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Giovani e media, disincantati e critici

"Medializzati" e capaci di passare da un mezzo all'altro senza difficoltà, con il cellulare a farla da padrone in tasca a ben il 97,2% degli intervistati e con il numero di utenti internet in crescita, dal 61% del 2003 all'83% del 2007. E' quanto emerge dall'indagine sulle relazioni tra giovani e media realizzata per il 7° Rapporto sulla comunicazione Censis-Ucsi, "L'evoluzione delle diete mediatiche giovanili in Italia e in Europa", presentato nei giorni scorsi.

12 Giugno 2008

13/06/2008

I giovani tendono al “nomadismo mediatico”, capaci cioè di passare da un media ad un altro con un certo disincanto, ma sono anche fortemente critici, come evidenziato nel suo intervento dal presidente emerito dell’Ucsi, Unione cattolica stampa italiana , Emilio Rossi, di quella «volgarità in tv, con diffusione tanto più significativa perché trasversale, colti e meno colti” e della “non adeguata tutela dei ragazzi nella programmazione». L’indagine è il risultato di circa 5.000 interviste condotte nell’ottobre 2007 su giovani di età compresa tra 14 e 29 anni. Di queste 919 sono a giovani italiani e 800 per gli altri Paesi, ovvero, Spagna, Germania, Francia, Gran Bretagna.

Tornano i libri.
Ciò che stupisce nell’indagine non è tanto che il cellulare sia usato praticamente da tutti i giovani quanto constatare che il 74,1% di essi legge almeno un libro all’anno (esclusi ovviamente i testi scolastici) e il 62,1% più di tre libri. Il 77,7% dei giovani legge un quotidiano (a pagamento o free press) una o due volte alla settimana (il 59,9% nel 2003), mentre il 57,8% legge almeno tre giornali alla settimana. I periodici hanno un’utenza complessiva pari al 50% dei giovani (era il 44% nel 2003). E la flessione che si registra nell’uso della tv tradizionale (dal 94,9% all’87,9%) è ampiamente compensata dall’incremento conosciuto in questi anni dalla tv satellitare (dal 25,2% al 36,9% dei giovani). Sulla tv tradizionale pesa anche una valutazione negativa della qualità dei canali : «Il 68,3% dei giovani italiani li definisce talvolta troppo volgari e di cattivo gusto e il 62,6 poco attenti alle questioni veramente importanti».

Differenze di genere.
Se le differenze di genere si sono ridotte, ma non annullate – le donne ascoltano di più la radio (il 90,3% contro l’83,1% dei maschi) e leggono di più i periodici (il 55,2% contro il 45,3%), gli uomini invece leggono di più i quotidiani (l’80,4% contro il 74,6% delle ragazze) e guardano di più la tv satellitare (il 39,9% contro il 33,6%) – più marcate sono invece le differenze legate alle fasce d’età. I giovanissimi, tra i 14 e i 18 anni, sono i maggiori consumatori di media, ma con due eccezioni: quotidiani e radio. Se il dato relativo all’ascolto della radio riferito a tutti i giovani è in aumento (gli utenti complessivi sono passati dall’82,8% all’86,5%), nella fascia 14-18 anni è in calo al 78,9%. A determinarlo il mutamento del linguaggio radiofonico : oggi un adolescente ha a disposizione pod-cast e download di mp3 dalla rete, telefonini e lettori usati anche come radio, playlist scambiate nei blog.

Nomadi dei media.
Secondo il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, «da questa indagine emerge che il sistema mediale non è in crisi, ma in espansione, certamente dal punto di vista dell’uso e non da quello della qualità, grazie all’ingresso prepotente dei giovani nel sistema stesso. Gli utenti, in particolare quelli giovani, più vivaci e dinamici si stanno appropriando dei diversi mezzi di comunicazione. Siamo davanti, cioè, ad un esempio della tendenza al nomadismo dei giovani nel mondo digitale, dove si passa da un mezzo all’altro senza badare troppo alla sua natura . È aumentato il numero dei media ed i consumi dei giovani sono articolati, prevedono il contatto non solo con i nuovi media, internet e cellulari, ma anche con i più antichi, libri e quotidiani, senza attribuire importanza decisiva a nessuno di essi. Ciò che manca è una vera prospettiva gerarchica tra i media».

Permangono ancora, all’interno del sistema media del Paese, «alcune criticità che vivono nella penombra del discorso pubblico» e mai del tutto affrontate. Ad elencarle è stato il direttore di Desk, la rivista trimestrale dell’Ucsi, Paolo Scandaletti: tra queste «il pluralismo televisivo, il giornalismo di inchiesta quasi del tutto scomparso dalle testate giornalistiche, la qualità delle fonti primarie di informazione. I giovani – ha detto – vogliono un sapere libero, per questo serve un sistema media compiuto e trasparente».

a cura di Daniele Rocchi