«Le nostre comunità sono in genere molto generose quando chiedete aiuto. Ma ci piacerebbe fare molto di più. Auspico che si instauri uno scambio autentico di stili di vita e testimonianze». Lo ha detto giovedì 27 agosto l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, a conclusione di un incontro in Arcivescovado con un gruppo di alcune decine di missionari e missionarie, una piccola rappresentanza di coloro che in questi giorni sono tornati a casa per un breve periodo di riposo da 11 diversi Paesi.
Nel colloquio, introdotto dal responsabile dell’Ufficio missionario della Diocesi don Antonio Novazzi, il Cardinale ha illustrato le tante fatiche che deve oggi affrontare la Chiesa in Europa e a Milano: il difficile passaggio «da una fede per convenzione ad una per convinzione»; il dramma dell’immigrazione «in un anno nel quale si prevede che arrivino in Europa un milione di persone»; il terrorismo islamico «che alimenta la paura e rende l’accoglienza più difficile»; la difficile uscita dalla crisi economica che coincide con gli esiti ancora ignoti del passaggio di secolo seguito alla caduta dei muri. Ma soprattutto ha voluto ascoltare il racconto dei missionari.
Maria Grazia Zambon, missionaria fidei donum ad Ankara, ha invitato a non guardare al mondo islamico come a un monolite: «I miei amici musulmani hanno paura quanto me dell’estremismo islamico».
Padre Arvedo Godina, in Mali da 25 anni, confessa di essere rimasto avvilito dal dibattito politico che si fa in Italia sul tema dell’immigrazione: «Sento dire di rimandarli a casa, vorrei dire a quelli che pronunciano quelle frasi che nel mio villaggio quando torno, ci sono persone poverissime, che mi lasciano la capanna per dormire».
Ma ci sono anche terre di missione in cui i problemi che le Chiese devono affrontare non sono poi tanto diversi da quelli che si vivono in Europa. Ester Perego, missionaria saveriana che opera in una parrocchia di 250 mila abitanti a sud di San Paolo in Brasile, parla di secolarizzazione: «Un tempo eravamo egemoni, ora non lo siamo più. In tanti abbandonano la Chiesa e spesso trovano rifugio nelle sette evangeliche».
Grandi cambiamenti attraversano anche una realtà come il Bangladesh. «La veloce industrializzazione sta avendo un forte impatto anche sugli indici di natalità: in famiglia sia il marito sia la moglie lavorano e spesso rinunciano ad avere figli», spiega padre Giampaolo Gualzetti del Pime.