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Riflessione

Scola: accompagnare le famiglie ferite
accogliendo l’invito alla misericordia

Pubblichiamo un estratto dell'articolo che l'Arcivescovo ha scritto per la rivista «Il Regno» in vista della XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. In allegato il testo integrale

del cardinale Angelo SCOLA Arcivescovo di Milano

10 Maggio 2015

Pubblichiamo un estratto dell’articolo del cardinale Angelo Scola «La famiglia soggetto di evangelizzazione», scritto per la rivista Il Regno in vista della XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. In allegato il testo integrale

Come accompagnare i fedeli che si trovano in situazioni matrimoniali canonicamente irregolari accogliendo l’invito alla misericordia?

Tenendo conto della singolarità di ogni situazione, l’Arcidiocesi di Milano ha preso una iniziativa in via sperimentale. Ha creato un apposito Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati ove i fedeli che vivono situazioni matrimoniali dolorose e canonicamente irregolari potranno trovare operatori preparati ad accoglierli, ad ascoltarli attentamente e ad orientarli su vie possibili per l’affronto della loro situazione, individuando i percorsi più adeguati. Un tale ufficio è pensato come un servizio pastorale per i fedeli che vivono l’esperienza della separazione coniugale agevolando, laddove se ne diano le condizioni, l’accesso ai percorsi canonici per lo scioglimento del matrimonio o per la dichiarazione di nullità (giungendo nei casi dovuti fino alla presentazione del cosiddetto libello presso il Tribunale diocesano). Caratteristica peculiare di tale ufficio, che sarà gratuito, è quella di essere espressione diretta della cura del Vescovo verso i fedeli, favorendo l’accelerazione dei tempi di verifica e collaborando con l’opera dei consultori familiari e con i patroni stabili del Tribunale ecclesiastico. È necessario qui precisare con chiarezza che il compito di tale ufficio lascia inalterata la competenza dei Tribunali ecclesiastici.

Vivere la comunione ecclesiale. Conviene ribadire che nella Chiesa i divorziati risposati che intraprendono un percorso di ripresa della vita di fede, non devono interpretare l’impossibilità ad accedere alla comunione sacramentale e al sacramento della riconciliazione come una esclusione dalla comunione ecclesiale. La disciplina della Chiesa in materia vuol essere, al contrario, l’indicazione di un cammino possibile da compiersi nel tempo mediante un accompagnamento da parte della comunità cristiana e di persone adeguatamente preparate. L’impossibilità di accedere alla comunione sacramentale è concepita come una parte significativa di un positivo cammino spirituale di comunione con tutta la Chiesa. È questa un’affermazione della Chiesa, contenuta in particolare nelle esortazioni apostoliche Familiaris Consortio e Sacramentum Caritatis, ove si arriva ad indicare le modalità con cui questa comunione può essere opportunamente vissuta nel rispetto del percorso che si sta compiendo.

Compiti ecclesiali. Quando si verifica un effettivo cammino di conversione è opportuno riconoscere a questi fedeli la possibilità di esercitare alcuni servizi ed assumere alcuni uffici nella Chiesa in favore della comunità cristiana in alcune circostanze precise e dopo opportuno discernimento pastorale. Mi riferisco, ad esempio, al fatto che essi possano svolgere il compito di lettore o di catechista nella comunità e, se si danno le condizioni adeguate, svolgere il ruolo di padrino e di madrina per il battesimo e per la cresima. Finora le indicazioni del magistero e la prassi pastorale raccomandavano di non far accedere i fedeli in situazioni canonicamente irregolari a tali compiti. Nel caso dell’ufficio di padrini e di madrine perché, a causa della propria condizione, potevano procurare scandalo agli altri fedeli e non erano ritenuti adatti a coadiuvare direttamente i genitori nel compito di educare nella fede i figli. Tuttavia, questa cautela può essere giustamente rimossa nel momento in cui questi fedeli si trovano in un percorso di revisione autentica della propria vita. Anzi non è escluso che il loro percorso di conversione possa risultare una testimonianza utile a stimolare tutti i fedeli a vivere con rinnovato impegno la vocazione battesimale. Assumere questi compiti può essere per loro un aiuto ad andare fino in fondo al percorso della fede nella loro condizione particolare e per la comunità un segno di quanto la grazia del Signore opera nel cuore delle persone. In tal modo possono effettivamente coadiuvare i genitori nell’educazione alla fede dei loro figli.

La via della testimonianza. Il Vangelo del matrimonio e della famiglia è reso pienamente noto attraverso la testimonianza di chi espone se stesso nella verità dell’amore rivelatoci dal Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per noi. Si pensi innanzitutto a quegli sposi che proprio nel matrimonio e nella famiglia hanno trovato la via della propria santificazione, come ad esempio santa Giovanna Beretta Molla, Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, beatificati da san Giovanni Paolo II nel XX anniversario della esortazione apostolica Familiaris Consortio, e i Beati Luigi Martin e Zelia Guerin, genitori di santa Teresina di Lisieux. Essi ricordano, insieme a tanti santi genitori, che il matrimonio e la famiglia, come affermato dal Concilio Vaticano II, sono realmente vie di santificazione.

La potenza della grazia di Dio – che si mostra efficace anche nella nostra debolezza – consente nel tempo la fedeltà e la ripresa che permettono all’uomo e alla donna di vivere il mistero nuziale.

 

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Un nuovo Servizio pastorale istituito dal cardinale Scola per approfondire il significato e le conseguenze pratiche del concetto della famiglia come soggetto di evangelizzazione. Sarà operativo dall’8 settembre in Arcivescovado e in due sedi periferiche a Lecco e a Varese. Il responsabile sarà don Diego Pirovano