Sirio 26-29 marzo 2024
Share

Milano

«Una comunità che risponde
con dedizione e servizio
alle contraddizioni che vive»

Visita dell'arcivescovo Scola alla parrocchia Sant'Eugenio nel difficile quartiere Molise-Cavairate

di Generoso SIMEONE

31 Gennaio 2015

«Voi siete una parrocchia che vive in mezzo a una situazione di grande cambiamento. Qui sono presenti tutti i fattori che stanno mettendo in subbuglio la nostra Europa e, in particolare, la nostra Milano». Così l’arcivescovo Angelo Scola ha salutato i fedeli che hanno riempito la chiesa di Sant’Eugenio, a pochi passi da piazzale Cuoco, nel pieno del quartiere Molise-Calvairate, in occasione della visita pastorale al decanato Romana Vittoria di sabato 31 gennaio. «Voglio lodare», ha continuato il cardinale, «le modalità con cui rispondete alle situazioni di contraddizione e bisogno. Una modalità che è di servizio e dedizione. La mia gratitudine va alla parrocchia e a tutta la comunità. Penso all’attività del centro di ascolto, all’educazione dei piccoli, a quanti portano la comunione agli anziani».

La celebrazione eucaristica era stata preceduta da un breve intervento del parroco di Sant’Eugenio, don Alberto Marsiglio. Il sacerdote ha dato il benvenuto all’arcivescovo e gli ha brevemente descritto il quartiere. «Siamo una comunità piccola e anziana», ha detto don Marsiglio, «però siamo ancora chiamati a generare credenti. Il territorio ci pone molte domande e c’è una sproporzione tra un contesto sempre più bisognoso e la povertà dei mezzi a disposizione. Siamo inoltre chiamati a raccogliere le nuove generazioni di etnie diverse che si affacciano alla comunità, come quella filippina e quella sudamericana. Siamo infine un quartiere dove le persone di cultura araba sono la maggioranza relativa e abbiamo continuamente bisogno di confrontarci con loro. Siamo convinti che le parole che l’arcivescovo ci consegnerà ci lasceranno importanti spunti di riflessione».

Il cardinal Scola ha iniziato l’omelia riprendendo la prima lettura, tratta dal libro della Sapienza: «Tutto il creato», ha ribadito l’arcivescovo, «fu modellato di nuovo nella propria natura come prima, obbedendo ai tuoi comandi, perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi».

«L’espressione sani e salvi», ha spiegato Scola, «è molto importante soprattutto nel tempo che viene dopo l’Epifania, perché ci aiuta ad approfondire il grande mistero del Santo Natale: Gesù è venuto a salvarci dalla colpa e dal peccato. La parola salvezza, da sempre, viene a galla nella vita di ognuno di noi perché essa indica il desiderio che tutti hanno nel cuore di durare per sempre. Il Vangelo sull’episodio della tempesta sedata da Gesù ci parla del timore della morte. Perché la tempesta che si abbatte sul lago rappresenta la morte e le condizioni avverse che la vita ci fa vivere. Abbiamo davanti due modi completamente diversi per affrontare l’attraversamento del lago. Il primo è quello dei discepoli, che hanno paura, il secondo è quello di Gesù. Noi dobbiamo vincere il primo modo e assecondare il secondo. La salvezza è la risposta a ciò che il peccato e la morte insinuano nei nostri cuori».

L’arcivescovo ha quindi richiamato l’attenzione sulla Giornata della vita che si celebra domenica 1 febbraio: «Vogliamo documentare la bellezza del dono della vita», ha detto Scola. «Vogliamo guardare con energia al superamento del gelo demografico che caratterizza l’Europa e l’Italia. Ma vogliamo anche guardare alla tristezza dell’aborto e quei mezzi che, nel desiderio della ricerca di un figlio, mettono in discussione i pilastri della vita sociale. Vogliamo la vita perché è un bene, ma una vita che sia in tutta la sua intensità».

L’ultimo pensiero del cardinale è ancora rivolto alla comunità della parrocchia Sant’Eugenio. «Non importa», ha concluso Scola, «se siamo timorosi o peccatori purché ci disponiamo a ricevere la salvezza. Come? Con la fede. Questa è la risposta che vi lascio come segno della mia visita. Dov’è la vostra fede? La fede non è qualcosa di irragionevole, ma è domandare un rapporto personale con Gesù e costruire una comunità di credenti. Noi non ce la facciamo a salvarci da soli. Gesù è venuto pieno di amore e ci accompagna al nostro pieno destino».