«Vi ringrazio di far vivere la Chiesa reale perché la Chiesa siamo noi. Questo nostro stupendo Duomo, con la sua lunga storia, non sarebbe nulla, sarebbe solo un museo, se non fosse reso vivo dai gesti dal popolo cristiano».
Con queste parole, pronunciate con accenti di affetto particolare, l’Arcivescovo saluta e ringrazia i quattrocentosettantatré cresimandi provenienti dalle sette parrocchie del Decanato Vercellina, che affollano la Cattedrale per il Sacramento della Confermazione, amministrato dal Cardinale stesso e dai parroci del Decanato.
Molte le sedie che sono state aggiunte, più di mille e cinquecento, per permettere a tutti – padrini, madrine, genitori, fratelli e sorelle – di prendere parte al rito nel modo migliore. Migliaia e migliaia di persone che, tra le navate inondate di luce in una domenica di festa, formano quell’«assemblea ordinata e serena» che l’Arcivescovo nota subito.
I Dodici Kyrie ambrosiani all’ingresso, il saluto del Decano, monsignor Gianfranco Poma, l’emozione degli adolescenti e degli adulti che si fa ascolto della Parola e preghiera condivisa, sono il segno evidente e più bello di una Celebrazione attesa e straordinaria, se si considera che sono trascorsi ventuno anni dall’ultima volta che la Cresima fu amministrata in Duomo da un Arcivescovo, il cardinale Martini che compì, l’ultima volta, questo gesto in Cattedrale nel 1993.
Insomma, come dice il cardinale Scola, «una celebrazione non frequente», che si rivela molto felice, forse, anche da un punto di vista puramente umano, proprio per la presenza dello Spirito, «il Pàraclito – ossia “vicino” –, lo Spirito santo, la terza persona della Trinità che è appunto vicino a ciascuno», spiega il Cardinale nella sua riflessione, rivolgendosi direttamente ai cresimandi che pare guardare a uno a uno negli occhi.
«Pensate a un Dio sempre vicino perché la compagnia grande di Gesù, attraverso il suo Spirito, è per sempre, qualunque cosa possa accadere nella vita. Non sei più solo con questo “per sempre”: verso di te, che sei unico per il Signore, c’è un disegno bello e positivo che si realizzerà se non ti ribellerai. La venuta dello Spirito sigilla tutto ciò. Con il crisma, con cui segnerò la vostra fronte, questo Spirito sarà non solo su di noi, ma “in noi” come compagnia stabile e che ci aiuta». Nasce da questa consapevolezza, un primo richiamo. «Siamo tanto presi dai nostri affanni che ci dimentichiamo spesso di Gesù. Lo spirito non è una fantasia, un’invenzione dei preti, realmente dobbiamo avere il coraggio di avere un rapporto con Lui e questo si chiama pregare».
Le parole dell’Arcivescovo sono per i ragazzi, per le loro prime esperienze, per la scuola, per i primi passi nelle responsabilità della vita, ma il monito vale per tutti, qualsiasi sia l’età. «Dovete imparare a dire, “Signore io ti voglio bene”, quando pensate a chi soffre, quando percepite le ingiustizie, quando vedete chi ha perduto il lavoro. Quando ti capita un incontro che ti colpisce, quando scopri la bellezza dell’amicizia, non riesci a non comunicarlo. Così deve accadere oggi: dobbiamo far trasparire il dono di Gesù che lo Spirito conferma in noi. Siate responsabili di questo grande dono, in modo che la festa sia piena di valore e questo momento, vissuto nel nostro grande Duomo, possa orientare tutti i campi dell’esistenza».
Poi, la suggestiva liturgia della Confermazione, con la rinnovazione delle promesse battesimali, l’imposizione della mani e la crismazione sui ragazzi che, divisi in gruppi di cinquanta, ricevono la Cresima dalle mani dell’Arcivescovo davanti alla Cattedra, e, ai piedi dell’altare maggiore, dai sette parroci, dal vicario episcopale per la Zona I-Milano, monsignor Carlo Faccendini e dall’Arciprete della Cattedrale, monsignor Gianantonio Borgonovo, che hanno concelebrato il rito.
E, alla fine, ancora il grazie che il Cardinale vorrebbe dire «a uno a uno», per un momento «bellissimo e che potrà essere anche un’indicazione per il futuro. Qui abbiamo compiuto un gesto che mi ha fatto tanto bene, in questo Duomo, straordinario tempio dell’umanità, cuore della Chiesa, punto di riferimento della città, centro di irradiazione di cultura».
Il pensiero, questa volta, è agli adulti perché ricordino il momento della loro Cresima, sapendolo rivivere ogni giorno, «anche chi ha perso la strada di casa, sappia che la può sempre ritrovare nella casa del Signore, nell’eucaristia domenicale».
«Se si è nella tristezza e nell’angoscia guardiamo alla gioia e alla fiducia che viene da questi ragazzi e da ciò che abbiamo fatto oggi».
E, prima delle fotografie con l’Arcivescovo, in un gioioso “rompete le righe” – infiniti i selfie dei e con i genitori – c’è spazio anche per un invito, corale, allo stadio: «Vorrei partecipare a tutte le vostra feste, ma non posso e, allora, vi invito io alla grande, tradizionale festa di San Siro in cui vi incontrerò, carissimi ragazzi e ragazze della Cresima 2014».