Anche dopo dodici ore di viaggio le facce sono fresche e i riflessi pronti. Alle 15 e 30, sotto un cielo grigio piombo, sullo spiazzo della stazione di Daun sbarca il primo gruppo di ragazzi della diocesi di Milano.
Arrivano da Erba. Sono partiti verso le 4.30 del mattino, ma sembrano reggere bene il colpo. E fanno da apripista, perché il pomeriggio e’ tutto un andirivieni di pullman carichi di giovani partiti all’alba per la Germania. Sono di Seregno, Castellanza, Luino e Giussano. Verso le sei di sera poi, arrivano anche due pulmini di Cinisello.
Ad attenderli il comitato di benvenuto: il decano e i suoi collaboratori. Da tempo l’ex stazione ferroviaria di Daun è diventata un centro ricreativo. E’ qui che un gruppo di signore sorridenti ha preparato un rinfresco a base di ciambelle e succo di mele per rifocillare i giovani pellegrini. Ma anche loro non sono a mani vuote: tra gli zaini è comparso un cesto di prodotti tipici, dall’olio ai pizzoccheri, destinati al parroco.
In tutto sono 180 giovani, e vivranno per cinque giorni con le famiglie della zona. Nelle parole e negli sguardi c’è l’ansia tipica dell’inizio del viaggio: «Come faremo a capirci, parlano solo tedesco?». Ma l’adrenalina e la contentezza di essere qui è molto più forte dei timori. Dopo qualche ora, quando gli zaini sono disfatti e gli ospiti hanno un nome e un volto, si parla solo della simpatia di questi genitori in prestito. «La mia famiglia è la migliore, io quasi quasi mi trasferisco qui», dice Margherita di Luino.
L’accoglienza delle famiglie di Daun va al di là di ogni stereotipo sulla Germania. Oltre ad aprire le porte delle loro case, alcuni abitanti del paesino hanno preparato un barbecue per la sera. Nonostante la pioggia d’agosto, mentre giovani tedeschi e italiani imparavano a conoscersi con canti e giochi, c’era chi rosolava sul fuoco le salsicce e affettava il pane di segale.