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Ambiente

L’uomo e la montagna

A Trento il 9° Forum Greenaccord con Fisc e Ucsi: anche un premio al Sir

a cura di Francesco ROSSI Inviato Sir a Trento

18 Giugno 2012

La montagna come paradigma della spiritualità, ma pure come ecosistema da custodire e da “comunicare” correttamente, evitando – per esempio – l’immagine di montagna killer. Nell’orizzonte delle Alpi che circondano Trento si è tenuto dal 14 al 17 giugno il 9° Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato, organizzato da Greenaccord insieme all’Arcidiocesi e alla Provincia autonoma di Trento, con la collaborazione dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) e della Federazione dei settimanali cattolici (Fisc).

“Salì sul monte. Mons sanus pro corpore sano” il titolo di questa edizione, che si è posta lo scopo, ha dichiarato in apertura il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio, di «sensibilizzare gli organi d’informazione, e attraverso loro l’opinione pubblica, sui temi della salvaguardia del territorio montano». Portando ai presenti il saluto della Fisc, il presidente Francesco Zanotti ha invitato ad avere «più fiducia nel futuro»: così, ha precisato, «tuteleremo meglio anche il patrimonio ambientale, ricordando che la prima ecologia è per l’uomo». Al Sir è stato assegnato il premio «per la puntuale e qualificata informazione sui temi relativi alla tutela delle risorse naturali e che risponde efficacemente all’invio formulato da Benedetto XVI affinché “la Chiesa mostri anche in pubblico la responsabilità verso il Creato”».

Consapevole attenzione

Suscitare una «consapevole attenzione ai problemi ambientali favorendo una comunicazione attenta agli aspetti etici» è l’invito che Benedetto XVI ha rivolto in un telegramma. «Gesù stesso – ha ricordato l’arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, celebrando l’eucaristia a Cavalese – ci presenta il creato come un libro da cui apprendere, tanto che dal regno vegetale egli deduce gli insegnamenti morali sul regno di Dio. Questo vale certamente anche per noi: è una saggezza umana, che insegna l’esistenza di leggi che non abbiamo introdotto noi nella natura, ma da questa ci vengono». L’Arcivescovo ha quindi richiamato i comunicatori a «porre in luce anche la bellezza della natura, che riserva tesori mai sufficientemente noti», mentre «obbligo morale e giuridico di tutti resta quello di preservarla per le future generazioni».

Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord, tracciando un bilancio dei lavori alla vigilia del summit “Rio+20” ha auspicato che «i governanti del mondo si affrettino a cambiare strada» e «la politica torni a mettere al centro della sua azione l’uomo». «La montagna – ha richiamato Masullo – ci insegna che oltre la vetta non si può salire, ma se non ci si ferma per tempo si può solo precipitare. La crescita del consumo di natura ha da tempo superato la vetta e ormai, consumando ogni anno oltre il 20% in più delle risorse che la Terra riesce a riprodurre, ci stiamo pericolosamente sporgendo sul precipizio».

Sostenibilità economica e ambientale

Gli ecosistemi della montagna «sono legati alla presenza dell’uomo, che nel mondo tradizionale ha trovato equilibri fondamentali con la natura», ha rimarcato, tra i relatori, Paolo Castelnovi, docente al Politecnico di Torino, parlando della «cura della montagna» come di «un tesoro che si accumula generazione dopo generazione». Per questo l’abbandono dei territori di montagna è «un disastro» anche per l’ambiente ed è «fondamentale ristabilire condizioni economiche» che rendano sostenibile vivere in questi luoghi.

«No a vie ipernaturalistiche, né a un uso speculativo e strumentale del territorio», è il richiamo di Annibale Salsa, presidente del Comitato scientifico dell’Accademia della montagna, che ha esortato a uscire «da una rappresentazione retorica». C’è bisogno di un’attenzione, talora anche sovranazionale, come nel caso della “Convenzione delle Alpi”, di cui ha parlato la segretaria permanente, Marcella Morandini, vedendo nel territorio alpino un «patrimonio collettivo che va al di là dei confini nazionali». L’attenzione passa pure da «una fotografia aggiornata e aggiornabile dei ghiacciai», ha annotato Carlo Baroni dell’Università di Pisa, chiedendo un «catasto aggiornato» dei ghiacciai, «in grado di verificarne l’evoluzione anno dopo anno».

Patrimonio da custodire

Parlando in una tavola rotonda, il sabato mattina, della “montagna di carta”, ovvero di come questa finisce su giornali, don Vittorio Cristelli, giornalista e per anni direttore di Vita Trentina, ha ricordato come le Dolomiti siano «un dato culturale da comunicare», «un complesso di conoscenze, valori, visioni di vita». Sono le «nostre montagne», ma ciò «non significa che siano di nostra proprietà, da usare a piacimento, fino a distruggerle se ci fa comodo».

I monti «non sono un capriccio, ma una parte strutturale del creato e della vita», ha rimarcato lo storico Franco De Battaglia vedendo nella montagna il luogo dove si vive una spiritualità «a contatto con il creato». Don Cristelli ha evidenziato come vada «salvata e promossa» quella «facilità e tipicità dei rapporti umani in simbiosi con la natura» che si vivono in alta quota. È un richiamo ai valori e alla spiritualità della montagna, e se oggi «quasi tutte le cime delle Dolomiti terminano con la croce», non possono essere accolte le pretese di chi vorrebbe togliere quelle croci per “rispettare” i non credenti. Anzi, ha precisato, «quelle croci sono tipiche del paesaggio dolomitico» e «se le Dolomiti sono patrimonio dell’umanità, così lo è pure la croce».

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