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Testimonianza di una catechista I TRE PILASTRI DELL’ORATORIO

20 Settembre 2005

Gioco, preghiera e catechesi: sono i pilastri della proposta oratoriana (la cui caratteristica è la missionarietà) e tutti e tre insieme inscindibilmente educano il ragazzo, lo aiutano a crescere come persona e come cristiano.

di Carla Camia
parrocchia S. Desiderio di Assago

Sono parecchi anni che faccio la catechista (e non solo!) in Oratorio! Ho iniziato a frequentare l’oratorio, come tutti quelli che ci vanno per la catechesi della "Prima Comunione", da bambina e poi… beh, sono ancora qui (ho un figlio di 23 anni)! Oratorio: amore a prima vista? Forse all’ inizio,ma poi sempre più convinto! Recentemente mi è stata fatta questa domanda: come può la catechesi contribuire a far vivere l’Oratorio ai ragazzi? E sinceramente io vorrei far rimbalzare la domanda e chiedere come può l’Oratorio essere una vera proposta e "vivere" senza la catechesi?

GIOCO, PREGHIERA E CATECHESI
Sono questi i pilastri della proposta oratoriana (la cui caratteristica è la missionarietà) e tutti e tre insieme inscindibilmente educano il ragazzo, lo aiutano a crescere come persona e come cristiano. Non potrei pensare a un Oratorio che propone solo la catechesi: non è "Oratorio", è "andare" nell’oratorio-luogo a fare catechismo; ma i ragazzi, così, non vivono l’Oratorio!

Non mi riesce neppure di immaginare un Oratorio che propone tanti, bellissimi e organizzatissimi momenti di gioco e magari laboratori stupendi fatti insieme con tanti bambini: non è Oratorio , è una bellissima cosa, socialmente utile, aggregativa, a cui mancano però le altre due parti fondamentali perché sia "l’Oratorio". Per dirla secondo la proposta dell’anno 2005-2006, se mancassero la preghiera e la catechesi, all’Oratorio mancherebbe il “sale”! Ecco perché ci devono essere tutte le componenti! Il "pacchetto-Oratorio", se si vuole davvero far vivere "l’Oratorio" lo si prende intero.

Il mio compito come catechista è, in primis, quello di aiutare i ragazzi a vivere la "Buona Novella", a conoscere la Parola, a farla propria e testimoniarla. Come potrebbe però questa Parola essere trasmessa senza entusiasmo? Sarebbe come dare una bellissima notizia ad una persona con la faccia “più triste del mondo triste” e senza un sorriso!

L’ORATORIO, BISOGNA “VIVERLO”
In qualità di catechista, inserita in "quel" progetto più grande che è l’Oratorio, non posso non vivere l’Oratorio, io per prima, nella sua globalità. E allora se i ragazzi che mi sono stati affidati mi vedono e sentono convinta e partecipe di tutta questa realtà, contenta di esserci, attivamente coinvolta oltre l’ora di catechismo, allora, senza tanto parlare, anche l’altra parte di quel che è Oratorio, “passa” insieme alla catechesi. Ecco allora che quando c’è animazione nella catechesi (e questo è sempre auspicabile!) questa amalgama i ragazzi.

Quando magari si propone loro un gioco che li accomuna, a volte anche in una sorta di "gara" tra gruppi, questo favorisce (e già lo sta facendo!) la realtà-Oratorio. E’ importante trovare tutti i metodi possibili per far comprendere ai ragazzi che Dio Padre li ama, che ha un progetto bellissimo, tutto da scoprire e che su questa strada il suo Figlio Gesù li terrà sempre per mano e questa realtà deve essere trasmessa loro con gioia!

Il passaggio della proposta Oratorio in modo bello, gioioso e sereno, come dovrebbe in effetti essere, richiede proprio questo: la convinzione e il "mettersi in gioco" prima di tutto da parte di chi nell’Oratorio ha un compito, e quello del catechista insieme a quello dell’animatore, giocano uno dei ruoli principali.