Il nostro vivere quotidiano è spesso molto frenetico, schiacciato dal peso di incombenze, che sembrano sempre urgenti e non procrastinabili. Si vive «alla giornata» non perché sfaccendati o inadempienti rispetto a responsabilità e impegni assunti, ma piuttosto perché ci si lascia prendere dall’ansia di dover fare tutto, di dovere sistemare ogni cosa con l’illusione che tutto dipende da noi, dal nostro fare, produrre, realizzare.
Il rischio in questo modo di vivere è di non avere un respiro più disteso, uno sguardo che vada un po’ più in là, un tempo e uno spazio che faccia da bussola di orientamento nelle relazioni quotidiane, in un ordine e in un’armonia interiore che solo possono guidare le scelte e le azioni di ogni giorno, anche quelle apparentemente più ripetitive.
«Uno dei peggiori effetti della fretta, o forse dell’angoscia che ne è la causa diretta, è l’evidente incapacità degli uomini moderni di rimanere soli con se stessi, sia pure per breve tempo» (Konrad Lorenz). La fretta ci porta a non interiorizzare il nostro vissuto e ad agire prevalentemente in funzione delle «cose da fare»! È indispensabile allora darsi del tempo personale, dischiudere l’animo all’incontro con Colui che è ragione prima e ultima della nostra vita, il Signore Gesù, per «stare con lui» (Mc 3,14) come i primi discepoli, per ricevere la linfa vitale che sgorga dal suo fianco squarciato sulla croce, per dilatare il cuore perché il sangue, simbolo stesso della vita di Cristo che scorre in noi, abbia nel nostro «cuore» il duplice movimento di sistole e diastole.
Così, infatti, Papa Francesco, si rivolgeva ai catechisti presenti al Congresso internazionale a Roma il 27 settembre scorso: «Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di “sistole – diastole”: unione con Gesù – incontro con l’altro. Sono le due cose: io mi unisco a Gesù ed esco all’incontro con gli altri. Se manca uno di questi due movimenti non batte più, non può vivere. Riceve in dono il kerigma, e a sua volta lo offre in dono. (…) San Paolo diceva: “L’amore di Cristo ci spinge”, ma quel ‘ci spinge’ si può tradurre anche ‘ci possiede’. È così: l’amore ti attira e ti invia, ti prende e ti dona agli altri. In questa tensione si muove il cuore del cristiano, in particolare il cuore del catechista».
Il movimento di interiorizzazione, d’incontro personale con Cristo (sistole) dilata il cuore del cristiano, del catechista e lo rilancia dentro il mondo, lo rende disponibile al dono gratuito e incondizionato di sé all’altro (diastole) secondo la forma dell’Amore (Agape) di Cristo stesso. I due movimenti non si giustappongono semplicemente, ma sono in stretta correlazione e contiguità tra loro. I catechisti, per esempio, che in equipe dedicano primariamente un tempo privilegiato all’ascolto della Parola del Signore ogni volta che si incontrano per «organizzare» la catechesi per altri (ragazzi, genitori, adulti) si arricchiscono interiormente e reciprocamente e preparano in modo efficace il servizio della Parola a coloro che la riceveranno.
Il duplice movimento di sistole e di diastole è intrinseco alla esperienza credente: rigenerati dall’incontro con Cristo se ne diventa appassionati testimoni, si è proiettati fuori da sé in uno slancio libero e fecondo incontro all’altro. Solo così vi sarà una vera trasparenza nella testimonianza e nell’annuncio della buona Notizia. La Parola del Signore precede, rigenera e accompagna colui che la offre nella gratuità del dono di sé.