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Una festa da rispettare MENO LUCI FUORI, PIÙ GIOIA NEL CUORE

22 Dicembre 2006

Natale che cosa significa? Nascita di Cristo. Proprio questo evento, capitale nella storia dell’umanità, ormai è smarrito. Il centro delle nostre feste natalizie ci viene sottratto, non apertamente ma subdolamente. Senza motivazioni, semplicemente saturando l’ambiente. I Babbi Natale si arrampicano sui balconi, i biglietti dal ricorrente "Merry Christmas" vengono mutati in "Season’s greetings", ai bambini vengono insegnate canzoncine "asettiche", le luminarie risplendono di cristalli nevosi…

di Cristiana Dobner

Tanta luce, tanto fulgore, tanta allegria, in giro per paesi e città. In realtà: tanto buio negli animi, perché vengono distolti dal mistero donato che vogliamo celebrare e pilotati verso l’effimero che non lascia traccia. Tanto fango capace di presentare un Natale sexy, quando il fulgore è quello di una Madre Vergine che accoglie un neonato. Tanta parvenza di buon umore che cela l’inquietudine più lacerata perché manca la radice: il perché della vita e la sua Bellezza.

I segni allora sono molto chiari: optiamo per l’evasione, per quanto attrae la gazza ladra, quella che sonnecchia in noi, ma che poi è un fondo di bottiglia riciclato. Il danno è enorme anche da un punto di vista economico: abbiamo problemi reali di risparmio energetico, di acquisto di elettricità e ne sprechiamo in futilità una quantità smisurata. La nostra economia pubblica richiede un risanamento e noi, non solo allarghiamo i cordoni della borsa, ma non ci ritroviamo neppure più con la borsa.

I ghiacciai si sciolgono per il clima inquinato e noi vi diamo un contributo notevole con impianti mirabolanti, mentre le piste sono talmente battut e da dover, seriamente, pensare a un codice dello sciatore per l’incolumità degli stessi sportivi.Non dico di negare tutto ma di trovare un equilibrio che rispetti la ragione della nostra festa: il Salvatore viene a portarci un annuncio. Sceglie di venire in povertà e non in ricchezza, sceglie una carne umana e si presenta nell’inermità di un neonato e non nella potenza di un eroe.

Penso che, sottraendo la realtà del mistero, ci capiterà come a quei bellissimi chalet svizzeri, tutti in legno, collocati in una verde vallata. Una termite silente e nascosta sta divorando le loro fondamenta. Al primo soffio di vento tutto si ridurrà in polvere.Bene, così educhiamo i nostri figli, i nostri giovani. E poi ci lamentiamo della violenza che esplode, della droga che diventa usuale, della mancanza di ogni rispetto per la vita, iniziale o senile. Non è tutto così, per bontà di Dio e saggezza delle persone che pensano.

Il ritmo della liturgia sta diventando ogni giorno più incalzante, si avvertono i passi di Chi, per secoli, ha atteso questo momento; si avvertono le invocazioni di coloro che supplicano: "Vieni Signore Gesù!". L’ascolto della Parola di Dio, della storia del popolo che viene chiamato a lasciarsi guidare dal Creatore, plasma esigenze più serie, porta a scelte che non siano commerciali e fruibili immediatamente. Il radicarsi di queste opzioni nelle nostre famiglie, nelle parrocchie, nei movimenti, scatena una gioia pura, trasparente, porta a condividere con amicizia un pasto di festa ma non si abbrutisce in un cenone luculliano, con danno del nostro corpo e con grave offesa a chi mai può saziare la propria fame. Non digiuniamo nel giorno di Natale ma conserviamo il cuore aperto e vigile.

Dobbiamo avere il coraggio di sbilanciarci, di rifiutare, di creare una concorrenza qualitativa che costruisca le persone e non ne faccia dei fantocci che rispondono ad ogni sollecitazione di presunta modernità e di aperta fasullità. Lo spazio creativo esiste, bisogna remare contro. Paolo affermava: «Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio». Ebbene quel “ministri” non vuol dire altro, nell’originale greco, che “rematori”. Il dono di questo Natale potrebbe essere la decisione di diventare "rematori contro", con calli sulle mani e schiene dolenti, ma la vera gioia nel cuore.