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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Azione Cattolica

«Siamo felici di vivere una vita da credenti»

Con laici che si entusiasmano e si organizzano spontaneamente, la Chiesa non può che ritrovarsi più ricca, più incisiva e più missionaria

di Silvia LANDRA Consiglio diocesano di Azione Cattolica

21 Aprile 2013

A nessuno piace sentirsi dire «fai così perché te lo dico io!», ma al tempo stesso è consolante che qualcuno nei momenti giusti ci dica “cosa fare”. Fuggiamo gli ordini perentori che non valorizzano la nostra capacità critica e cerchiamo guide sagge; ma per compiere scelte appaganti ci serve infine un passo di consapevolezza e autonomia, un sì detto “in coscienza”.

Così da laici cristiani nella Chiesa: siamo felici di vivere una vita credente se ci attiviamo per assumere in pieno tutto ciò che essa comporta, compresa la partecipazione a una dinamica collettiva che ha la Chiesa degli Apostoli come modello. Per appassionarci deve succedere che la voglia di aggregazione e la determinazione nell’aderire al Vangelo siano continuamente sostenute e condivise, ma sgorghino da dentro. Se Azione cattolica vuol dire laici che si entusiasmano e si organizzano spontaneamente, la Chiesa tutta non può che ritrovarsi più ricca, più incisiva, più missionaria. E se ad appassionarsi – non tanto a un segmento della vita della Chiesa, ma al suo fine complessivo – sono i laici, succede che una Chiesa viva è già lì, pronta e travolgente, nei luoghi ordinari dell’esistenza, dove si sperimenta la quotidianità delle professioni, della relazione educativa, del sostegno alle povertà, della partecipazione sociale e politica.

Può esistere un Pastore a cui non interessi una cosa del genere? È possibile che un laico cristiano, magari impegnato in un aspetto molto specifico della vita della Chiesa, non apprezzi altri laici che si dedicano all’insieme, senza specializzazione, per accogliere con simpatia il mondo a cominciare da dove si abita, per servire la Chiesa locale qualunque siano le guide e le condizioni? E che decida lui stesso di lasciarsi contagiare da questo modo di essere nella Chiesa da costruttori e da convinti portatori di linee e pensiero? Perché questa forma di attivazione sia possibile, è necessario consentire la nascita e lo sviluppo di un dispositivo autonomo, come quello associativo, che sia svincolato dall’organizzazione e supervisione di un solo sacerdote a livello locale, mantenendo in Diocesi il suo centro propulsivo, e che scelga di essere così radicata nel locale da mettersi generosamente al servizio della società civile e della comunità ecclesiale di un territorio.

L’Arcivescovo, nel suo messaggio in occasione della Giornata parrocchiale dell’Azione Cattolica, coglie la ricchezza della proposta e non appare certo esitante nel richiamarci alla responsabilità di renderla sempre più presente: «L’Ac ha già svolto un prezioso servizio nella storia della nostra Chiesa diocesana ed è mia convinzione che debba e possa continuare ancora più intensamente la sua azione di servizio alla formazione di laici in un’ottica comunionale e missionaria». Tocca a ciascuno di noi.