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Il welfare lombardo preoccupa le associazioni

Il Forum del terzo settore: «Le difficoltà per le persone in condizioni di fragilità aumenteranno». Ledha critica sull'articolo che prevede la partecipazione dei parenti dell'assistito ai costi delle prestazioni

5 Giugno 2008

28/02/2008

Perplessità nel mondo del non profit sul disegno di legge sul welfare votato dal Consiglio regionale della Lombardia. «Le difficoltà per le persone in condizioni di fragilità aumenteranno», sostiene il Forum del terzo settore, in un documento approvato dalle 35 organizzazioni aderenti (fra le quali Acli, Arci, Legacoop, Anffas, Auser, Banco Alimentare, Caritas Ambrosiana e Legambiente).

Tre le lacune del disegno di legge secondo il Forum: non vengono chiariti i diritti dei cittadini in difficoltà; non viene valorizzato il territorio; alle organizzazioni non profit è assegnato un ruolo marginale. «Ragioni di coerenza chiedono che una legge destinata ad assumere un ruolo costitutivo del modello di welfare della Lombardia parta innanzitutto dal riconoscimento, tutela ed esercizio dei diritti della persona – scrive il Forum -. Non è inoltre riconosciuta la centralità del territorio e l’applicazione del principio di sussidiarietà».

Infine il ruolo del terzo settore: il disegno di legge prevede forme di consultazione del non profit da parte della Regione e dei Comuni, ma non la partecipazione agli organismi che decidono gli indirizzi generali di politica assistenziale. «La nostra specificità, che ci rende diversi da altri attori pubblici e privati, consiste nella capacità di promuovere socialità e di saper rappresentare i bisogni della persona e delle comunità», si legge nel documento.

Dubbi vengono anche dalla Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha), a cui aderiscono 33 associazioni lombarde. «Ci preoccupa l’articolo 8, in cui si prevede la partecipazione ai costi delle prestazioni anche dei “soggetti civilmente obbligati”, ossia i parenti dell’assistito – sottolinea Giovanni Merlo, direttore della Ledha -. Due sentenze del Tar contro il Comune di Milano hanno stabilito invece il principio che solo la persona assistita concorre alle spese e spetta poi all’amministrazione comunale sostenere il resto dei costi».

Il disegno di legge sui servizi sociali, inoltre, non stabilisce il principio che spetta ai Comuni la presa in carico delle persone in difficoltà. «Non importa che siano poi soggetti privati o pubblici a erogare i servizi di assistenza – sottolinea Giovanni Merlo -. E’ fondamentale che sia invece il Comune, e quindi la collettività, a farsi carico delle persone con disabilità e a garantire che i suoi diritti siano pienamente rispettati. Il disegno di legge è vago su questo punto e rischia di diventare una lacuna».