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Solidarietà

Una preghiera
per i cristiani perseguitati

Sabato e domenica, nelle Messe celebrate in tutte le parrocchie ambrosiane, alla preghiera dei fedeli si aggiungerà un’intenzione specifica per le vittime di violenze in diverse aree del mondo (all’interno il testo)

27 Febbraio 2015
Mosul 2014-08-09MOSUL, IRAQ - AUGUST 9:  Thousands of Yezidis trapped in the Sinjar mountains as they tried to escape from Islamic State (IS) forces, are rescued by Kurdish Peshmerga forces and Peoples Protection Unit (YPG) in Mosul, Iraq on August 09, 2014. (Emrah Yorulmaz - Anadolu Agency)Photo: Emrah Yorulmaz / AA / TT / kod 10611***USA, U.K., CANADA AND FRANCE OUT******BETALBILD***Anadolu Agency/LaPresseOnly Italy

Nelle celebrazioni eucaristiche vigiliari di sabato 28 febbraio e nelle Sante Messe di domenica 1 marzo in tutte le parrocchie ambrosiane si pregherà per i cristiani perseguitati nel mondo. L’intenzione di preghiera – da aggiungere a quelle già previste per la preghiera dei fedeli – è la seguente:

«Per i copti egiziani uccisi in Libia, per i cristiani assassinati nel nord della Siria, e per tutti coloro che in diverse zone del Medio Oriente e dell’Africa sono fatti segno di persecuzione e violenza: aiutati dal Signore, siano forti nella prova e possano sperimentare la nostra comunione nella preghiera e nella solidarietà, preghiamo».

Negli ultimi giorni, in particolare, drammatiche notizie sono giunte dalla Siria, dalla regione del Khabour (al confine con l’Iraq), dove l’Isis – sconfitto dai curdi sul fronte di Kobane – è avanzato occupando due villaggi cristiani nel governatorato di Hassake, che ne conta complessivamente 35. Decine di famiglie sono state fatte prigioniere (mentre 600 sono riuscite a fuggire), le chiese di Tel Hormidz e Tel Shamiram sono state devastate e bruciate e sono poi iniziate le uccisioni dei cristiani, assiri e caldei: per oggi, venerdì 27 febbraio, è stata annunciata un’esecuzione di massa nella moschea di Bab Alfaraj.

Altra emergenza è quella del Darfur (Sudan), dove, a 12 anni dall’inizio del conflitto che ha lasciato sul campo 300 mila morti e oltre due milioni di sfollati, si registrano nuove violenze. Secondo un rapporto di «Italians for Darfur», nel 2014 l’incremento di violazioni dei diritti nei confronti dei cristiani ha proiettato il Sudan al sesto posto nell’elenco dei 50 Paesi in cui la persecuzione verso i cristiani è più intensa. Tra gli episodi più gravi, gli stupri di massa a Tabit di cui sono stati vittime 221 tra donne, adolescenti e bambine.