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Vescovi lombardi, Nota sulla cremazione

I presuli firmano un compendio di indicazioni liturgiche e pastorali, dalla «preferenza» della Chiesa per la sepoltura all'approfondimento della conservazione delle ceneri in luoghi diversi dal cimitero e della loro dispersione

29 Ottobre 2025

In conformità con la visione cristiana che «desidera custodire la dignità e il valore di ogni persona e di ogni momento della sua vita, anche nella morte» – come scrive l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nella presentazione -, i Vescovi lombardi hanno recentemente pubblicato la Nota Credo la risurrezione della carne e la vita eterna, contenente «indicazioni liturgiche e pastorali circa le prassi post cremazione», rivolta alle comunità cristiane, ai pastori e ai ministri. La finalità, come precisa lo stesso Arcivescovo, è indicare «l’esigenza che le ceneri dei defunti siano custodite in un luogo adatto alla memoria e alla preghiera comunitaria», contrastando «la tendenza a ridurre il valore di tutto a “quanto costa”», che «offende la dignità dei resti mortali».

Alla luce del magistero ecclesiale, la Nota – animata dalla «sfida evangelizzatrice dell’esperienza umana del morire» – desidera precisare come comportarsi «nei casi in cui venga avanzata la richiesta di disperdere le ceneri del defunto, di frazionarle o di conservarle in un luogo diverso rispetto al cimitero», come specifica l’introduzione.

Il documento prende le mosse dalla «preferenza» che la tradizione cristiana ha sempre espresso per la sepoltura, per il suo riferimento a Gesù Cristo, morto e sepolto, e alla dignità del corpo, «divenuto con il battesimo tempio dello Spirito Santo». Secondo questa premessa, «la prassi dell’inumazione meglio esprime la fede della Chiesa», dato che «scelte diverse potrebbero indurre all’idea di un annientamento totale dell’uomo».

La Nota ripercorre poi gli insegnamenti del magistero e le indicazioni liturgiche. Già l’Istruzione Piam et constantem (1963) concedeva le esequie ecclesiastiche a quanti decidevano di farsi cremare «per motivi non contrari alla fede» (quindi «per ragioni igieniche, economiche o di altro genere»). Impostazione ribadita sia nell’Appendice alla seconda edizione del Rito delle esequie (2012) sia nell’Istruzione Ad resurgendum cum Christo. Si ricordano poi nel dettaglio le indicazioni liturgiche del Rituale nel caso di cremazione.

In seguito il documento approfondisce l’aspetto della «conservazione delle ceneri in luoghi diversi rispetto al cimitero e la loro dispersione», fattispecie oggetto di «non poche domande e perplessità» nel Rituale del 2012. Anche se la già citata Istruzione nega le esequie «solo «nel caso in cui il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana».

In questa ottica il cimitero è luogo «di culto e di pellegrinaggio, espressione positiva della memoria e del riconoscimento della dignità personale dei defunti, di annuncio della speranza cristiana nella risurrezione», nonché «luogo privilegiato per custodire la dimensione “sociale” della memoria dei defunti»; in questo senso, «la privatizzazione della sepoltura con la custodia in casa delle ceneri e, ancor peggio, la loro dispersione, priva la comunità del valore della memoria». Mentre «la possibilità di riservare spazi appositi per la deposizione delle urne cinerarie» costituisce una «proposta percorribile rispetto alla conservazione delle ceneri in casa».

Riguardo le esequie «nel caso in cui le ceneri vengano conservate in casa o disperse», si raccomanda ai pastori «di non compiere azioni liturgiche nell’abitazione privata in cui verranno conservate le ceneri e nemmeno nei luoghi in cui le ceneri verranno disperse» e di ricordare ai fedeli «le ragioni per le quali la Chiesa non ritiene appropriata né la dispersione delle ceneri né la conservazione di esse (o di una parte di esse) nelle abitazioni private», con la sola eccezione «di circostanze gravi ed eccezionali», autorizzate dall’Ordinario.