Incontro, conoscenza reciproca, testimonianza, verità. Sono i temi che hanno caratterizzato la consegna del "premio Sant’Agostino per la promozione del dialogo interreligioso nel Mediterraneo", tenutasi oggi domenica 25 novembre presso la Biblioteca Ambrosiana.
Proprio dalla figura del Santo di Ippona (scelto dai promotori per la sua doppia radice: nato in Africa, ha trovato la fede in Europa, ha svolto la sua opera pastorale nell’attuale Algeria) ha preso spunto il cardinale Angelo Scola, premiato come Presidente della Fondazione internazionale Oasis. "Sant’Agostino – ha ricordato – è certamente uno dei teologi che più hanno inciso nello sviluppo del pensiero cristiano, in quello sforzo di auto-comprensione che la comunità cristiana è chiamata continuamente a rinnovare e approfondire".
Una figura che non soffre il passare del tempo, ha aggiunto Scola citando Papa Benedetto XVI: "In una catechesi di qualche anno fa, commentando un passo delle Confessioni, il Papa ci ha aperto uno squarcio sul suo mondo interiore, affermando: «Quando leggo gli scritti di sant’Agostino non ho l’impressione che sia un uomo morto più o meno milleseicento anni fa, ma lo sento come un uomo di oggi: un amico, un contemporaneo che parla a me, parla a noi con la sua fede fresca e attuale»".
Qual è uno dei messaggi che dice all’oggi il santo? "Sant’Agostino è stato l’uomo della ricerca inesausta della verità", ha spiegato l’arcivescovo di Milano. Un percorso per il quale "è stato accostato ad alcuni grandi esponenti delle altre tradizioni religiose". Ricerca conclusasi con una consapevolezza: che invece di raggiungere la verità, era stata la verità a raggiungere lui.
"Questa consapevolezza – ha affermato il card. Scola – è tanto più necessaria in una società plurale quale quella odierna, qualora essa non voglia appiattirsi su un infecondo relativismo. Come ho affermato nella Lettera Pastorale 2012, oggi «i cristiani […] sentono la responsabilità di proporre la vita buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Non pretendono una egemonia e non possono sottrarsi al dovere della testimonianza»".
Riflessione che l’arcivescovo ha tenuto a ribadire: "L’alternativa tra egemonia e testimonianza è davvero cruciale. E Sant’Agostino, con la sua vita e con i suoi insegnamenti, ci mostra come la seconda delle due posizioni sia più adeguata alla natura stessa della verità".
La logica della testimonianza, ha aggiunto Scola, "si traduce oggi nell’impegno per la libertà di religione, in tutte le sue dimensioni" e sarà un tema centrale nel 2013, anno costantiniano, ricordo di quando quando nel 313 d.C. il pensiero giuridico romano incontrò la novità cristiana, realizzando alcune conquiste decisive per il progresso spirituale dell’umanità e diede inizio alla libertà religiosa".
L’augurio conclusivo del cardinale è dunque che "le istituzioni coinvolte nel Premio possano trovare il modo di far conoscere maggiormente la ricca eredità spirituale di Sant’Agostino, anche per le società arabe e musulmane oggi in talora tumultuosa transizione, eventualmente mettendola in parallelo con altre esperienze spirituali che, nel comune spazio della fede monoteistica, hanno affrontato il grande tema, esistenziale prima che intellettuale, della ricerca della verità". L’attività che, dal 2004, promuove a livello culturale la Fondazione Oasis.
Il riconoscimento, promosso da un comitato di personalità tra cui rettori e docenti universitari, direttori di agenzie e riviste, giornalisti, politici, ambasciatori, è stato consegnato oltre al cardinale Angelo Sola anche ad André Azoulay, al principe Ghazi Bin Muhammad Bin Talal, a Frédéric Lenoir.
Azoulay, consigliere del Re del Marocco, presidente della Fondazione Euromediterranea Anna Lindh (ha creato dalla sua fondazione nel 2005 una rete di 3mila organizzazioni con azioni di piccola e grande portata per la reciproca percezione tra i popoli di diverse culture e religioni), ha auspicato un sempre più intenso dialogo e conoscenza, affermando che «il vero nemico in questo momento è l’ignoranza».
Il Principe Ghazi Bin Muhammad Bin Talal è stato premiato come promotore del progetto A Common Word, che ha reso possibile la stesura di una lettera "che attesta il terreno comune tra cristianesimo e islam", sottoscritta da 138 eminenti musulmani tra sapienti, ministri del culto e intellettuali da tutto il mondo, rappresentando "tutti i maggiori stati e le religioni del mondo dove l’Islam è presente".
Infine Frédéric Lenoir, direttore di "Le monde des religions" (rivista bimestrale fondata nel 2003 che propone un approccio laico al fatto religioso), ha ricordato un’affermazione contenuta nelle Confessioni sant’Agostino: si può trovare Dio solo dentro se stessi, ma spesso non lo si trova perché non si riesce ad essere abbastanza se stessi. Quindi, ha concluso, "Non dimentichiamo mai di esser noi stessi per saperci meglio all’alterità".
Al premio ha aderito anche il Governo italiano, che in un messaggio della presidenza della Camera che ha auspicato "l’impegno da parte di tutti per costruire un futuro di armonica e pacifica convivenza fondato sui diritti della persona" e del ministero dell’Interno che ha ricordato come "il fenomeno migratorio, che caratterizza con sempre maggiore forza gli scenari sociali dei paesi del mondo, ci stimola a considerare il tema della coabitazione tra credi e culture differenti all’interno della medesima società quale ulteriore via per l’integrazione".
Milano
Scola al premio Sant’Agostino: «Testimonianza nella società plurale»
Insieme all’Arcivescovo premiati per il dialogo interreligioso nel Mediterraneo anche André Azoulay, il principe Ghazi Bin Muhammad Bin Talal e Frédéric Lenoir
di Filippo MAGNI
25 Novembre 2012