«Lo straordinario che continua ad alimentare, da secoli, l’ordinario della vita». Si è mostrato stupito il cardinale Angelo Scola, mercoledì mattina, alla sua prima celebrazione da arcivescovo di Milano alla Messa del miracolo della Madonna delle Lacrime, dell’enorme partecipazione di fedeli in santuario, a 490 anni dal pianto di Maria che salvò la città dall’invasione francese.
«Treviglio è protetta dal 1522 non solo dall’invasione francese di Lautrec, che alla fine si arrese davanti al fatto miracoloso – ha detto il cardinale –, ma è protetta nel ritmo di vita di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni corpo associativo, di tutta la comunità cristiana. L’intera società civile è protetta da queste lacrime, espressione di invocazione da parte di Maria verso il Padre, perché noi, suoi poveri figli, possiamo continuare a consistere in una vita buona, fatta di fede, speranza e carità, e riverberare così dalla comunità cristiana, con le debite distinzioni della società civile, poggiando sulle quattro virtù cardinali di prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Le lacrime di Maria sono strumento divino per la salvezza dei trevigliesi: quanti uomini e quante donne, lungo questi anni, hanno potuto beneficiare e sono stati benedetti da queste lacrime? E vedervi così, raccolti numerosi in questo giorno, apre il cuore dell’arcivescovo».
La celebrazione è cominciata alle 8 in punto quando, come da tradizione, è stato rimosso il velo dall’effigie che, il 29 febbraio 1522, pianse e di fronte alla quale Lautrec depose l’elmo e la spada. Un fatto che rende i trevigliesi in qualche modo privilegiati, come ha rilevato il cardinale Scola, ma del quale gli stessi trevigliesi devono dare testimonianza, perché tutti ne possano trarre giovamento: le lacrime di Maria sono ancora attuali. L’arcivescovo ha aperto l’omelia ringraziando il prevosto, monsignor Giovanni Buga, per l’accoglienza «in questa terra che congiunge la realtà milanese, la Milano terra di mezzo, con il resto occidentale del nostro Paese. Una terra, la vostra, fertile e feconda di cultura, ma soprattutto di grande e vitale tradizione cristiana».
«Voglio dirvi anzitutto il mio grazie – ha aggiunto l’arcivescovo – per questo bel dono che mi avete fatto, di farmi entrare in questo avvenimento straordinario per la vita della vostra città. Ma proprio perché straordinario ancora fortemente attuale e grandemente vitale, come i mille segni che mi sono stati dati per preparare questa celebrazione, a partire dalla stampa locale. Quando lo straordinario continua ad alimentare per secoli l’ordinario della vita, diventa espressione potente della benedizione di Dio e della sua vicinanza al destino e al cammino di un popolo». Decine i sacerdoti che hanno affiancato il cardinale alla Messa, tra cui anche molti ex parroci della città che hanno voluto, come ogni anno, tornare a Treviglio (che ricade sotto la diocesi di Milano, anche se il rito è romano) per questa particolare celebrazione. «La forza del dono che vi ha fatto Maria nel 1522 e che si vede e percepisce qui oggi – ha concluso il cardinale – vi mette di fronte a una grande responsabilità. Siete chiamati a comunicare la bellezza di questa grazia a tutti coloro che incontrate nella vita nel quotidiano, perché non va mai perso di vista Dio in questa società in grande travaglio, avendo a cuore la società civile in cui si è immersi».
(da L’Eco di Bergamo.it)