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Vivere da cristiani sul LAVORO CONTAGIARE I COLLEGHI CON L’ENTUSIASMO DELLA FEDE

9 Settembre 2005

Testimonianza di Lorenzo Cantù

Oggi, vivere da cristiani nel modo del lavoro impegna a fare discernimento del tempo presente per conoscere i cambiamenti tecnici e strutturali che hanno trasformato profondamente gli ambienti di lavoro.

La dimensione del lavoro umano aveva mura precise, della grande impresa e dell’ente pubblico, entro le quali era esercitato. Oggi, con le nuove forme di lavoro, si è dilatato nelle medie, piccole e piccolissime aziende, diffuse e spalmate sul territorio. Prima, per la maggior parte, il lavoro si svolgeva in forma collettiva, nello stesso posto fisso, mentre oggi, per molti, il lavoro a tempo pieno e indeterminato è la somma di lavori normali, interinali atipici, flessibili.

Il progresso tecnico ha certamente creato prospettive nuove di occupazione, ma anche inciso sulla qualità dei rapporti e lo stile di vita delle stesse persone nei luoghi di lavoro. Infatti, le nuove forme di organizzazione del lavoro, rendono più difficile lo sviluppo delle relazioni tra persone e, spesso, nascono diffidenze che rendono difficile e più faticosa la ricerca del significato stesso da dare al proprio lavoro.

Eppure gli ambienti di lavoro sono la realtà dove si trascorre la parte prevalente della vita attiva, sono i contesti in cui il Signore chiede ai fedeli laici di vivere in coerenza la propria vocazione battesimale. Questi ambiti di vita quotidiana, non possono perciò essere messi tra parentesi nei tempi di vita dell’adulto credente. Non c’è nessun ambiente di vita in cui non sia chiesto ai credenti di essere sale e luce del mondo, testimoni del risorto.

Gli ambienti di lavoro non sono dunque un fatto occasionale, ma spazio umano che dà la possibilità concreta di vivere come persone in relazione con altri, con coloro che il Signore chiede di scegliere come compagni di strada da accogliere, da rispettare e da valorizzare.

Tuttavia, i luoghi di lavoro, lo sanno tutti quelli che li hanno sperimentati, sono realtà molto esigenti, poiché si è chiamati a vivere la fede e a testimoniarla con coerenza. Una coerenza che talora viene messa a dura prova, che incontra difficoltà, poiché si sviluppa in situazioni di continua tensione, in un clima di timore, dove ognuno, nel proprio ambito, prova a difendersi in competizione con gli altri.

Di qui, a volte, la tentazione di pensare il mondo del lavoro come un luogo neutro, senza possibilità di speranza, in cui la tolleranza diventa evasione, disimpegno, chiusura nel privato fino al rischio di perdere la propria identità.

La testimonianza nel mondo del lavoro non significa mettere in atto una serie di iniziative verso le persone che si incontrano sul lavoro, ma è, prima di tutto, la qualità cristiana della nostra vita, il ritrovato entusiasmo di sentirsi credenti. Questo è il compito precipuo dei fedeli laici, cioè di essere, negli spazi più immediati e quotidiani, concreta testimonianza dell’impegno per fare crescere la qualità umana.

Si tratta, allora, di una scelta che, pur alla luce delle nuove situazioni, rivela ancora la verità di fondo: che non è possibile alcuna passione missionaria senza la capacità di uscire da se stessi per andare incontro agli uomini e alle donne, là dove essi vivono, lavorano, s’incontrano, si relazionano.