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Un giornale vero di otto pagine rivolto ai bambiniPOPOTUS

5 Giugno 2008

di Rossana Sisti

Otto pagine tabloid, stampa in bianco e nero su carta da giornale, notizie e attualità al posto degli eroi dei fumetti adorati dai bambini, niente cantanti e attori in copertina, nessuno spot all’industria dell’infanzia.

Popotus è un giornale vero. Un giornale a tutti gli effetti, pensato e realizzato dai giornalisti di Avvenire – da una redazione dentro la redazione e attraverso la struttura del quotidiano – che racconta a misura di bambino, fatti e opinioni che arrivano dalla cronaca; che traduce all’infanzia il complesso mondo della politica, dell’economia, che parla di cultura, di sport e di spettacolo, che entra nel vivo dei cambiamenti del costume e dei grandi temi che l’attualità suggerisce. Proprio quei temi che gli adulti hanno considerato da sempre un proprio territorio, ma dei quali, Popotus lo ha constatato, i bambini sono curiosi.

Senza pubblicità, senza infantilismi, senza trucchi, senza secondi fini, Popotus vuole raggiungere i bambini che chiedono di essere presi sul serio e di essere considerati cittadini di serie A e non solo un target di mercato. Essere informati,senza manipolazioni, e ascoltati. Popotus si rivolge direttamente ai suoi lettori. E lo fa cercando di non cadere in quei vizi cui non rinuncia l’informazione per adulti: a Popotus è bandito il giornalistichese, vietato lo stile del sensazionalismo, della spettacolarità e dell’orrore, il facile paternalismo ma anche il linguaggio sdolcinato e mieloso a tutti i costi.

In Popotus nessuna notizia è esclusa a priori, ma non ci interessano la cronaca nera né i bollettini di guerra. Se la guerra dobbiamo raccontare non lo facciamo con enfasi e trionfalismo, ma offriamo pagine di storia contemporanea. Raccontiamo i Paesi, le sofferenze di chi la guerra la patisce da tutte le parti…il dramma dei profughi, le emergenze gli aiuti umanitari…

Ci interessano i problemi, le storie in cui il lettore può identificarsi, non le polemiche della politica, ma la storia contemporanea, l’educazione civica, non il risultato o la cronaca della partita, ma i problemi e il dibattito che attorno allo sport si agitano.