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Comunicazione

Volano i social network, la crisi penalizza i quotidiani

«Nella società digitale i nuovi media non sostituiscono i vecchi, anzi creano nuovi stimoli al loro impiego»: lo afferma l'ottavo Rapporto curato da Censis e Ucsi

20 Novembre 2009

Tra il 2001 e il 2009 l’evoluzione dei consumi mediatici, vede «in crescita la diffusione di tutti i mezzi di comunicazione. Aumentano gli utenti di Internet (+6,9%) e dei telefoni cellulari (+12,2%), ma anche la radio, che ormai si può ascoltare anche dal lettore mp3, dal telefonino e dal web, fa un grande balzo in avanti (+12,4%), così come crescono, anche se di poco, i lettori di libri (+2,5%) e di giornali (+,6%), e la stessa televisione raggiunge praticamente la quasi totalità degli italiani (+2%). Gli utenti della tv arrivano a quota 97,8% della popolazione, il cellulare sale all’85%, la radio all’81,2% (in particolare, l’ascolto della radio dal lettore mp3 è tipico del 46,7% dei giovani tra 14 e 29 anni), i giornali al 64,2%, i libri al 56,5%, Internet al 47%. La diffusione dei nuovi media non ha penalizzato quelli già esistenti: nella società digitale i nuovi mezzi di comunicazione non sostituiscono i vecchi, anzi, affiancandosi ad essi, creano nuovi stimoli al loro impiego secondo la logica della moltiplicazione e integrazione». Questi alcuni dei principali dati contenuti nell’ottavo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, presentato ieri a Roma da Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, presidente e direttore Generale del Censis.
«La crisi che stiamo attraversando- si legge nel rapporto- che è anche la prima grande crisi conosciuta dalla societa’ digitale, ha accelerato il processo di trasformazione del sistema dei media già in atto, sospinto dalle innovazioni tecnologiche, determinando con notevole rapidità un riposizionamento dei diversi mezzi. Si rileva l’espansione dei media gratuiti e la sostanziale battuta d’arresto di quelli a pagamento (a eccezione della Tv digitale). Mentre l’uso complessivo del telefono cellulare rimane pressoché stabile tra il 2007 e il 2009 (con un leggero calo dall’86,4% all’85% della popolazione), a crescere notevolmente è stato l’uso del cellulare nelle sue funzioni di base (dal 48,3% al 70%), mentre quelle più sofisticate, e costose, sono diminuite: l’uso dello smartphone è sceso dal 30,1% al 14,3%, il videofonino dall’8% allo 0,8%. Questi dati non verificano il possesso dell’apparecchio, bensì ne misurano l’uso effettivo». Tra il 2001 e il 2009 l’evoluzione dei consumi mediatici, vede «in crescita la diffusione di tutti i mezzi di comunicazione. Aumentano gli utenti di Internet (+6,9%) e dei telefoni cellulari (+12,2%), ma anche la radio, che ormai si può ascoltare anche dal lettore mp3, dal telefonino e dal web, fa un grande balzo in avanti (+12,4%), così come crescono, anche se di poco, i lettori di libri (+2,5%) e di giornali (+,6%), e la stessa televisione raggiunge praticamente la quasi totalità degli italiani (+2%). Gli utenti della tv arrivano a quota 97,8% della popolazione, il cellulare sale all’85%, la radio all’81,2% (in particolare, l’ascolto della radio dal lettore mp3 è tipico del 46,7% dei giovani tra 14 e 29 anni), i giornali al 64,2%, i libri al 56,5%, Internet al 47%. La diffusione dei nuovi media non ha penalizzato quelli già esistenti: nella società digitale i nuovi mezzi di comunicazione non sostituiscono i vecchi, anzi, affiancandosi ad essi, creano nuovi stimoli al loro impiego secondo la logica della moltiplicazione e integrazione». Questi alcuni dei principali dati contenuti nell’ottavo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, presentato ieri a Roma da Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, presidente e direttore Generale del Censis.«La crisi che stiamo attraversando- si legge nel rapporto- che è anche la prima grande crisi conosciuta dalla societa’ digitale, ha accelerato il processo di trasformazione del sistema dei media già in atto, sospinto dalle innovazioni tecnologiche, determinando con notevole rapidità un riposizionamento dei diversi mezzi. Si rileva l’espansione dei media gratuiti e la sostanziale battuta d’arresto di quelli a pagamento (a eccezione della Tv digitale). Mentre l’uso complessivo del telefono cellulare rimane pressoché stabile tra il 2007 e il 2009 (con un leggero calo dall’86,4% all’85% della popolazione), a crescere notevolmente è stato l’uso del cellulare nelle sue funzioni di base (dal 48,3% al 70%), mentre quelle più sofisticate, e costose, sono diminuite: l’uso dello smartphone è sceso dal 30,1% al 14,3%, il videofonino dall’8% allo 0,8%. Questi dati non verificano il possesso dell’apparecchio, bensì ne misurano l’uso effettivo». Tv, carta stampata e Internet Il rapporto Censis spiega che «le nuove forme di televisione sono entrate a far parte delle abitudini degli italiani. Negli ultimi due anni, tra il 2007 e il 2009, l’utenza della Tv satellitare passa dal 27,3% al 35,4% della popolazione e il digitale terrestre raddoppia il suo pubblico (dal 13,4% al 28%), benché lo switch over del segnale analogico abbia interessato finora solo alcune zone del territorio nazionale. La Tv via Internet triplica la sua utenza, passando dal 4,6% al 15,2%, e la mobile Tv interessa già l’1,7% della popolazione. In tempi di crisi, dovendo fare delle scelte, gli italiani si sono orientati verso l’investimento nei media che forniscono più servizi, di diverso genere e cumulabili tra i membri della famiglia, come i pacchetti delle pay Tv».Un dato negativo viene dalla rinuncia alla carta stampata. Negli ultimi due anni, infatti, dice il Censis «la lettura dei quotidiani a pagamento passa dal 67% al 54,8%, invertendo la tendenza leggermente positiva che si era registrata negli anni immediatamente precedenti al 2007. Questo è il dato dell’utenza complessiva, cioè chi legge un quotidiano almeno una volta la settimana. L’utenza abituale, cioè chi lo legge almeno tre volte la settimana, passa dal 51,1% del 2007 al 34,5% del 2009. Se prima della crisi la metà degli italiani aveva un contatto stabile con i quotidiani, adesso questa porzione si è ridotta a un terzo».Sul capitolo Internet, invece, il dato è che si va verso la saturazione dell’utenza. «L’impiego di Internet tra gli italiani è passato dal 45,3% del 2007 al 47% della popolazione nel 2009. Quando ormai il web è diventato familiare per l’80,7% dei giovani e il 67,2% delle persone più istruite, il dato complessivo potrà aumentare solo di poco nel breve periodo. Per quanto riguarda i quotidiani on line, si registra una flessione dell’utenza (dal 21,1% al 17,7%) che non è certo riconducibile a motivi economici, bensì all’evoluzione degli impieghi della rete: si pensi ai portali che pubblicano anche notizie di cronaca e di costume, a link e finestre informative aperte nei blog e nei social network abitualmente frequentati, ai motori di ricerca e agli aggregatori che rintracciano automaticamente le notizie in rete».