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Verso le elezioni politiche del 9 e 10 aprile I VALORI IN GIOCO

5 Giugno 2008

Mentre la campagna elettorale per il rinnovo delle Camere sta entrando nel vivo, anche in ambito cattolico la riflessione in vista della nuova legislatura si va approfondendo. Ecco spunti di riflessione da parte di alcune aggregazioni laicali di ispirazione cristiana.

PER UN MODELLO FIDUCIARIO DELLE ISTITUZIONI. Il Centro italiano femminile (Cif) parla di «momento difficile» e di «populismo» imperante in questa campagna elettorale.

«La crescita zero connota la crisi che viene da lontano e parla di un conflitto sociale latente», dice la presidenza nazionale. «La politica deve partire dalla diffusa e trasversale sensibilità etica per coinvolgere tutte le forze vive del Paese».

I punti salienti di un’attenzione concreta alla vita della gente dovrebbero essere, secondo il Cif, «difesa della vita nascente», «sostegno alla maternità», «equità e giustizia sociale», «diritto al lavoro», «reddito minimo di inserimento», «creazione di un fondo per non-autosufficienti che garantisca un pacchetto base di servizi e interventi sociali in tutto il Paese», «fisco che recuperi l’aspetto etico della contribuzione».

Guardando a un aspetto che coinvolge in particolare la dimensione femminile, il Cif sottolinea che «anche l’astensionismo, che dall’ultima indagine Istat sembra colorarsi di rosa, esprime la disaffezione per una dimensione della politica lontana dagli interessi dei cittadini e, poiché le donne sono le antenne della società, narra di un deficit di quella passione civile che, fin dall’inizio, ha invece caratterizzato la richiesta della piena cittadinanza al femminile».

«La richiesta che avanziamo a chiunque governerà il Paese per i prossimi cinque anni», conclude la dichiarazione, «èla costruzione di un modello fiduciario delle istituzioni che riscopra il sentimento di appartenenza ad una società e ad uno Stato grazie a una condivisa passione civile».

NON LASCIARE LA POLITICA AGLI INCOMPETENTI. «La politica è anzitutto arte. Il che significa che chi la pratica deve essere un artista. Un uomo di genio. Una persona di fantasia. Disposta sempre meno alle costrizioni della logica di partito e sempre più all’invenzione creativa che gli viene richiesta dalla irripetibilità della persona. Arte cioè programma, progetto, apprendimento, tirocinio, studio. È un delitto lasciare la politica agli avventurieri. È un sacrilegio relegarla nelle mani di incompetenti che non studiano le leggi, che non vanno in fondo ai problemi, che snobbano le fatiche metodologiche della ricerca e magari pensano di salvarsi con il buon cuore senza adoperare il buon cervello. È un tradimento pensare che l’istinto possa supplire la tecnica e che il carisma possa soppiantare le regole interne di un mestiere complesso».

Con queste parole nel 1985, mons. Tonino Bello, vescovo presidente di Pax Cristi, si rivolgeva a politici ed elettori. «Oggi», scrive Amedeo Piva dell’associazione Amici per la città, «le rileggiamo insieme, candidati ed elettori. Il percorso vorrebbe andare nella linea indicata da don Tonino. Le prossime elezioni sono un altro momento importante di questa sfida».

LE COLF CITTADINE DIVERSE? «Da una vita attendiamo! I programmi elettorali dei due schieramenti proclamano aiuti per le famiglie; nella famiglia, oggi, un posto importante occupa la collaborazione familiare, soprattutto dove vi sono anziani, per questi collaboratori torniamo a richiedere la parità di diritti tra lavoratori nei confronti di una palese discriminazione: l’esclusione dei collaboratori familiari dall’indennità di malattia». Lo dice la presidenza nazionale dell’ Api-Colf (associazione di promozione e tutela del lavoro domestico e di cura, con oltre 10 mila iscritte).

Richiamando gli articoli 3 e 38 della Carta Costituzionale (tutti i cittadini sono uguali innanzi alle leggi) l’Api-Colf si chiede: «Dove sono i fautori di questa uguaglianza nelle due coalizioni? Le colf chiedono che i loro figli siano uguali ai figli delle altre lavoratrici, se infatti nessuna donna incinta può essere licenziata fino al compimento di un anno del bambino, non si vede il perché la colf o assistente domiciliare lo possa essere».

Inoltre la presidenza dell’Api-Colf afferma: «Se poi è il timore di rimanere senza il servizio, facciamo notare che le leggi sul lavoro consentono di assumere un altro lavoratore in sostituzione del lavoratore assente per maternità». Da ultimo l’Api-Colf ricorda che «ètriste dover constatare il continuo latrocinio perpetrato sulla pelle dei lavoratori domestici, che si attua con una prassi, ormai divenuta consuetudine di versare un contributo Inps per 25 ore settimanali».

(continua)