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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Hinterland

Scola a Vignate: «Questa celebrazione storica
faccia vivere di più nel Signore»

Il Cardinale ha presieduto la Celebrazione Eucaristica per la Dedicazione del nuovo altare. «Trasformate l’amore di Cristo in azione», ha detto ai moltissimi fedeli riuniti nella parrocchia di Sant’Ambrogio

di Annamaria BRACCINI

19 Febbraio 2017

Un giorno «benedetto», «storico», che non si ripeterà. Anche per questo, pur nel grigio delle nebbie padane, c’è aria di festa diffusa a Vignate, piccolo centro del Decanato di Melzo, in Zona pastorale VI. 
Il parroco, don Luigi Citterio con il vicario parrocchiale, don Fulvio Bertini, accoglie il Cardinale sul sagrato della parrocchia di Sant’Ambrogio, tra le note eseguite dalla Banda musicale civica e l’emozione dei più piccoli e dei ragazzi dell’Iniziazione cristiana che porgono il loro striscione di benvenuto, autografato dall’Arcivescovo che, a Vignate, arriva per la Dedicazione dell’altare. 
Questa è, appunto, la ragione per cui il parroco parla di giorno benedetto. Nella chiesa, che non riesce a contenere i fedeli, tanto che viene collegato anche il salone del Centro parrocchiale e l’audio della Celebrazione è diffuso nella piazza antistante, don Citterio parla di «un momento di pienezza, gioioso per essere intorno al vescovo Angelo, chiedendo al Signore di custodire le pietre spirituali» che sono il popolo di «ricco della fede di intere generazioni che qui hanno pregato». In prima fila siedono il Sindaco, il Consiglio Comunale, le Autorità civili e militari e non manca la religiosa al cui progetto si devono i nuovi poli liturgici significativamente inaugurati al termine delle Giornate Eucaristiche, vissute dalla Comunità nella preghiera delle 40 Ore e con la  predicazione del padre gesuita Giancarlo Bagatti nativo di Vignate, che concelebra.  
La benedizione dell’acqua, l’aspersione, con questa, dell’assemblea e l’inaugurazione dell’ambone, rendono l’avvio della Messa ancor più solenne e partecipato.   
Evidente la gioia dell’Arcivescovo che, in avvio dell’Omelia, sottolinea: «Sono commosso dal vedervi cosi numerosi, con la presenza di tutte le generazioni riunite insieme. Tuttavia, la vera ragione per cui siamo lieti non è la bellezza artistica ,che pure vediamo iscritta in queste pietre», ma essere con Cristo «che è, insieme, sacerdote che offre il sacrificio, vittima che offre se stesso e altare come Golgota piantato nel centro del Cosmo». 
Ed è proprio dal rilievo che assume la Messa per la Dedicazione, deve nascere qualcosa, indica Scola. «Questa Celebrazione storica ci spinge a vivere di più nel Signore, portando nella nostra esistenza di tutti i giorni il modo di sentire di Cristo, di vedere, di condividere, con passione, la fragilità e il bisogno degli altri. La nostra Comunità cristiana trova, nel giorno delle Dedicazione dell’altare, la decisone umile e semplice di comunicare la bellezza, come dice San Paolo, di un ritorno a Gesù». 
L’affidamento, per poter vivere in pienezza il pensiero di Cristo, è a Maria e ai Santi, le cui reliquie vengono, dopo poco, murate nel nuovo altare. «Preghiamo e affidiamo chi è nella prova, nella malattia, nella difficoltà per aver perso il lavoro. Accogliamo gli ospiti stranieri che arrivano tra noi. Abbiamo bisogno di una politica equilibrata, ma sapendo che dall’immigrazione nascerà il volto del nuovo cittadino europeo e sappiamo quanto, nella nostra stanca Europa, vi sia bisogno di rinnovamento anche per il gelo demografico che, tra noi, è ormai irrecuperabile (un 15% di nascite perse in 4 anni). Gelo perché abbiamo mancato di comprendere il senso profondo della vita e, dalle Istituzioni, sono mancate politiche adeguate per la famiglia». 
Con il Vangelo di Giovanni, nell’episodio dell’adultera appena proclamato, il Cardinale approfondisce il senso di un’appartenenza cristiana che non può chiudersi solo nelle chiese. «Chi di noi non si commuove davanti al Vangelo di oggi? Siamo pieni di fragilità e abbiamo bisogno di invocare l’amore di misericordia di Cristo per ritrovare la via giusta al fine di camminare nella vita di tutti i giorni secondo lo stile di vita di Gesù. Siamo figli di un Dio che si è giocato con la storia, che è venuto per essere via verità e vita, ma se lo escludiamo dal quotidiano, se riduciamo il rapporto con Lui solo al pur importantissimo e fondamentale gesto eucaristico, dimenticandolo quando usciamo dalla chiesa, significa che non siamo arrivati al cuore del Cristianesimo». . 
Il riferimento è alla Lettera Apostolica, Misericordia et Misera, pubblicata da papa Francesco al termine dell’Anno straordinario dedicato alla Misericordia e che proprio nel suo titolo cita le parole con cui sant’Agostino delinea l’incontro tra Gesù e l’adultera. «Come non identificarci con quella misera? Anche noi siamo sepolti spesso da una tristezza che viene dall’essere nella colpa. Ecco: l’aiuto che ci offre la Dedicazione di questo altare è domandare il perdono al Signore, riconoscendo che abbiamo bisogno del suo abbraccio di amore che perdona. Così la nostra vita sarà più piena. Che la memoria di questa giornata si fissi bene per imparare l’amore di Gesù in azione, in modo da affrontare tutta la realtà con questo amore che oggi ci viene dato con amplissima misura». 
Poi, la Liturgia della Dedicazione, con le Litanie dei Santi, la deposizione delle Reliquie dei santi Ambrogio, Tonino e Clemente Martiri (che erano già nell’altare antico), madre Teresa di Calcutta e del beato Luigi Biraghi, battezzato a Vignate; la preghiera di Dedicazione, l’unzione, l’incensazione e la copertura dell’altare. Infine, l’accensione delle candele e l’illuminazione della chiesa, gesto e simbolo della luce di Cristo che entra nel mondo.   
E, alla fine, ancora due raccomandazioni da parte dell’Arcivescovo che, come consuetudine in ricordo del Rito compiuto, dona alla parrocchia una Casula. «Vedo la grande vitalità che caratterizza la parrocchia, raccomando la custodia della famiglia come unione fedele e aperta alla vita  tra l’uomo e la donna. La famiglia così concepita resta il fulcro della vita ecclesiale e la cellula base della vita civile. Essa ha, poi, una fondamentale importanza in merito alla generazione, che non è solo mettere al mondo i figli ma educarli», come dimostra il ruolo cruciale dei nonni. 
«Anche le cosiddette famiglie ferite devono impegnarsi con serietà nella direzione di questo tipo di educazione. In Italia manchiamo, da decenni, di politiche familiari e, per questo, il gelo demografico è più tragico che in Paesi d’Europa pur più secolarizzati come la Francia: la famiglia deve avere anche questa funzione sociale». 
Da ultimo, l’invito è rivolto specificatamente ai ragazzi e ai giovani: «Educarsi al bell’amore, all’amare in vista della chiamata che il Signore, che sia nel matrimonio o nella consacrazione. Per questo bisogna vivere a pieno la vita dell’oratorio e della Comunità».