«Un pioniere dei contatti con la Cina, che intercederà per tutti coloro che, sulle sue orme, cercano di consolidare i rapporti di conoscenza e di amicizia con quel grande Paese»». Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha definito padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime morto l’altro ieri all’età di 99 anni (avrebbe compiuto il secolo il 14 maggio prossimo). E il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, in un messaggio di cordoglio, ha parlato di lui come di «una figura luminosa del panorama missionario e intellettuale della Chiesa», esprimendo «profonda gratitudine per la testimonianza di fede, dedizione e sapienza che p. Angelo ha donato generosamente alla Chiesa». Questi e altri messaggi di importanti personalità ecclesiali sono stati letti stamattina, durante il funerale di padre Lazzarotto, celebrato nella casa del Pime di Rancio di Lecco, dove da alcuni anni l’anziano missionario risiedeva, alla presenza di confratelli e amici del movimento dei Focolari, cui padre Angelo aveva aderito decenni or sono.

Trevigiano d’origine, globetrotter per vocazione, nell’ultimo periodo della sua vita padre Lazzarotto è stato “milanese”: conclusa l’intensa esperienza missionaria in Cina (era arrivato a Hong Kong nel 1956, nove anni dopo essere stato ordinato prete), dopo alcuni anni di servizio a Roma, come rettore del Collegio urbano per la formazione di sacerdoti delle giovani Chiese di tutto il mondo, nel Centro missionario Pime di Milano padre Angelo è stato per tanti (compreso chi scrive, specie nel periodo in cui ho diretto «Mondo e Missione») un punto di riferimento, sia sotto il profilo missionario che culturale. Proprio questa – l’unione fra l’annuncio del Vangelo e la passione per la cultura cinese – è stata la “cifra” particolare di un missionario che possiamo accostare a quello del grande gesuita Matteo Ricci, il quale, pure, aveva scommesso sul dialogo e l’amicizia col popolo cinese.
Padre Gianni Criveller, anch’egli sinologo e missionario, confratello e amico di padre Angelo, nell’omelia del funerale ha ricordato i tanti viaggi compiuti insieme in Cina, gli innumerevoli incontri con fedeli e presuli cinesi ma anche con funzionari del Partito comunista e accademici di rango, le Messe celebrate in segreto in albergo e il paziente lavoro di documentazione, che poi sfociava in dettagliate relazioni per la Santa Sede. «Padre Angelo – ha detto – fu amico sincero della Chiesa e del popolo cinese. Ne conosceva bene le sofferenze, il martirio, le ingiustizie subite. Ma non ha assunto una postura accusatoria, neanche quando qualche ingiusto sgarbo l’ha subito lui».
Uno stile missionario fecondo e attualissimo, che padre Angelo consegna come preziosa eredità e indicazione per il futuro di quanti saranno chiamati a evangelizzare il «Regno di mezzo».




