Dal 25 aprile all’1 maggio scorso si è svolto il pellegrinaggio diocesano per i catechisti in Terra Santa. L’eco dell’esperienza vissuta da un buon gruppo di catechisti è stata certamente positiva. Vorrei qui riprendere solo alcune suggestioni che sono state raccolte al termine del pellegrinaggio. È pur vero che i frutti di un pellegrinaggio si vedono nel tempo quando si riprende il ritmo della vita quotidiana, si rivive di nuovo il “pellegrinaggio” nei passi di ogni giorno nella sequela di Gesù e nella testimonianza del suo Vangelo. Sono semplici spunti che possono invitare molti altri catechisti a raccogliere alcune riflessioni e desiderare prossimamente di vivere questo unico e singolare itinerario di fede.
«Vivere questi giorni in Terra Santa insieme è stata una forte esperienza spirituale, culturale e di fraternità che ci ha arricchito e permesso di comprendere profondamente le radici della nostra fede» (Paola e Mario).
«Un’esperienza unica in grado davvero di cambiarti la vita! Durante il pellegrinaggio abbiamo sperimentato davvero quanto è bello vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, approfondire il significato dei Vangeli, e quando sono tornata a casa ho scoperto di avere una forza nuova che nasce dal cuore e che ti aiuta ad affrontare le difficoltà di ogni giorno… Sta a noi ora non far “morire” questa forza, alimentandola con la preghiera e l’impegno di ogni giorno…» (Daniela).
«Questa mattina durante la S. Messa, è risuonata nel mio cuore la domanda di Paolo: “Che devo fare, Signore?”. Dopo questo pellegrinaggio in Israele e in Palestina, “che devo fare, Signore?”. Sono sposa, mamma, ancora figlia di un papà ottantenne, ma in buona salute, catechista da una vita. “Che devo fare, Signore?”. “Alzati e prosegui”. Alzarmi e proseguire come catechista per esempio. Il desiderio c’è, il desiderio di trasmettere ai bambini o a chi incontro, la speranza che ho nel cuore, la promessa di bene, di felicità, che il Signore ha per ciascuno di noi, fosse anche l’ultimo della terra» (Giuliana).
«Signore ,camminando per la Galilea, la Samaria e la Giudea, ho sentito il calore di un abbraccio. L’abbraccio di un Padre che accoglie una figlia» (Giuliana G.).
«In Terra Santa, pur con le sue contraddizioni, possiamo arrivare al nocciolo della nostra fede, visitare quel sepolcro vuoto e credere che Gesù è nel cuore di ciascuno di noi e nostro compito è portarlo nella vita quotidiana, in ogni ambiente e, come catechisti, ai nostri ragazzi. Non possiamo dimenticare la bellezza nascosta di Nazareth, il Carmelo, il fascino del deserto, il fiume Giordano, Cana, Betlemme, la luce particolare che illumina le mura di Gerusalemme di sera. Sono stati molto importanti anche gli incontri con le realtà locali che ci hanno mostrato come effettivamente vivono i cristiani in quei territori e le difficoltà che incontrano» (Antonio e Tina).
«Che bello oggi poter dare una forma e un volto ai luoghi di Gesù, alle strade da Lui percorse, ai paesaggi e ai cieli da Lui contemplati e amati. Mi è sembrato così naturale essere lì in quelle terre dove al contempo sono concentrati sofferenza, desiderio di pace, conflitto, Amore portato agli estremi…» (Marina).
«Ed ecco mi vengono alla mente le parole dell’angelo: “Chi cercate, qui? Egli è risorto e vi aspetta in Galilea”. Ecco mi aspetti nella mia Galilea di tutti i giorni dove dovrò imparare a cercarti… E sono sicura che allora ti farai trovare» (Paola).
Grazie a chi ha voluto offrirci queste risonanze. Chissà che non venga presto il desiderio ad altri di calpestare la terra di Gesù per lasciare che la memoria viva di Lui non si cancelli più nella mente e nel cuore.