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Milano

Scola: «L’amore di Dio
ci sorregge nella malattia»

In occasione della XXII Giornata mondiale del Malato, l’Arcivescovo ha presieduto la Messa in Santa Maria di Lourdes. Preghiera e offerta della sofferenza sono una missione preziosissima per la Chiesa e per la società

di Annamaria BRACCINI

11 Febbraio 2014

Preghiera e offerta della propria sofferenza sono una missione preziosissima per la Chiesa e per la società. Il cardinale Angelo Scola arriva sotto un bel sole invernale nella parrocchia di Santa Maria Lourdes dove celebra, come tradizione, l’Eucaristia per gli ammalati nel giorno loro dedicato a livello mondiale. Sono trascorsi 156 anni dall’apparizione della Vergine a Lourdes e centinaia di persone si affollano alla grotta attigua alla Chiesa, esatta ricostruzione di quella della cittadina francese. Il parroco don Sergio Gianelli accoglie l’Arcivescovo, che viene subito circondato dai fedeli. «Forse non tutti siamo felici, ma c’e gioia perché in noi abita lo Spirito Santo. Rallegriamoci perché celebriamo la Messa e alcuni cristiani perseguitati non possono. La nostra preghiera è per lei e per i nostri ammalati», dice don Gianelli .

La riflessione del Cardinale è un inno ad affidarsi a Maria – madre tenera e premurosa la definisce -, «perché la nostra fragilità fisica e morale, le nostre paure e talvolta la nostra angoscia ci possono indurire il cuore e renderci incapaci di volgerci al Signore». Come i figli hanno bisogno spesso di una mamma per comunicare loro stessi, così avviene anche con Dio padre. «La famiglia umana è tenuta in mano dal Padre, che ha destinato Maria fin dall’origine a essere compagnia tenera e dolce nel nostro cammino – aggiunge -. Egli ha deciso per ciascuno di noi di volerci figli, in un disegno pieno di bene. La bellezza e la bontà di questo amore la vediamo dal fatto che Gesù ha dato il suo sangue per liberarci dal peccato e dalla più trista conseguenza del peccato che è la morte».

Il riferimento è al Vangelo di Luca che dice quanto la vita sia benedetta: «Che cosa stupenda la vita dalla nascita fino al suo termine naturale! Anche quando, con il passare degli anni, la malattia ci apre davanti la grande alternativa se vogliamo vedere il volto di Dio, se ci sentiamo abbracciati da questo amore che non ci lascerà mai cadere e che ci sorregge, comunque, nella sofferenza». Chi sta sotto la croce con Maria impara ad amare come Maria ama, con un «amore che entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza di portarla, entra nella morte per vincerla, per salvarci. Ecco perché i cristiani amano la vita, perché amano i piccoli, perché sono preoccupati dal gelo demografico, perché vogliono che la verità intera dell’uomo e della donna sia rispettata nel suo senso autentico, sicuri che ognuno, in questa verità che abbraccia, può trovare il suo posto, a patto di rispettare il grande disegno preparato da Dio per noi. Quel progetto che guida la storia e anche i nostri tempi moderni. Un oggi che nella società plurale chiede di guardare con pertinenza alla convivenza, perché il volto di ciascuno non venga nascosto per non “turbare” il volto di altri. Questa non è la strada della laicità e della verità capace di rispettare il volto di tutti e generatrice di vita buona».

Ognuno, anche nella sofferenza più grave, ha un suo volto di dignità, sembra suggerire l’Arcivescovo che, rivolgendosi direttamente ai tanti malati che ha di fronte, esprime tutta la sua gratitudine: «Donate la fatica, la sofferenza, la prova a Maria perché apra il vostro cuore. Preghiera e offerta, per come siamo capaci, sono una missione preziosissima per la Chiesa e per la nostra società. Vi siamo grati di come vivete la vostra prova e vi chiediamo di proseguire in questa vostra offerta». E alla fine della celebrazione, dopo la comunione amministrata direttamente a molti malati, il Cardinale torna ad augurare a tutti «la letizia del cuore dopo questa bella festa dedicata alla Madonna di Lourdes».

La presenza di alcuni fedeli della parrocchia di Borgoforte (diocesi di Mantova) gemellata con Santa Maria di Lourdes, guidati dal parroco don Mauro, fa dire poi all’Arcivescovo: «So che molti qui hanno aiutato per recuperare in breve almeno una delle quattro parrocchie distrutte dal terremoto che ha colpito quel territorio. A dimostrazione che sempre dalla prova e persino dal male – se lo riconosciamo – può venire del bene. Impariamo a vivere con questa apertura di cuore i nostri tempi difficili e facciamolo con l’aiuto della Vergine Maria, alla quale non cessiamo di affidarci ogni giorno con l’aiuto del Rosario».

Poi, dopo la benedizione con il Santissimo Sacramento, il Cardinale scende alla grotta dove sosta a lungo in preghiera.