce il Rapporto sulla città 2009 della Fondazione Ambrosianeum, dedicato alla condizione giovanile. «Proprio in quanto vive il fervore di una stagione di opere, Milano ha bisogno di volare alto, di dare un senso a quanto sta facendo, di simboli. È una necessità assoluta per il domani, pensando alle nuove generazioni», scrive Garzonio.
Il Rapporto raccoglie i saggi di Gustavo Pietropolli Charmet, Cristina Pasqualini, Fulvio Scaparro, Nicoletta Pavesi, Maddalena Colombo, Cesare Scurati, Rosangela Lodigiani e Severino Pagani. «Milano, con le sue tante opportunità socializzative, formative, aggregative, per certi versi c’è – scrive Eugenio Zucchetti, curatore del Rapporto e scomparso poco prima che andasse in stampa il volume -. Ma perché l’oggi si estenda verso il futuro, la città è al bivio rispetto alla scelta di assumersi fino in fondo la missione educativa, e far così intravedere alle giovani generazioni la possibilità di costruire insieme la convivenza urbana».
Sono 10 i punti del “Manifesto”. Elencano bisogni immateriali: più democrazia e partecipazione, virtù civiche nell’esercizio delle professioni, etica privata e pubblica, libertà, maestri di vita, dare un nome e un volto a chi fa del bene, rieducarsi ai valori umani e cristiani, più bontà, più intelligenza. E, infine, ha bisogno dei poveri: «I poveri ci provocano, ci spronano, ci costringono a non voltarci dall’altra parte – scrive Garzonio -. I poveri ci salvano. Ci affrancano dal bozzolo in cui andiamo avviluppandoci, ci ricordano che l’esistenza quotidiana non assomiglia affatto a un reality show».
Il “Manifesto per Milano” ricorda anche alcuni dei maestri che hanno scritto pagine importanti della storia della città: Giuseppe Lazzati, don Carlo Gnocchi, Enzo Biagi, Indro Montanelli, le suore che parteciparono alla Resistenza, il cardinale Carlo Maria Martini. «Non si vive di soli grattacieli»: per Marco Garzonio, giornalista e presidente dell’Ambrosianeum, Milano ha bisogno di valori e virtù. Ha bisogno di persone che sappiano essere esempio e punto di riferimento, soprattutto per i giovani. È l’appello contenuto nel “Manifesto per Milano” che introduce il Rapporto sulla città 2009 della Fondazione Ambrosianeum, dedicato alla condizione giovanile. «Proprio in quanto vive il fervore di una stagione di opere, Milano ha bisogno di volare alto, di dare un senso a quanto sta facendo, di simboli. È una necessità assoluta per il domani, pensando alle nuove generazioni», scrive Garzonio.Il Rapporto raccoglie i saggi di Gustavo Pietropolli Charmet, Cristina Pasqualini, Fulvio Scaparro, Nicoletta Pavesi, Maddalena Colombo, Cesare Scurati, Rosangela Lodigiani e Severino Pagani. «Milano, con le sue tante opportunità socializzative, formative, aggregative, per certi versi c’è – scrive Eugenio Zucchetti, curatore del Rapporto e scomparso poco prima che andasse in stampa il volume -. Ma perché l’oggi si estenda verso il futuro, la città è al bivio rispetto alla scelta di assumersi fino in fondo la missione educativa, e far così intravedere alle giovani generazioni la possibilità di costruire insieme la convivenza urbana».Sono 10 i punti del “Manifesto”. Elencano bisogni immateriali: più democrazia e partecipazione, virtù civiche nell’esercizio delle professioni, etica privata e pubblica, libertà, maestri di vita, dare un nome e un volto a chi fa del bene, rieducarsi ai valori umani e cristiani, più bontà, più intelligenza. E, infine, ha bisogno dei poveri: «I poveri ci provocano, ci spronano, ci costringono a non voltarci dall’altra parte – scrive Garzonio -. I poveri ci salvano. Ci affrancano dal bozzolo in cui andiamo avviluppandoci, ci ricordano che l’esistenza quotidiana non assomiglia affatto a un reality show».Il “Manifesto per Milano” ricorda anche alcuni dei maestri che hanno scritto pagine importanti della storia della città: Giuseppe Lazzati, don Carlo Gnocchi, Enzo Biagi, Indro Montanelli, le suore che parteciparono alla Resistenza, il cardinale Carlo Maria Martini. «Un affare di tutti» L’educazione dei giovani è affare di tutti. Famiglia e scuola non vanno lasciate sole. È il messaggio che il Rapporto lancia alle istituzioni cittadine. La famiglia ha cambiato faccia, spesso è più piccola non solo perché ci sono meno figli, ma perché c’è un solo genitore. La scuola deve affrontare nuove sfide, a partire dall’integrazione degli stranieri, con risorse minori. Gli altri (dalla Chiesa al comune, dalla tv ai gestori dei luoghi di divertimento) non possono stare a guardare. «Si profilano emergenze educative che hanno caratteristiche inedite – si legge nel Rapporto -: dalla demotivazione scolastica all’autoreclusione domestica e dipendenza dagli strumenti informatici, dall’uso di nuove droghe e abuso di alcol ai fenomeni di bullismo e violenze di gruppo, ma anche autolesionismo e tentato suicidio».La scuola non riesce più a interessare «anche i ragazzi che non hanno problemi di tipo psicologico, né carenze cognitive o culturali», scrive lo psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Charmet. In aumento anche il numero di adolescenti che passano intere giornate in casa davanti al computer. «Si tratta di ragazzi che appaiono del tutto normali – spiega Charmet -, e che rimangono ricchi di competenze e capaci di socialità non appena le condizioni esterne mutano». E anche chi abusa di droghe e alcol è in apparenza «un ragazzo normale»: «Il ritratto è sovente quello di un adolescente con buone relazioni sociali, che ricorre alle sostanze non per astrarsi dalla realtà o farsi del male – aggiunge lo psichiatra -, ma per aumentare le proprie prestazioni e le proprie capacità, o per gestire con maggiore tranquillità l’impatto con i propri compiti relazionali».Approfondimenti sul Rapporto 2009 su Milano 7 di Avvenire di domenica 5 luglio e sul numero di luglio de Il Segno, in distribuzione nelle parrocchie sempre a partire da domenica 5.