Si terrà il 5 febbraio alle 14, presso la Caritas Ambrosiana (via San Bernardino 4), il primo incontro informativo dedicato ai Cantieri della solidarietà. L’iniziativa, giunta quest’anno alle 17a edizione, prevede campi estivi rivolti ai giovani dai 18 ai 30 anni residenti o domiciliati nella diocesi di Milano, con l’obiettivo di far incontrare i giovani locali con quelli italiani, organizzando campi di condivisione e servizio a favore delle persone più fragili: minori, anziani, disabili, donne, carcerati.
«Continuiamo a credere che gli aiuti e i progetti assumano un senso più profondo quando le persone si incontrano e si conoscono, lavorano, giocano e sperano insieme, in particolare quando in queste dinamiche non entrano solo gli addetti ai lavori, ma diventa una possibilità di condivisione anche per altri», dice Davide Boniardi, tra i responsabili dell’area internazionale di Caritas Ambrosiana. Durante gli incontri formativi verranno presentate in dettaglio le caratteristiche della proposta. I successivi saranno giovedì 21 febbraio dalle 17 alle 18 e giovedì 7 marzo dalle 20 alle 21.
Sono più di 1.500 giovani che in questi anni hanno deciso di partire e partecipare ai Cantieri in diverse parti del mondo. Tante anche le destinazioni previste, in Italia e all’estero. Dal 1997, quando l’esperienza è partita nei Balcani, la proposta si è allargata ai Paesi dell’est Europa, e poi Africa, America Latina, Medio Oriente e Asia, fino a includere dallo scorso anno alcune realtà italiane, in collaborazione con le rispettive Caritas diocesane.
Un’esperienza utile per conoscere tradizioni, modi di vivere e culture lontane. Come racconta Myriam Bovio, studentessa universitaria di Magenta, che lo scorso anno ha partecipato al Cantiere della solidarietà di Teggiano Policastro (Sa). «Sono stata via un paio di settimane con altri 15 ragazzi della diocesi. Eravamo tutti tra i 18 e i 30 anni, provenienti da realtà diverse, con esperienze lavorative ed ecclesiali differenti, coordinati da don Maurizio Tremolada, responsabile della Pastorale giovanile», racconta. La giornata iniziava con le lodi mattutine. Poi ciascuno al suo incarico: un gruppo era impegnato in un centro diurno per disabili psichici e fisici, l’altro, a cui apparteneva Myriam, dava una mano in una struttura di accoglienza temporanea, dove vivevano immigrati provenienti dalla Libia. Nel pomeriggio, dalle 16, l’appuntamento era, invece, con la comunità locale. «Abbiamo conosciuto, per esempio, la Caritas diocesana e un rappresentante dell’Associazione Libera, che ha tenuto un incontro sulla mafia», spiega. Ma i ragazzi hanno potuto anche vedere le bellezze artistiche del territorio, come la Certosa di Padula, e partecipare alle feste di paese. Un modo per costruire legami duraturi con persone di età eterogenee e anche un’occasione unica per conoscere da vicino ambienti nuovi. «È stata una bellissima esperienza», continua la giovane. « Il momento che più mi è piaciuto è stato quello di gioco con i bambini africani del Centro di accoglienza: in questa occasione mi sono resa conto che più che essere io a dare, ho ricevuto tanto dalle persone che ho incontrato».