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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
Share

Galbiate

Anche a Lecco condividere si dice Share

In via Ettore Monti 19 ha aperto i battenti il primo second hand store per il sociale nella provincia e il quarto in Lombardia. Abiti usati di qualità, ambienti accoglienti ed eco-chic per finanziare progetti sociali a favore della comunità

13 Settembre 2016

Questa mattina, in via Ettore Monti a Galbiate, è stato inaugurato un negozio Share (Second HAnd REuse). Il locale è parte del progetto Share, costituito da una rete di spazi commerciali accumunati dallo stesso marchio, dalla stessa forte e riconoscibile immagine, ma soprattutto da una coerenza di valori e obiettivi legati a un diverso approccio all’acquisto di beni di consumo, rispettoso dell’ambiente e strumento di solidarietà per le persone in difficoltà.

Collocato in prossimità del ponte Azzone Visconti di Lecco, il nuovo negozio Share, propone a una clientela soprattutto giovane capi di abbigliamento unici, di buona qualità, di seconda mano a un prezzo accessibile e con un alto contenuto sociale. Il tutto in un ambiente accogliente e dalla forte identità. Arredamenti minimal ed eco-chic, con abbondante uso di materiale di recupero, in coerenza con la filosofia del progetto. Pareti verde brillante che richiamano il logo. Il negozio di Galbiate rievoca anche nel design gli altri punti vendita Share, in una superficie complessiva di 130 mq che consente di esporre una grande varietà di articoli.  

La conduzione del negozio, gestito dalla cooperativa Di Mano in Mano Solidale, è affidata a due donne con esperienza nell’ambito sociale, affiancate da persone svantaggiate nell’ambito lavorativo. Come vuole l’approccio Share, i proventi dell’attività economica saranno in parte destinati a progetti sociali realizzati nel territorio.

Con questo ultimo negozio in provincia di Lecco salgono a quattro gli spazi commerciali della catena Share: il primo, aperto a Milano, a febbraio 2014, in viale Padova 36; il secondo, inaugurato a Varese in via Luini 3; il terzo in viale Umbria 52, ancora a Milano.

«Stiamo cercando di capire se l’impatto della crisi ha cambiato anche le abitudini di consumo degli italiani, orientandoli verso gli abiti di seconda mano, un mercato che in altri Paesi europei, soprattutto del Nord, ma anche in Spagna, è già molto sviluppato – ha osservato Carmine Guanci della cooperativa Vesti Solidale e responsabile del progetto. -. Per il momento i risultati ci stanno dando ragione. Ogni negozio che abbiamo aperto vende all’anno 30 mila capi, fa 200 ingressi giornalieri e produce un fatturato di 150 mila euro, un terzo dei quali reinvestito in progetti sociali. Abbiamo dato lavoro a 12 persone svantaggiate e prodotto ricchezza per il territorio».

«Abbiamo cominciato con i guardaroba dei poveri più di vent’anni fa, poi abbiamo affidato la raccolta degli indumenti usati alle cooperative con il sistema dei cassonetti, ora stiamo inaugurando una fase nuova, entrando nell’economia circolare con imprese sociali. Ma restiamo fedeli all’origine perché, come ci ricorda anche papa Francesco con la sua enciclica ecologica, tutto quello che si fa contro lo spreco delle risorse ambientali è un’azione diretta a favore dei poveri», ha spiegato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

«Abbiamo creduto sin dall’inizio a questa iniziativa perché produce lavoro e combatte lo spreco, due temi che consideriamo come priorità», ha dichiarato Enrico Rossi della Fondazione Cariplo.

Secondo le stime la Second Hand Economy vale 19 miliardi di euro, l’1% del Pil e coinvolge il 50% della popolazione sotto i 45 anni. Non solo acquistare articoli di seconda mano non è più un tabù, ma diventa anche una scelta sempre più apprezzata. In controtendenza con il mercato tradizionale, infatti, le previsioni danno ancora margini di crescita.