È più di un semplice vocabolario il Dizionario della comunicazione (editore Carocci, 1302 pagine, 115 euro), curato da monsignor Dario E. Viganò, docente di comunicazione e preside dell’Istituto “Redemptor Hominis” (Università Lateranense). Il volume, moderno e funzionale nella sua architettura interna, è strutturato per approcci, ambiti e focus. Gli approcci (10 in tutto, ndr) definiscono i diversi settori disciplinari: storia, media, economia, semiotica, sociologia, psicologia, educazione, teologia, etica, politica. Gli ambiti, invece, sono saggi di taglio informativo, attraverso i quali vengono presentati, nei loro tratti salienti, argomenti, temi, percorsi e nodi concettuali fondamentali per indagare il mondo della comunicazione a partire dalla prospettiva disciplinare di riferimento. I focus, infine, offrono schede informative che presentano correnti culturali, movimenti di opinione, invenzioni, opere, eventi e fatti di varia natura che arricchiscono e concludono gli ambiti.
Monsignor Viganò è possibile racchiudere il «mondo» della comunicazione in un dizionario?
Intraprendere il lavoro per la pubblicazione di un Dizionario della comunicazione è impresa titanica. L’obiettivo di tale iniziativa editoriale è quello di realizzare un’opera che coniughi l’esattezza scientifica, il rigore metodologico e una marcata tensione all’approfondimento con la chiarezza espositiva, l’esaustività e l’agevolezza di consultazione proprie di un efficace strumento di formazione. Il lavoro, durato quasi due anni, ha coinvolto ben 106 autori, professori provenienti da più di 20 università italiane e straniere, nonché affermati professionisti del mondo della comunicazione. La differente provenienza degli autori contribuisce al disegno di un caleidoscopio di metodiche che arricchiscono l’approccio al mondo della comunicazione.
Il volume è diviso in «approcci», «ambiti» e «focus»: quali le caratteristiche?
L’architettura del Dizionario offre anzitutto l’inquadramento sistematico con i relativi paradigmi teorico-critici e metodologici delle varie discipline che si occupano di comunicazione (sono i differenti approcci). Completezza e concisione sono le caratteristiche dei saggi (ambiti) che presentano diversi temi, percorsi e nodi concettuali. Completano l’opera alcune schede informative di correnti culturali, eventi e movimenti di opinione (focus). A tutto ciò si aggiunge l’indice dei nomi come possibile mappa di orientamento per percorsi decisi dal destinatario.
C’è un filo che lega i 10 “approcci”?
Gli approcci riflettono in qualche modo le tensioni dell’uomo all’universo delle comunicazioni, con le sue opportunità e criticità. Certamente presentano un’autonomia disciplinare, ma anche continui punti di contatto, occasioni di complementarietà. Il crocevia degli approcci è la consapevolezza che nei processi comunicativi oggi la questione è antropologica: basti pensare ai temi della manipolazione e della credibilità, al marketing politico e alla cittadinanza attiva, alle identità multiple e alle ridefinizioni dei concetti pubblico/privato.
Nel dizionario si parla anche di Chiesa e media. Quali i principali cambiamenti e le opportunità emerse dal Concilio Vaticano II all’era del Web 2.0?
Molto è stato fatto in questi anni, anche se spesso solo sotto l’insegna della strumentalità. Dal Vaticano II al Web 2.0 si sono aperte diverse opportunità nel rapporto della Chiesa con i mass media. È evidente che nel Web 2.0 viene promossa la dimensione comunitaria. E questo lo sanno bene le tante diocesi e le tante parrocchie che sono presenti in Rete. Si apre così un nuovo modo di essere comunità e di condividere la propria fede. Le sfide, però, sono altrettanto decisive. Una, soprattutto. La Rete, certo, consente di stare in relazione e di moltiplicare i contatti. Ma allora la sfida per la Chiesa in Rete è quella di trasformare il semplice contatto in forme di vera interazione e partecipazione che possono anche divenire scelte di vita».
Un “ambito” è riservato al Direttorio Comunicazione e missione…
Ritengo che oggi sia il testo di riferimento per la pastorale delle comunicazioni sociali nella Chiesa italiana. Sia nel senso che raccoglie il lavoro di moltissimi anni di impegno anche pionieristico nel mondo dei media, sia perché precisa, soprattutto nel primo capitolo, il profilo antropologico delle sfide comunicative. È più di un semplice vocabolario il Dizionario della comunicazione (editore Carocci, 1302 pagine, 115 euro), curato da monsignor Dario E. Viganò, docente di comunicazione e preside dell’Istituto “Redemptor Hominis” (Università Lateranense). Il volume, moderno e funzionale nella sua architettura interna, è strutturato per approcci, ambiti e focus. Gli approcci (10 in tutto, ndr) definiscono i diversi settori disciplinari: storia, media, economia, semiotica, sociologia, psicologia, educazione, teologia, etica, politica. Gli ambiti, invece, sono saggi di taglio informativo, attraverso i quali vengono presentati, nei loro tratti salienti, argomenti, temi, percorsi e nodi concettuali fondamentali per indagare il mondo della comunicazione a partire dalla prospettiva disciplinare di riferimento. I focus, infine, offrono schede informative che presentano correnti culturali, movimenti di opinione, invenzioni, opere, eventi e fatti di varia natura che arricchiscono e concludono gli ambiti.Monsignor Viganò è possibile racchiudere il «mondo» della comunicazione in un dizionario?Intraprendere il lavoro per la pubblicazione di un Dizionario della comunicazione è impresa titanica. L’obiettivo di tale iniziativa editoriale è quello di realizzare un’opera che coniughi l’esattezza scientifica, il rigore metodologico e una marcata tensione all’approfondimento con la chiarezza espositiva, l’esaustività e l’agevolezza di consultazione proprie di un efficace strumento di formazione. Il lavoro, durato quasi due anni, ha coinvolto ben 106 autori, professori provenienti da più di 20 università italiane e straniere, nonché affermati professionisti del mondo della comunicazione. La differente provenienza degli autori contribuisce al disegno di un caleidoscopio di metodiche che arricchiscono l’approccio al mondo della comunicazione.Il volume è diviso in «approcci», «ambiti» e «focus»: quali le caratteristiche?L’architettura del Dizionario offre anzitutto l’inquadramento sistematico con i relativi paradigmi teorico-critici e metodologici delle varie discipline che si occupano di comunicazione (sono i differenti approcci). Completezza e concisione sono le caratteristiche dei saggi (ambiti) che presentano diversi temi, percorsi e nodi concettuali. Completano l’opera alcune schede informative di correnti culturali, eventi e movimenti di opinione (focus). A tutto ciò si aggiunge l’indice dei nomi come possibile mappa di orientamento per percorsi decisi dal destinatario.C’è un filo che lega i 10 “approcci”?Gli approcci riflettono in qualche modo le tensioni dell’uomo all’universo delle comunicazioni, con le sue opportunità e criticità. Certamente presentano un’autonomia disciplinare, ma anche continui punti di contatto, occasioni di complementarietà. Il crocevia degli approcci è la consapevolezza che nei processi comunicativi oggi la questione è antropologica: basti pensare ai temi della manipolazione e della credibilità, al marketing politico e alla cittadinanza attiva, alle identità multiple e alle ridefinizioni dei concetti pubblico/privato.Nel dizionario si parla anche di Chiesa e media. Quali i principali cambiamenti e le opportunità emerse dal Concilio Vaticano II all’era del Web 2.0?Molto è stato fatto in questi anni, anche se spesso solo sotto l’insegna della strumentalità. Dal Vaticano II al Web 2.0 si sono aperte diverse opportunità nel rapporto della Chiesa con i mass media. È evidente che nel Web 2.0 viene promossa la dimensione comunitaria. E questo lo sanno bene le tante diocesi e le tante parrocchie che sono presenti in Rete. Si apre così un nuovo modo di essere comunità e di condividere la propria fede. Le sfide, però, sono altrettanto decisive. Una, soprattutto. La Rete, certo, consente di stare in relazione e di moltiplicare i contatti. Ma allora la sfida per la Chiesa in Rete è quella di trasformare il semplice contatto in forme di vera interazione e partecipazione che possono anche divenire scelte di vita».Un “ambito” è riservato al Direttorio Comunicazione e missione…Ritengo che oggi sia il testo di riferimento per la pastorale delle comunicazioni sociali nella Chiesa italiana. Sia nel senso che raccoglie il lavoro di moltissimi anni di impegno anche pionieristico nel mondo dei media, sia perché precisa, soprattutto nel primo capitolo, il profilo antropologico delle sfide comunicative.