Sirio 26-29 marzo 2024
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Criminalità

«La mafia entra anche nei servizi sociali»

È la denuncia di Nando dalla Chiesa, mentre l’Agenzia Nazionale per i beni confiscati rende noti gli ultimi dati: in Lombardia sono 251 le aziende sottratte al controllo delle cosche

di Cristina CONTI

1 Dicembre 2015

Sono 251 le aziende confiscate alle mafie in via definitiva in Lombardia, su un totale italiano di 2.292. Pesano l’11% del totale italiano, facendo della nostra la quarta regione nella classifica nazionale, dopo Sicilia (33%), Campania (23) e Calabria (12) e prima di Lazio (8) e Puglia (7). Sono i dati che emergono da un’indagine dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati.

L’obiettivo della confisca e del sequestro dei beni è quello di restituire alla collettività ciò che il crimine le ha sottratto. Un modo per contrastare l’economia illegale e per riutilizzare a fini sociali i beni coinvolti. «Legalità e sicurezza sono alla base di un’economia di imprese sane – commenta Massimo Ferlini, membro della Giunta della Camera di Commercio di Milano -. Conoscere le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno criminale è uno strumento utile per combattere l’illegalità che rappresenta oggi un costo significativo per l’economia e limita la crescita e la competitività delle imprese del nostro territorio».

Paura di denunciare, difficoltà a continuare il lavoro, lentezza burocratica. Queste le difficoltà principali che incontrano le imprese che vogliono dire basta all’illegalità. E la Camera di Commercio mette loro a disposizione lo sportello RiEmergo per sostenerle nel processo di denuncia e affrancamento. «La Lombardia è più in ritardo rispetto ad altre regioni sull’assegnazione dei beni confiscati – spiega Nando dalla Chiesa, sociologo dell’Università di Milano -. E spesso chi riceve un bene di questo tipo non è consapevole dell’origine, mentre dovrebbe farsi carico anche eticamente di azioni di contrasto e di conoscenza della diffusione delle mafie».

Alberghi, ristorazione, attività immobiliari, servizi pubblici e alle imprese, attività finanziarie. In Lombardia l’economia mafiosa è andata a infiltrarsi e a investire in settori che non sono propri della sua tradizione, ma che rappresentano il punto di forza del sistema produttivo settentrionale. Mentre nella tipologia delle aziende confiscate rientrano anche Spa e rami aziendali per mascherare la partecipazione mafiosa in attività apparentemente legali. «Siamo in presenza di una pressione sul sistema dell’accoglienza a livello medio alto – conclude dalla Chiesa -. Le mafie cominciano a entrare anche nei servizi sociali e alla persona».