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Evento

Scola: «Abbiamo tutti bisogno di comprendere che l’uomo è uno di anima e corpo»

In piazza Duomo migliaia di spettatori riuniti davanti alla Cattedrale per il grande evento di preghiera, cultura, musica e arte con cui si è inaugurata ufficialmente la partecipazione della Chiesa a Expo Milano 2015

di Annamaria BRACCINI

18 Maggio 2015

Le parole semplici, quasi gridate con il cuore, dal cardinale Maradiaga, che, alla fine del suo mandato quale presidente di Caritas Internationalis, dice: «Siamo riconoscenti di essere qui, vogliamo un fiume di preghiera, di carità, di amore e di condivisione»; poi, le note dolci e suadenti del violino solista che esegue Bach, mentre la gente continua ad affollarsi fino oltre piazza Duomo e i delegati di ogni parte del mondo creano uno straordinario affresco di colori di pelle, tradizioni, provenienze. È l’inizio della grande serata “Tutti siete invitati”, che segna l’avvio ideale della presenza della Chiesa in Expo. In prima fila siede il cardinale Scola, accanto a lui ci sono il cardinale Maradiaga e il cardinale Tagle, Vescovi, rappresentati politici e della società civile, il Consiglio Episcopale, sacerdoti, persone note e sconosciute. 
Tutti riuniti per dire che la fame «si può sconfiggere, basta la volontà politica», come spiega l’Arcivescovo ai giornalisti che lo assediano. 
Il Duomo che si colora di blu, di argento, d’oro, è – manco a dirlo -, splendido, quando Piera degli Esposti, con la sua voce forte e suggestiva, recita i brani della Creazione nel Genesi. L’applauso non si fa attendere alla fine della sua esibizione che è, in verità, molto di più, quasi un dialogo intimo con la piazza attraverso la Scrittura. La famosa melodia della popolarissima Marcia di Elgar, appunto spopola; la lettura della Pesca Miracolosa dal Vangelo di Giovanni prelude all’intermezzo della “Cavalleria Rusticana”, e, così, si affacciano persino gli avventori che stanno cenando negli eleganti ristoranti in piazza del Duomo. 
I Promessi Sposi, il Classico dei Classici, con il brano del pane del perdono offerto a fra’ Cristoforo – pane per il corpo e l’anima, pane di generosità, pane dello Spirito – fa da straordinario contraltare all’ “Ave Maria” cantata da Davide Van de Sfroos, in un dialetto lombardo che convince tutti e fa piangere qualche anziano che mormora, “Che bel el me dialett, che bel sentir nominà il Rusari!”. 
La pagina delle Nozze di Cana, come un’icona, volutamente scelta per il suo evidente richiamo al nutrimento, indica la forza di Maria quale mediatrice verso il Signore, attraverso il testo, davvero magnifico, di Luca Doninelli, letto, così come il brano dei Promessi Sposi, da una brava Elisabetta Pozzi. 
Le piante di Ulivo, simbolo di pace, paiono circondare, in uno dei momenti più attesi della serata, la splendida voce e la presenza scenica di Tania Kassis, soprano di fama internazionale, che canta la “sua”, in tutti i sensi – l’ha pensata e scritta -, “Ave Maria”, con la eco di due giovani sunniti che intonano l’invito alla preghiera tradizionale dell’Islam, “Allah è grande”. 
L’applauso, uno dei più prolungati della serata, fa ben sperare per il futuro di quella vera comprensione di cui Milano stasera è immagine. 
«Il primo passo della carità è l’accoglienza», dice il giornalista Alessandro Zaccuri, che, subito dopo, sale sul palco con il rappresentante della Caritas del Senegal, padre Ambroise Tine che racconta la situazione del suo Paese in dialogo con don Giuliano Savina, sacerdote ambrosiano. «Milano va abitata» e se lo dice lui, che è il parroco di San Martino in Greco, che ospita il Refettorio ambrosiano, c’è da crederci. 
L’intervento di padre Pius Perumana, direttore della Caritas del Nepal, capace di chiamare per nome la tragedia che ha colpito la sua patria, commuove quando si appella a tutti, dicendo «non lasciateci soli». E nessuno lo farà, perché alla fine della serata si raccolgono generose offerte per i terremotati. 
Un modo giusto e bello, dice ancora Zaccuri, per prepararsi al “Caritas Day” di domani in Expo, in cui si confronteranno i centosettantaquattro rappresentanti delle Caritas presenti in ottantacinque Paesi, uniti simbolicamente a tutti i milanesi, dall’Inno Mondiale contro la Fame nel mondo, eseguito dalla giovane artista di Panama, Mariaesteli Rios. 
La testimonianza letteraria da “Marcellino Pane e Vino” e ancora musica, invitano all’ascolto di uno dei monologhi più attesi. «Il nostro destino dipende da cosa mangiamo. Qualcuno potrebbe pensare che solo la modernità ha portato a disordini psicologici e fisici legati al cibo. Non è vero, basta leggere la Bibbia, il più grande libro di cucina mai scritto», esordisce Giacomo Poretti. Il resto non lo si può raccontare, solo risentire, ma il significato è chiaro: «il Signore è un grande “nutrizionista”, il più grande». 
E, infine, mentre su Milano e il Duomo è scesa una notte illuminatissima, ancora musica sacra con la scenografica entrata, dal Portale centrale del Duomo, di alcuni Corpi Musicali della Diocesi che eseguono il “Tantum Ergo Sacramentum”. Nel silenzio, il Cardinale, inginocchiato nel cuore del sagrato, prega nell’Adorazione al Santissimo, che si intravede dal tabernacolo dell’Altare Maggiore della Cattedrale. 
La Prima Lettera ai Corinti di Paolo proposta dalla degli Esposti, prima dell’ “Ave Verum Corpus”, assai ben diretto da Alesandro Cadario, con i giovani di FuturOrchestra e la riflessione dell’Arcivescovo, sono il sigillo della serata, con l’appello paolino millenario e attualissiamo alla carità.  
Il ritornello “Signore da chi andremo? Tu sei pane vivo che dà la vita”, accompagna il ritmo della preghiera offerta dall’Arcivescovo: un ideale dialogo con il Signore. «Come nella Cena del Cenacolo da duemila anni continui ad offriti, tu Cristo del Padre, trasforma il nostro cuore a immagine del Tuo. Tu che tutto copri sotto l’apparenza del Padre, che tutto sopporti, Gesù, carità elargita per tutti e a tutti, consenti anche a noi di tutto sopportare, tu che sei paziente, benigno con le nostre debolezze, tu che non ti sei vantato di essere Dio, che hai sopportato  l’ignoranza di chi ti ha portato alla croce, facci prendere parte a te, perché impariamo a non vantarci, a non cercare il nostro interesse, ma a compiacerci nella verità. Fame di bellezza, bontà e verità, di amare e di essere amati non permettere che venga a tacere questa fame radicale: tieni sempre aperta la ferita, liberaci dall’indifferenza. Signore, oggi come ieri, con ‘Eucaristia, donaci il pane quotidiano perché noi possiamo diventare cibo per i fratelli e per il mondo. Tu vita nostra, rendici responsabile di ogni vita, dai concepiti ai moribondi, testimoni per i giovani del bell’amore, ascoltatori appassionati di ogni grido di miseria, dei carcerati, dei migranti, degli esclusi, così che tutti, giovani, vecchi, bambini, uomini e donne, credenti e non credenti, possano essere saziati  dalla tua carità e nulla vada perduto. Noi crediamo in te, speriamo in te, te adoriamo. Fa scendere su di noi la tua benedizione. O Madonnina, che vegli su noi tutti, insegnaci a fare tutto quello che tuo figlio ci dirà». 
Insomma, un grande successo per la serata curata da don Davide Milani, con Luca Doninelli, Giuseppe Frangi, Andrea Chiodi – il talentuoso regista -, Giuditta Lombardi, Giacomo Poretti, don Franco Manzi, Francesco Porcelli, Daniele Bellasio, Marco Bergamaschi, Luciano Piscaglia e Luciano Gualzetti. Serata che si conclude con la Lettura del Vangelo di Marco della moltiplicazione dei pani e dei pesci e  l’Ave Maria di Gounod, cantata da dalla beniamina dei giovani, Deborah Iurato. 
«Noi milanesi accogliamo con affetto tutti coloro che ci sostengono e che sono stati uniti a noi nel tentativo di mostrare, attraverso l’arte, che l’uomo è uno di anima e di corpo e che non di solo pane vive. Dobbiamo crescere nel dare il pane a tutti. Un augurio del tutto speciale al cardinale Tagle che è diventato presidente della Caritas Internationalis in questi giorni», dice, con un’ombra di commozione nella voce, il Cardinale lasciando la piazza.