Sirio 26-29 marzo 2024
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Convegno

I simboli del sacro oggi

Martedì 15 novembre giornata di studi in Università Cattolica sul tema: “Il Vento, lo Spirito, il Fantasma”

7 Novembre 2011

Il titolo è intrigante: “Il Vento, lo Spirito, il Fantasma”. Su questo tema dibatteranno studiosi in un seminario internazionale che si terrà martedì 15 novembre, dalle 9.30 alle 18.30, presso l’Università cattolica, in largo Gemelli 1 a Milano. «Partiamo dal concetto di ierofania secondo la definizione ripresa da Julien Ries che "il sacro non si manifesta mai allo stato puro". Quindi in questo senso il sacro si rivela sempre attraverso un simbolo, appunto le ierofanie», sottolinea Silvano Petrosino, direttore dell’Archivio Ries per l’antropologia simbolica della Cattolica. «Nel nostro seminario prendiamo una delle manifestazioni più importanti della storia dell’umanità, il tema del vento o dello Spirito, che ritroviamo per esempio nella religione del Tibet, negli indiani Navajo o  nella nostra grande tradizione, per cui appunto Dio, dopo che ha fatto l’uomo, soffia lo Spirito».
Il dibattito cercherà di analizzarlo nelle diverse culture: il concetto di Spirito nella cristianità e nell’Islam; il cielo, il vento, lo spirito nelle religioni africane. La relazione introduttiva è affidata Yves Coppens, il massimo antropologo vivente che, pur non essendo credente, afferma che non c’è uomo senza simbolo, cioè che il rinvio ad altro è costitutivo dell’umanità in quanto tale.
Ma il fantasma cosa c’entra? «Questa è la sfida che proponiamo – risponde Petrosino -: se l’uomo è uomo sempre nel rinvio ad altro da sé, questo è presente anche nella società di oggi, soltanto che spesso assume una forma degenerata. In realtà c’è tantissimo religioso in giro, nella pubblicità, nei discorsi, però è nella forma corrotta. Il tema del fantasma sarebbe ciò che va a occupare il posto dello Spirito secondo una forma spiritualistica, new age, in presenza di una grande smaterializzazione della vita (vedi social network)».
Oggi, per il docente della Cattolica, «c’è il rischio di una corruzione e banalizzazione, di una religione non fatta da spiriti, ma da spiritelli, una religione di Halloween». Una sorta di risposta da supermercato a un bisogno di senso: soprattutto in un’epoca nella quale si vive «una crisi delle religioni tradizionali, lo spazio lasciato viene occupato dagli spiritelli. Laddove lo Spirito Santo, ad esempio, non viene più percepito come significativo – o per educazione o per ignoranza – questo spazio viene occupato appunto da fantasmi: yoga, vegetariani, ecologisti, un po’ d’oriente…».
Un atteggiamento che “costa” poco in termini di coinvolgimento personale… «Certo, costa poco – dice Petrosino -. Non c’è nessuna affermazione del divino, dello Spirito, che non si leghi immediatamente col tema della giustizia e della carità. Cioè biblicamente l’affermazione di Dio coincide con la cura dell’orfano, la vedova e lo straniero. Quindi per me la cartina al tornasole di una spiritualità autentica, che può essere anche quella di Navajo o dei monaci buddisti del Tibet, è esattamente l’attenzione al fratello. Quindi penso che ci sia un legame strettissimo tra il Dio innominabile, quindi la trascendenza assoluta e la presa in cura, la carità; sono la stessa cosa. La prova che siamo in presenza non del grande spirito, ma di spiritelli e di fantasmi è che questa dimensione etica manca completamente nelle religioni di adesso, dove c’è una dimensione più di godimento, dello star bene, del divertimento. Halloween è nella forma scherzosa dei bambini, è un Carnevale doppio. Su questo credo che a volte il mondo cattolico ha reagito sbagliando e non ha invece colto qual è il punto: per me è che lì si manifesta un desiderio, un’esigenza che poi trova una risposta inadeguata e banale». (P.N.)