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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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“Il campo è il mondo”

«Un’offerta di dialogo,
l’Ac si sente coinvolta»

L’Azione Cattolica si allinea al programma delineato dalla lettera pastorale, con lo slogan dell’anno «Quelli che troverete, chiamateli», come spiega il presidente diocesano Valentina Soncini

di Valentina SONCINI Presidente diocesano Ac

22 Settembre 2013

L’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, ha scritto la lettera pastorale Il campo è il mondo, volendo «offrire un dialogo» a tutti i suoi fedeli e «alle donne e gli uomini della metropoli», per dire ancora una volta che il Vangelo è per tutto l’uomo e tutti gli uomini, non astrattamente intesi, ma colti nella vicenda di oggi. La lettera pastorale si inserisce inoltre nel costante invito di Papa Francesco ad «uscire per andare nelle periferie».

L’Azione Cattolica si allinea a questo programma, con lo slogan dell’anno «Quelli che troverete, chiamateli». Si tratta di alcune sottolineature in profonda sintonia, che spingono nella stessa direzione. Come fedeli laici associati ci sentiamo particolarmente coinvolti dalla sua offerta di dialogo per diverse ragioni.

L’Azione Cattolica esiste per edificare la Chiesa locale, cioè per concorrere a realizzare la missione del suo stesso Vescovo. Siamo laici provocati ogni giorno dal mondo, che è il nostro ordinario campo di azione, dentro il quale ricerchiamo una continua relazione fede-vita feconda e vitale. Fedeli laici protagonisti del mondo, nella fede, ciascuno con le proprie capacità e nelle diverse fasi della vita, dai ragazzi agli adulti, passando per i giovani. Lo stile di Ac non è fatto di discorsi astratti e concetti distanti dalla realtà, ma di incontri personali e cura nelle relazioni, come richiamano continuamente il Papa e l’Arcivescovo: la fecondità dell’incontro rinvigorisce la vita di fede di ciascuno.

L’Azione Cattolica ha inoltre ricevuto dall’Arcivescovo il compito di avere a cuore in particolar modo la formazione dei laici: ecco perché l’esperienza associativa vuole essere una proposta attenta a risvegliare il protagonismo di ogni fedele, lavorando innanzitutto sulla sua formazione per contribuire a far evolvere da un cristianesimo di convenzione a uno di convinzione quell’importante tessuto di base dato dal «cattolicesimo popolare».

Vivere l’Ac oggi significa contribuire da laici, con un profondo senso ecclesiale, a manifestare l’attenzione delle comunità locali agli ambiti di vita quotidiana delle persone. Ma come? In che modo poter realizzare la proposta pastorale dell’Arcivescovo? Fin dalla prossima giornata parrocchiale, in calendario per il 13 ottobre, emergerà chiaramente il programma dell’Azione Cattolica, che si esprime in due scelte essenziali: praticare l’associazione come forte stimolo personale a vivere la fede; rispondere con un «noi» associativo al rischio indicato dall’Arcivescovo di un’esperienza religiosa troppo individualista e poco ecclesiale.

Questo sarà per l’Azione Cattolica ambrosiana anche l’anno del rinnovo delle cariche, che si completeranno in occasione della XV Assemblea diocesana, prevista per il 16 febbraio. Un motivo in più per riscoprire l’importanza di scegliere con responsabilità l’Ac, per favorire la comunione nella Chiesa e assumere con coraggio da cristiani le sfide di oggi. Questi sono i contenuti essenziali della lettera che tutti i soci di Ac hanno già ricevuto, con le linee-guida essenziali per far proprie le indicazioni della lettera pastorale dell’Arcivescovo. Proprio dal Cardinale siamo chiamati alla corresponsabilità, ognuno nella propria realtà locale: parrocchie, associazioni e movimenti.

L’Ac può e deve essere considerata come un soggetto che aiuta concretamente la Chiesa ad essere nel mondo e per il mondo. In particolar modo, nella situazione attuale delle Comunità pastorali, l’Ac è un collante prezioso per favorire legami e facilitare relazioni. Fare della vita associativa una vera e propria palestra è il modo migliore per rilanciare uno stile ecclesiale di comunione con tutti i soggetti della comunità, anche laddove si percepisce talvolta tra preti, laici e religiosi una certa fatica ad accogliere l’invito evangelico di stare e operare in quel campo che è il mondo.