3. Da questo tesoro si trae sempre oro, incenso e mirra. Di tale triplice dono deve rivestirsi la vostra vita, dato che siete chiamati per offrire a Dio in Cristo e nella Chiesa il vostro amore, la vostra preghiera e la vostra sofferenza.
Tuttavia, essendo voi costituiti in mezzo al Popolo di Dio come Pastori ed insieme come servi, il vostro dono personale deve crescere in questo popolo. Fecit eum Dominus crescere in plebem suam. La vostra vocazione è il dono di tutto il popolo.
Ognuno di voi deve rimanere il pastore ed il servo di quest’amore, della preghiera e della sofferenza, che si elevano da tutti i cuori a Dio in Cristo. Tali doni non debbono essere sprecati né andare perduti. Essi debbono invece trovare la strada per Betlemme come i doni nelle mani dei magi, che seguirono la stella dall’oriente.
Ogni Vescovo è l’amministratore del mistero e il servo del dono che si prepara incessantemente nei cuori umani. Questo dono proviene dalle esperienze della generazione alla quale il Vescovo stesso appartiene. Proviene dalla vita di centinaia, migliaia e milioni di uomini, suoi fratelli e sorelle. Egli stesso, il Vescovo, è il servo del dono. Colui che custodisce e che moltiplica.
Dovete penetrare profondamente in tutta la complessità della vita degli uomini contemporanei, affinché ciò che la costituisce non si scomponga nelle loro opere, nei cuori, nelle relazioni sociali, nelle correnti di civilizzazione, ma ritrovi costantemente il suo senso come dono. E’ Cristo stesso Pastore e Vescovo delle nostre anime, di tutto ciò che è umano. che vuole fare di noi un sacrificio perenne gradito a Dio (cf. Prex Eucharistica III ), un dono al Padre.
Il Vescovo è colui che custodisce il dono, è colui che risveglia il dono nei cuori, nelle coscienze, nelle esperienze difficili della sua epoca, nelle sue aspirazioni e nei suoi smarrimenti, nella sua civilizzazione. nell’economia e nella cultura.
4. Oggi vengono a Betlemme i tre magi dall’oriente. Giungono per la strada della fede. Dell’episcopato non si può forse dire che esso è un sacramento della strada? Voi ricevete questo sacramento per trovarvi sulla strada di tanti uomini, ai quali vi manda il Signore; per intraprendere insieme con loro questa strada, camminando, come i magi, dietro la stella; e quanto spesso per fare loro vedere la stella, che in qualche parte ha cessato di splendere, in qualche parte si è smarrita… per mostrarla ad essi di nuovo!
Entrate anche voi, cari fratelli, su questa grande strada della Chiesa, che è tracciata dalla successione apostolica alle singole sedi vescovili.
E che cosa dire qui della meravigliosa, ricca successione alla sede di sant’Ambrogio, e poi di san Carlo a Milano? Essa risale, press’a poco, ai primi decenni del cristianesimo e abbonda in vescovi martiri… e, solo nel nostro secolo, ha dato alla Chiesa due papi: Pio XI e Paolo VI.
E’ qui presente il cardinale Giovanni Colombo, che ha ricevuto questa sede di Milano proprio dopo Paolo VI, l’allora cardinale Giovanni Battista Montini, per trasmetterla oggi, quando si affievoliscono le sue forze, al suo successore. Con gioia la Chiesa di Milano saluta questo successore, degno figlio di sant’Ignazio, stimato rettore del Biblicum e poi dell’Università Gregoriana a Roma.
Con gioia e fiducia la Chiesa di Milano saluta colui che deve essere il suo nuovo Vescovo e Pastore, il nuovo amministratore del dono, di cui ho parlato, e il nuovo testimone della stella, di quella stella che conduce infallibilmente a Betlemme. […]
5. L’episcopato è il sacramento della strada. È il sacramento delle numerose strade, che percorre la Chiesa, seguendo la stella di Betlemme, insieme con ogni uomo.
Entrate su queste strade, venerati e cari fratelli, portate su di esse oro, incenso e mirra. Portateli con umiltà e con fiducia. Portateli con prodezza e con costanza. Mediante il vostro servizio si apra il tesoro inesauribile a nuovi uomini, a nuovi ambienti, a nuovi tempi, con l’ineffabile ricchezza del mistero che si è rivelato agli occhi dei tre magi, venuti dall’oriente, alla soglia della stalla di Betlemme.