Al centro della celebrazione, anche fisicamente, la roccia su cui Gesù ha pregato la notte dell’arresto, prima della crocifissione. Tra il cardinale Scola che presiede la Messa festiva e i pellegrini ambrosiani che affollano la Basilica del Getsemani affiorano le pietre che hanno ospitato il Signore nella sua drammatica e solitaria preghiera.
E’ questa presenza a segnare la preghiera di tutti.
Già prima della Messa a centrare l’esperienza spirituale dei pellegrini sugli stessi sentimenti di Gesù ci sono state la vista di Gerusalemme dal Monte degli Ulivi (la stessa che commosse il Signore) e la breve meditazione nell’Orto degli ulivi suggerita dai sacerdoti che guidano a gruppi i milanesi.
«È importante che i cristiani visitino questi luoghi calcati da Gesù: se non si intrattiene con il cuore e con la mente un rapporto con loro e non si impronta la propria esistenza agli avvenimenti che qui sono successi, l’Incarnazione svanisce. Ciò che è incarnato ha bisogno di tempo e di spazio». Un concetto che il cardinale Scola spiega nell’omelia della Messa, nel secondo giorno del pellegrinaggio, quando da Betlemme, il luogo degli inizi della vicenda storica di Gesù, si è passati nella città santa, dove ha vissuto le ultime ore.
«Oggi proviamo a immedesimarci nell’evento che introduce Gesù alla sua passione e alla sua croce, davanti alla roccia su cui ha pianto da solo. In questo tempo di spiritualismi evanescenti occorre ricordare che la nostra fede poggia sul fatto dell’Incarnazione del figlio di Dio».
Secondo il calendario liturgico ambrosiano ricorre la Festa dei santi Innocenti. E il cardinale Scola ne fa memoria.
«È difficile da capire per noi il mistero del dolore innocente, il sacrificio di questi bambini e di tutti coloro che soffrono ingiustamente, senza colpa.
Questi piccolissimi martiri ci ricordano il mistero del dolore innocente, sul quale ha parole profondissime il nostro grande beato don Carlo Gnocchi, il cui testo omonimo vale la pena leggere».
E tra le tante ingiuste sofferenze patite da molti in nome della fede l’Arcivescovo di Milano ricorda «il grande travaglio di queste terre e dei tanti martiri cristiani in Siria, in Iraq. Se siamo donne e uomini dell’incarnazione non possiamo non portare nel cuore questi fratelli, certi che chi perde la propria vita per Cristo la ritrova».
Se questa vita non è definitiva in sé, aggiunge Scola, ne viene come conseguenza «la liberazione dal terrore della morte terrena, perché l’incontro con Cristo ci apre alla vita definitiva, eterna».
Alla fine della celebrazione i frati minori della custodia di Terra santa consegnano al cardinale Scola un dono preziosissimo e altamente simbolico: l’olio prodotto con i frutti degli ulivi millenari del Getsemani. Il prossimo giovedì santo verrà utilizzato in Duomo a Milano nella Messa Crismale per la consacrazione dei Sacri Oli.
E dopo la Messa, il cammino e la preghiera nella città santa iniziati all’alba sono proseguiti a gruppi fino a sera, quando tutti insieme i pellegrini milanesi hanno incontrato il patriarca latino di Gerusalemme sua Beatitudine Fouad Twal.