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Milano

Scola: «Grazie a chi ha lavorato
per la presenza della Chiesa in Expo,
mostrando una testimonianza»

Il cardinale Scola, appena conclusa la cerimonia conclusiva dell'Esposizione universale, si è recato al Padiglione della Santa Sede, chiudendolo idealmente, ringraziando il personale e richiamando l'importanza della presenza della Chiesa. «L'Expo è stata importante, anche se qualche debolezza nell'affrontare grandi temi, come la fame, c'è stata»

di Annamaria BRACCINI

31 Ottobre 2015

«Porto il grazie della Diocesi, della Chiesa italiana e della Santa Sede per lo straordinario segno che rappresentate».
Dice così il cardinale Scola che, appena conclusa le Cerimonia di chiusura di Expo 2015, vuole essere accanto ai volontari nel Padiglione della Santa Sede, ancora affollato di visitatori, per terminare idealmente anche questa grande avventura, fortunata e vinta, della presenza della Chiesa in Expo.
«Abbiamo scelto fin dall’inizio di investire mezzi modesti perché eravamo convinti della capacità di interpretare il senso di questo avvenimento. Oggi, a conclusione dell’evento, sentiamo ancora più vera la forza della testimonianza cristiana che, per la logica dell’Incarnazione, parte sempre dall’aspetto concreto, ma sa che, nell’uomo, il bisogno deve spalancarsi al desiderio, per trovare le risposte ultime alla sua fame di senso».
Fa riferimento,il Cardinale, alla frase più volte citata in questi mesi, di Sant’Agostino,”Nutre la vita solo ciò che rallegra il cuore”. «Ecco,voi volontari siete stati segno imponente di questo. Il fondamento è l’Eucaristia e la vostra è stata una dimostrazione concreta del bel modo in cui siamo chiamati a vivere la testimonianza dentro la società plurale in cui diverse visioni del mondo si incontrano e si scontrano. Più una società è plurale e più è conflittuale, più, allora, è importante la capacità di offrire una proposta attrattiva senza ricerca di egemonia, ma tesa al massimo del riconoscimento reciproco. Dobbiamo proporre con semplicità ciò che riteniamo il bene di tutti».
Un impegno, dunque, non solo dei volontari, ma dell’intera presenza della Chiesa all’Esposizione, che testimonia «l’integralita di tale proposta circa il tema del nutrimento».
E qui, nella ricerca del “senso”, del significato più autentico dei valori da proporre, arriva una sorta di riserva, posta dall’Arcivescovo «cordialmente», circa la debolezza con cui Expo ha affrontato alcuni temi. Cita il Cardinale, il presidente Mattarella che, appena pochi minuti prima alla Cerimonia conclusiva, ha ricordato lo scandalo della fame. «Va sfatato il mito, scandisce Scola, che la fame sia un problema irrisolvibile». Così come, sempre parlando delle “debolezze” di Expo, il Cardinale indica la necessità di quello che definisce «un nesso maggiore tra la vita concreta del popolo e le leve del potere a diversi livelli, nesso più rispettoso della base».
E,infine, prima della recita corale del Padre Nostro, delle immancabili fotografie e selfies di rito, ancora una consegna che guarda al domani. «Non spaventatevi per il cammino che ci aspetta con la Visita del Papa, la Visita Pastorale diocesana e il Giubileo».
È proprio sul Giubileo e il “modello” Expo, tanto dibattuto in questi giorni, un’ultima risposta ai giornalisti.
«Sono due cose molto diverse, ma dal punto di vista della genialità organizzativa direi che la Milano di Expo può essere un modello per Roma. Tra Milano e Roma siamo pur sempre in Italia, fino all’ultimo momento anche qui avevamo pura di non farcela, ma eravamo certi nel profondo di riuscire e abbiamo fatto bene l’Esposizione. Io penso che sarà così anche per il Giubileo».
Insomma, un bel momento per finire un’esperienza straordinaria, come dicono le tre “voci” che, a nome delle centocinquanta persone tra guide, team leader, personale volontario di custodia e accoglienza, raccontano brevemente come hanno vissuto questi sei mesi.  
Elena Catenazzi, team leader, parla dell’«esperienza
interessante e arricchente che ho potuto vivere a contatto con persone di provenienza, mentalità e religione diverse». «Per me è stata un’esperienza personale e lavorativa, in cui i visitatori stessi hanno interagito con noi dando sempre riscontri positivi. Poter accogliere con calore umano e sempre con il sorriso è stato bello e importante», aggiunge Federica Federici, laureata in management internazionale, guida del Padiglione Santa Sede, mentre la volontaria Sara Bagarozza, che vuole fare la biologa marina, e a ventitré anni voleva essere a tutti i costi qui, ricorda «il grandissimo onore di essere stata scelta».
«Questi sei mesi sono stati molto faticosi, ma hanno disegnato un modo modo di accoglienza delle persone, per cui possiamo solo ringraziare i volontari che ogni giorno, dall’apertura alla chiusura, sette giorni su sette, sono stati presenti e hanno lavorato secondo il nostro modo», sottolinea Luciano Gualzetti, vice Commissario del Padiglione.

Più di due milioni di visitatori. E, poi, i momenti di approfondimento, i gesti importanti di condivisione, il tema di Expo rispettato e, anzi, reso più bello e convincente dal richiamo a quel cibo necessario quanto il nutrimento fisico e l’energia per la vita, che è il cibo spirituale. E, poi, i premi, come quello del Bie, proprio per aver centrato e compreso il riferimento “alto” di Expo e per non aver abbassato la guardia di fronte alla denuncia delle grandi ingiustizie come la fame nel mondo e l’ineguaglianza. Insomma, per essere stati davvero la “spina nel fianco” e coscienza critica dell’Esposizione, come il cardinale Giafranco Ravasi, commissario generale del Padiglione Vaticano, al National Day della Santa Sede, definì la presenza della Santa Sede in Expo.
Questo è il senso di una scelta voluta e che ha vinto, nel più complessivo successo di Expo, che in queste ore chiude i battenti, così come i Padiglioni, anche quello della Santa Sede, che ha registrato più di un milione e mezzo di visitatori, mentre in 250mila hanno varcato la soglia dell’Edicola Caritas.
Nel corso dei sei mesi dell’Esposizione Universale, il Padiglione ha organizzato dodici eventi culturali alla presenza dei massimi esponenti della comunità ecclesiale, delle istituzioni nazionali e internazionali.  All’interno del Padiglione è stata inoltre promossa, seguendo le indicazioni di papa Francesco, una raccolta fondi per sostenere soprattutto le donne e i bambini presenti nei campi profughi dell’area mediorientale. Grazie alla generosità dei visitatori sono stati raccolti 150mila euro. Un milione i magneti, con l’effige di papa Francesco, distribuiti, e diecimila copie dell’Enciclica “Laudato Si’” in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo per cui è stata lasciata un’offerta libera dai visitatori. La Chiesa in Expo si è dotata anche di un mensile free-press, NoiExpo, realizzato da Avvenire e Famiglia Cristiana con l’Ufficio comunicazione Chiesa in Expo per approfondire i temi dell’Esposizione Universale e per raccontare la presenza della Chiesa a Expo. 5 numeri da 40 pagine formato tabloid, stampati ognuno in 500 mila copie e distribuiti gratuitamente al padiglione della Santa Sede, all’Edicola Caritas, nelle parrocchie, nei pressi delle principali stazioni della metropolitana di Milano.
Il profilo ufficiale Twitter del Padiglione è stato seguito da oltre 2.200 follower.