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Milano

Scola: «Il metropolita Zizioulas,
un maestro sulla via dell’ecumenismo
e dell’unità dei cristiani»

Alla presenza del cardinale Scola, Gran Cancelliere della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, presso la prestigiosa istituzione è stata conferito il Dottorato Honoris causa in Teologia al metropolita di Pergamo, sua eminenza Ioannis Zizioulas del Patriarcato di Costantinopoli

di Annamaria BRACCINI

24 Gennaio 2015

Un ecumenismo di popolo, quello in positivo, che è e sarà sempre più, in futuro, la via maestra per l’Unità tra i Cristiani, così come auspica con forza e da tempo il cardinale Scola. E poi c’è quell’ecumenismo di popolo che è ecumenismo del martirio, perché «coloro che perseguitano i Cristiani non chiedono loro a quale chiesa o confessione appartengono». Perché i cristiani, al di là di differenze pur importanti e storiche – agli occhi di chi uccide – sono, appunto, una cosa sola.

Il dottorato in Teologia Honoris causa che la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale conferisce al sua eminenza il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas, alla presenza della più alta autorità accademica della Facoltà stessa, il gran Cancelliere, il cardinale Scola, è anche un modo per riflettere – non a caso nella Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani –sulla grave situazione del contesto attuale. Certamente, infatti, è un momento bello, pieno di significato, «un’occasione alta e solenne, ufficiale allietata da uno spirito di amicizia e di comunione», come spiega il preside della Facoltà monsignor Pierangelo Sequeri, davanti a molti studenti e docenti, al preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, monsignor Alberto Cozzi, al vescovo ausiliare monsignor Pierantonio Tremolada, al vicario episcopale per la Cultura, monsignor Luca Bressan.

E di un gesto che «documenta chiaramente l’impossibilità di studiare teologia senza la presenza di maestri e, in derivazione da essi, di una “scuola”, per cui conferire un Dottorato honoris causa diventa una precisa indicazione di metodo per tutti noi», parla anche il Cardinale, che ricorda altri incontri con il metropolita come la Giornata di studio e confronto all’Heythrop College di Londra, nel 2004, per riflettere sul primato petrino e «l’insistenza nei molti scritti del metropolita sulla radice eucaristica della Chiesa, che trova assonanze con quanto Benedetto XVI ha affermato in Sacramentum caritatis». Gli auguri «per l’ormai vicino appuntamento del Sinodo Pan-ortodosso che si svolgerà presso la Cattedrale di Sant’Irene a Costantinopoli nel 2016», precedono l’erudita Laudatio del professore straordinario Antonio Zani che definisce la vicenda umana, professionale, accademica, teologica del metropolita Ioannis. Ottantaquattro anni, formatosi in Grecia, Regno Unito, Stati Uniti, figura di rilievo assoluto nel mondo non solo dell’ortodossia –copresidente della Commissione di Dialogo Mista Internazionale tra la Chiesa romana e la Chiesa ortodossa – e studioso insigne del significato del primato petrino. «Uomo di assoluta onestà intellettuale, da tutti riconosciutagli, in grado – spiega Zani – «di riflettere sulle proprie radici teorico-teologiche per trarne ispirazione e guida, considerando queste stesse radici quali “nodi dinamici”, solidi e insieme ricchi di un vigore capace di attraversare l’esistenza».

E, infatti, ricchissima di spunti e suggestioni – anche per i non teologi – è la Lectio Magistralis di Zizioulas, a partire da quattro definizioni di Ecumenismo: “di spazio” «che riunisce le Chiese Cristiane e le Confessioni sotto forma di incontri e organizzazioni»; “del tempo”, «definito dal tentativo di mettere in relazione la ricerca dell’unità Cristiana al nostro passato comune, la scrittura Cristiana e la Tradizione della Chiesa»; “Ecumenismo Spirituale”, attraverso «lo sforzo di riunire i Cristiani divisi in termini di spiritualità» ed “Esistenziale”, legato, cioè, a quanto ci unisce; «le questioni della vita, dell’amore, della libertà, che preoccupano ogni uomo in ogni tempo ed in ogni luogo».

«Se guardiamo la situazione in cui i Cristiani vivono oggi in luoghi quali il Medio Oriente, ci renderemo conto che tutte le differenze dogmatiche ed altre che hanno diviso per secoli i Cristiani – nota – sono sostituite da problemi esistenziali fondamentali comuni, quali la libertà e la dignità personale, o addirittura la vita e la morte. Coloro che perseguitano e uccidono i Cristiani in queste aree, infatti, non chiedono loro a quale chiesa o confessione appartengono». Da qui la quinta definizione, l’ “ecumenismo del martirio”.

E proprio sul significato esistenziale del termine “persona” «unica, irripetibile e insostituibile, dotata di libertà e di discernimento, di amore e di rapporti con gli altri», occorre per il Metropolita, fondare la riflessione relativa al dialogo tra le Confessione e le Chiese. Persona che trova nel suo essere in relazione e nell’idea Trinitaria la sua vera identità. «La fede Trinitaria ha dato all’umanità la sua idea più preziosa, la comprensione dell’essere umano come persona. Questo è ciò che distingue l’uomo dal resto del Creato e lo rende a immagine di Dio. Questo dono prezioso della nostra fede nel Dio Trinitario deve servire come il terreno su cui i Cristiani divisi possono costruire la loro unità. Il modello dell’unità Cristiana non può essere altro che Dio Stesso. Una teologia della comunione ispirata e derivata dall’esistenza personale Trinitaria di Dio è l’unica solida base per l’unità dei Cristiani. Il compito della teologia Ortodossa e Cattolica, che si rifanno alla comune eredità Patristica, è di lavorare verso un’integrazione della teologia Trinitaria, Cristologia e antropologia per servire l’unità della Chiesa, non per se stessa ma “in modo che il mondo possa credere”», conclude. E se una teologia di comunione è un compito imperativo della teologia Cristiana nel nostro tempo, lo è appunto perché «la Chiesa non esiste per se stessa ma per la vita e la salvezza del mondo».

Di fronte ai pericoli dell’individualismo, della spersonalizzazione, nascosti «dietro i successi umani quali il progresso tecnologico e scientifico, la crescita economica, la globalizzazione» e perfino la religione, «quelli di noi che credono in un Dio Trinitario non possono che credere anche nel valore assoluto di ogni persona umana per cui Cristo è morto». Insomma, l’essere a “creati a immagine e somiglianza di Dio” deve essere una consapevolezza, ma anche una responsabilità precisa su un cammino comunionale in cui procedere sempre più spediti. .

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