«Questo Concilio tutto si risolve nel suo conclusivo significato religioso, altro non essendo che un potente e amichevole invito all’umanità d’oggi a ritrovare, per via di fraterno amore, quel Dio “dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è risorgere, nel Quale rimanere è stare saldi, al Quale ritornare è rinascere, nel Quale abitare è vivere”. Così noi speriamo al termine di questo Concilio ecumenico vaticano secondo e all’inizio del rinnovamento umano e religioso, ch’esso s’è prefisso di studiare e di promuovere». L’ampia citazione di Paolo VI (7 dicembre 1965) con cui si è conclusa la sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente della Cei, riunito a Roma sotto la presidenza del cardinale Angelo Bagnasco, «ne riassume lo spirito, la finalità e gli stessi contenuti», come ricorda il comunicato finale.
Tutelare la famiglia
Il «reticolo di corruttele e di scandali», che attraversa la classe politica e motiva indignazione nella cittadinanza, ha portato i membri del Consiglio permanente «a lamentare la distanza tra l’Italia dei “furbi” e quella degli onesti». «Si fatica – rilevano i vescovi – a formare le coscienze di quei credenti che si sono volti all’impegno politico e che necessitano di essere sostenuti anche nella vita spirituale». Si avverte «la necessità di un nuovo patto sociale». Il confronto all’interno del Consiglio ha permesso di focalizzare «la drammatica situazione in cui tanta gente ormai vive». La realtà che porta il peso maggiore della crisi «rimane la famiglia, principale ammortizzatore sociale e condizione del possibile rilancio del Paese». Per questo il Consiglio permanente «rimarca l’urgenza di politiche fiscali che la tutelino, riconoscendole, per esempio, libertà educativa e, quindi, un maggiore sostegno alla scuola, compresa quella paritaria». La stessa Chiesa rimane, perciò, «sconcertata» di fronte «al tentativo di regolamentazione giuridica delle cosiddette unioni di fatto, per le quali anche in Italia alcuni gruppi avanzano pressanti richieste di riconoscimento, in termini che si vorrebbero analoghi – se non identici – a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio; una tutela che, nelle intenzioni, verrebbe estesa anche alle unioni omosessuali». Si deve anche rilevare che nei Comuni italiani che hanno istituito registri per le unioni civili il numero degli iscritti rimane irrilevante, se non nullo. Questo dato «non impedisce di coglierne il valore simbolico e la carica ideologica rispetto al modello costituzionale: l’unione tra l’uomo e la donna sancita dal patto matrimoniale». Ad analoga considerazione i vescovi sono giunti anche per le dichiarazioni anticipate di trattamento, raccolte nei registri istituiti da alcuni Comuni, che pure concorrono a diffondere una precisa e discutibile cultura attorno al fine vita.
Catechesi e vocazioni
Alla luce dei 16 convegni regionali promossi dall’Ufficio catechistico nazionale, il Consiglio permanente si è soffermato sulla catechesi, quale «forma decisiva nell’educazione alla fede». La responsabilità di comunicare e testimoniare la fede alle nuove generazioni ha il suo soggetto nell’intera comunità cristiana: «Questa consapevolezza richiede un forte investimento sulla formazione e l’accompagnamento degli adulti, a partire da quanti già partecipano alla vita ecclesiale». Compito prioritario della Chiesa, del resto, rimane «la riscrittura della proposta cristiana nelle coscienze delle persone e nel loro vissuto». A proposito di pastorale vocazionale, «la condizione che innerva un’autentica vocazione – ha evidenziato a più riprese il Consiglio permanente – rimane la fede». Il Consiglio permanente ha anche sancito il passaggio del Centro nazionale vocazioni a nuovo Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni.
Convegno nazionale e progetto culturale
Durante l’incontro si è parlato anche del V Convegno ecclesiale nazionale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, sul tema della fede, cifra veritativa di interpretazione del vivere umano. In vista di tale appuntamento il Consiglio permanente ha costituito un Comitato preparatorio e ne ha eletto il presidente monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, e i vicepresidenti, monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, per il Nord, monsignor Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, per il Centro, e monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, per il Sud. I vescovi hanno raccomandato che durante il Convegno venga evidenziata la natura cristiana dell’umanesimo. Durante il Consiglio permanente si è fatta, poi, una valutazione del primo quinquennio del Comitato per il progetto culturale, esprimendo un’attenzione privilegiata per i giovani, per arrivare a dialogare meglio con la loro cultura. Al riguardo, «Avvenire e TV2000, il Sir nonché i settimanali e le emittenti diocesane sono colti nel loro decisivo valore in merito alla formazione dell’opinione pubblica». I vescovi domandano anche strategie per valorizzare la rete di internet. Infine, è stato preso in esame tema, programma e itinerario di preparazione alla 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani (Torino, 12-15 settembre 2013), imperniato sulla famiglia, ed è stato approvato il nuovo regolamento dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università.