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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Tavola rotonda

«Un altro mondo è possibile, ma occorrono politiche agricole»

Il dibattito del mattino si è arricchito di interventi istituzionali con rappresentanti del Pontificio consiglio giustizia e pace, Fao e World rural forum

di Luisa BOVE

20 Maggio 2015

Al Caritas Day non potevano mancare interventi istituzionali. Per questo alla tavola rotonda del mattino, moderata da Linda Bordoni, giornalista di Radio Vaticana, sono intervenuti Simona Beretta del Pontificio consiglio della giustizia e della pace; Rolf Hackbarth, vice direttore della Fao; Laura Lorenzo della rete World rural forum.

«L’agricoltura è uno stile di vita – dice Beretta – e trova il suo sviluppo nel territorio e nell’ambiente. Gli agricoltori hanno un ruolo fondamentale: nel mondo il 90% di chi produce sono piccoli agricoltori familiari che coltivano da soli il 70-80% delle risorse mondiali». Non sono quindi da considerare lavoratori di serie B. Quello che manca però, continua Beretta, «è una politica che difenda i piccoli agricoltori». Le loro richieste, anche in Europa, sono chiare: «Accesso alle finanze, alla terra, alle sementi, alla tecnologia…». E guardando al futuro conclude: «Anche i giovani sono fondamentali, in tutti i Paesi del mondo, purtroppo però non ambiscono a fare gli agricoltori, per questo vanno incoraggiati. Va promossa anche la parità di genere, perché attualmente alle donne non sono riconosciuti gli stessi diritti».

Il rappresentante della Fao denuncia un rapporto sbagliato con la terra, vista solo a scopo di «lucro» e «non per sconfiggere la fame». «Va superato l’attuale modello di produzione agricola – spiega Hackbarth –, ripensandolo dal punto di vista etico, economico e sociale». Occorre abbandonare la monocoltura ed evitare il degrado dell’ambiente. E ancora: «La terra non va intesa solo come merce, ma come mezzo per vivere e parte della natura». Non ha dubbi il rappresentante della Fao: «Dobbiamo innanzitutto chiederci: Quale mondo vua ogliamo creare? Quali modelli produttivi? Quale giustizia?».

Non mancano però esempi di buona politica che promuovono lo sviluppo dell’agricoltura familiare. In un contesto come questo il compito della Fao «è quello di aprire la porta dei governi e dialogare con la società civile, le grandi aziende, i grandi produttori, le cooperative… allo scopo di sconfiggere la fame». «Caritas e Fao già lavorano insieme – continua Hackbarth – e 198 governi hanno accolto le nostre Linee guida per l’accesso alla terra e all’acqua. In questo modo diamo voce a chi non ha voce, perché crediamo che un altro mondo ė possibile».

Per Laura Lorenzo del World rural forum, «ci sono buone politiche grazie alla società civile». In Uganda, solo per fare un esempio, esiste una buona legge, ma non è mai stata applicata e controfirmata. In 50 paesi Comitati nazionali, ong, centri di ricerca e giornalisti lavorano per sollecitare i legislatori. «Anche la Caritas internazionale partecipa a questo dialogo con i 50 paesi già coinvolti». Al World rural forum aderiscono 800 organizzazioni impegnate nell’agricoltura familiare, «ma non siamo riusciti a portare grossi cambiamenti», ammette Lorenzo.

Un esempio di rispetto della terra viene dall’America Latina, in particolare dal Perù, da un centro a 3200 metri di altezza dove il 53% della popolazione soffre la malnutrizione e il 68% è anemico. «Nel tempo gli agricoltori hanno acquisito una grande professionalità – spiega la responsabile di Caritas Perù che vi collabora da 20 anni – abbiamo capacità umane e risorse. Occorre fare le cose bene e avere rispetto per la madre terra. Il professionista deve essere creativo e protagonista. Noi non lavoriamo con il singolo lavoratore, ma con tutta la famiglia e cerchiamo di favorire la sua emancipazione». Alla base, continua la responsabile Caritas, «c’è l’amore per il prossimo, l’affetto e la vicinanza, che aiutano moltissimo». Le fa eco Simona Beretta: «Occorre prendersi cura degli altri in modo olistico, l’amore è la prima attenzione; occorre far dialogare amore e verità, perché molti problemi sono dovuti all’ignoranza oppure a fattori che si vogliono ignorare. La Chiesa può fare molto e lavorare ascoltando la base».