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Studi

Gli adolescenti italiani preferiscono il web alla tv

Lo dimostrano i risultati di uno studio�svolto dalla Società italiana di pediatria su un campione di 1.300 studenti delle scuole medie tra i 12 e i 14 anni. Oltre il 67% degli interpellati ha dichiarato di avere un profilo sul social network�Facebook

di Marco DERIU Redazione

3 Dicembre 2010

Secondo alcuni studiosi era nell’aria e certamente i produttori di contenuti per il web lo auspicavano. Adesso è ufficialmente avvenuto: Internet è il mezzo di comunicazione che gli adolescenti italiani prediligono, a scapito della televisione che finora era stata in cima alle loro preferenze. Lo certifica l’edizione 2010 dell’indagine “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, svolta dalla Società italiana di pediatria a livello nazionale su un campione di 1.300 studenti delle scuole medie di età compresa fra i 12 e i 14 anni, i cui risultati sono stati presentati giovedì 2 dicembre a Salsomaggiore, nel corso del convegno “La società degli adolescenti”.
I dati parlano chiaro: i ragazzi che restano per oltre 3 ore al giorno connessi al mondo web superano quelli che passano più di tre ore al giorno davanti al televisore acceso (rispettivamente il 17,2% contro il 15,3%). Lo scorso anno, la percentuale dei “teledipendenti” era pari al 22%, per cui la perdita di appeal del piccolo schermo è un dato di tutta evidenza.
A fronte di questa emorragia di ascolti in termini quantitativi, che in sé potrebbe avere una connotazione non negativa, emergono però alcuni elementi da approfondire sulla qualità del consumo televisivo: più della metà degli intervistati ha un televisore in camera da letto, circa uno su due guarda i programmi televisivi prima di dormire e resta elevatissima la pessima abitudine di guardare la tv durante i pasti, dichiarata dall’86% degli intervistati.
Quest’ultimo dato fa supporre che gli abituali momenti di ritrovo familiare in occasione del pranzo e, soprattutto, della cena non siano vissuti in tutta la loro potenziale ricchezza relazionale all’insegna del dialogo, ma vedano i membri della famiglia – genitori compresi – dirottare la loro attenzione sul televisore invece che sulle persone con cui si trovano insieme.
Se la televisione sembra progressivamente spogliarsi del ruolo di grande mamma e di baby-sitter sempre disponibile che per lungo tempo l’ha caratterizzata, la crescita progressiva dell’utilizzo della Rete qualifica Internet come una sorta di surrogato affettivo e relazionale. In questa direzione si può leggere l’affermazione di Facebook come protagonista indiscusso nelle preferenze degli adolescenti: oltre il 67% degli interpellati ha un profilo su questo social network e il dato fa registrare un incremento del 35% rispetto all’anno scorso. Sono invece calati l’utilizzo di messenger e la creazione di blog personali, che risente evidentemente della moda del momento facendo registrare un drastico calo dal 41,2% al 17%.
Cos’altro fanno in Internet gli adolescenti italiani, oltre a condividere informazioni e profili personali tramite Facebook? Utilizzano YouTube per vedere o diffondere filmati e chattano – ovvero “chiacchierano” per via elettronica – negli appositi siti. Non manca chi usa la Rete anche per cercare informazioni utili allo studio (67,5%), ma si tratta di una percentuale inferiore a quanti la utilizzano per scaricare e condividere musica, filmati e fotografie.
L’incremento di confidenza con il vastissimo mondo della Rete può assumere una connotazione positiva se viene letto nell’ottica di una maggiore potenzialità e di un migliore sfruttamento delle potenzialità del Web da parte di giovani utenti sempre più esperti. Apre, però, una serie di interrogativi laddove trova conferma l’ipotesi sociologica che sempre più adolescenti preferiscano incontrare i loro pari età attraverso il web invece che secondo le tradizionali modalità dell’interazione faccia a faccia. Se Internet aiuta a conservare e rinsaldare i legami, ben venga; se diventa un surrogato, meglio intervenire per non lasciare che prenda troppo la mano ai nostri ragazzi.
Secondo alcuni studiosi era nell’aria e certamente i produttori di contenuti per il web lo auspicavano. Adesso è ufficialmente avvenuto: Internet è il mezzo di comunicazione che gli adolescenti italiani prediligono, a scapito della televisione che finora era stata in cima alle loro preferenze. Lo certifica l’edizione 2010 dell’indagine “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, svolta dalla Società italiana di pediatria a livello nazionale su un campione di 1.300 studenti delle scuole medie di età compresa fra i 12 e i 14 anni, i cui risultati sono stati presentati giovedì 2 dicembre a Salsomaggiore, nel corso del convegno “La società degli adolescenti”.I dati parlano chiaro: i ragazzi che restano per oltre 3 ore al giorno connessi al mondo web superano quelli che passano più di tre ore al giorno davanti al televisore acceso (rispettivamente il 17,2% contro il 15,3%). Lo scorso anno, la percentuale dei “teledipendenti” era pari al 22%, per cui la perdita di appeal del piccolo schermo è un dato di tutta evidenza.A fronte di questa emorragia di ascolti in termini quantitativi, che in sé potrebbe avere una connotazione non negativa, emergono però alcuni elementi da approfondire sulla qualità del consumo televisivo: più della metà degli intervistati ha un televisore in camera da letto, circa uno su due guarda i programmi televisivi prima di dormire e resta elevatissima la pessima abitudine di guardare la tv durante i pasti, dichiarata dall’86% degli intervistati.Quest’ultimo dato fa supporre che gli abituali momenti di ritrovo familiare in occasione del pranzo e, soprattutto, della cena non siano vissuti in tutta la loro potenziale ricchezza relazionale all’insegna del dialogo, ma vedano i membri della famiglia – genitori compresi – dirottare la loro attenzione sul televisore invece che sulle persone con cui si trovano insieme.Se la televisione sembra progressivamente spogliarsi del ruolo di grande mamma e di baby-sitter sempre disponibile che per lungo tempo l’ha caratterizzata, la crescita progressiva dell’utilizzo della Rete qualifica Internet come una sorta di surrogato affettivo e relazionale. In questa direzione si può leggere l’affermazione di Facebook come protagonista indiscusso nelle preferenze degli adolescenti: oltre il 67% degli interpellati ha un profilo su questo social network e il dato fa registrare un incremento del 35% rispetto all’anno scorso. Sono invece calati l’utilizzo di messenger e la creazione di blog personali, che risente evidentemente della moda del momento facendo registrare un drastico calo dal 41,2% al 17%.Cos’altro fanno in Internet gli adolescenti italiani, oltre a condividere informazioni e profili personali tramite Facebook? Utilizzano YouTube per vedere o diffondere filmati e chattano – ovvero “chiacchierano” per via elettronica – negli appositi siti. Non manca chi usa la Rete anche per cercare informazioni utili allo studio (67,5%), ma si tratta di una percentuale inferiore a quanti la utilizzano per scaricare e condividere musica, filmati e fotografie.L’incremento di confidenza con il vastissimo mondo della Rete può assumere una connotazione positiva se viene letto nell’ottica di una maggiore potenzialità e di un migliore sfruttamento delle potenzialità del Web da parte di giovani utenti sempre più esperti. Apre, però, una serie di interrogativi laddove trova conferma l’ipotesi sociologica che sempre più adolescenti preferiscano incontrare i loro pari età attraverso il web invece che secondo le tradizionali modalità dell’interazione faccia a faccia. Se Internet aiuta a conservare e rinsaldare i legami, ben venga; se diventa un surrogato, meglio intervenire per non lasciare che prenda troppo la mano ai nostri ragazzi.