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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Milano

Scola a Quarto Oggiaro: «La vostra nuova chiesa un segno bello di speranza»

Il cardinale Scola ha benedetto il luogo dove sorgerà la nuova parrocchia Pentecoste a Quarto Oggiaro e posto la prima pietra dell’edificio di culto. Parlando alla comunità ha detto: «siate pietre vive della chiesa, costruendo la vita sulla roccia che è Cristo»

di Annamaria BRACCINI

14 Giugno 2014

Un segno di speranza e di bellezza, per una comunità che lo attendeva da ben ventisette anni. La benedizione e posa della Prima pietra da parte del cardinale Scola, della parrocchia Pentecoste a Quarto Oggiaro, è questo. Un momento, appunto, che fa guardare con rinnovata fiducia la domani, pur in un tempo di crisi non ancora superata. Lo sottolinea l’Arcivescovo, che arriva nella struttura di un asilo comunale dove ha trovato spazio in questi anni la parrocchia. Ad attenderlo ci sono anche il vicario di Zona I-Milano, monsignor Carlo Faccendini, il responsabile dell’Ufficio amministrativo della Curia, don Norberto Donghi con don Luca Violoni, il decano padre Mario Veccheierelli, e colui che, oltre dieci anni fa, vinse il concorso internazionale per l’edificio, l’architetto italo-sloveno, Boris Podrecca, anche lui emozionato.

Lo accoglie, tra tanta gente di questo quartiere dalla storia non facile, il parroco, don Ambrogio Basilico, che subito dopo aver firmato la pergamena che verrà posta all’interno della prima pietra così come fanno anche il Cardinale e Podrecca, dice: «Qui è nata nostra la comunità ed è cresciuta nella pratica della fede e qui, in un luogo non più adeguato – d’inverno addirittura piove all’interno – vorremmo vivere questi mesi come un’occasione per ripensare il nostro modo di essere chiesa. Per questo abbiamo voluto lanciare l’idea una chiesa nuova per una nuova Chiesa».

E questa espressione piace all’Arcivescovo che arriva nell’area dove sorgerà la chiesa in processione percorrendo i quattrocento metri che separano la “vecchia” dalla “nuova” Pentecoste, tra le palazzine dell’urbanizzazione anni ‘60 e le gru e i palazzoni del nuovo quartiere che sta nascendo sull’asse di via De Pisis.

«Con questa frase – una chiesa nuova per una nuova Chiesa – avete mostrato di capire in profondità cosa significhi la gioia di edificare tra le case un luogo di culto. Pensando a questo quartiere, alla sua energia e al suo travaglio, la nostra gioia è piena perché il Signore ha scelto ognuno di noi battezzati come pietre vive di questa chiesa. Quando, specie la domenica, conveniamo dalla nostre case nel tempio lo facciamo per riconoscere che Gesù sta al cuore ed è al centro della nostra vita. Se edificassimo la chiesa solo con le pietre di costruzione non sarebbe ancora nulla, anche se avete avuto il dono di un architetto di grido e, con ogni probabilità, verranno da lontano a vedere la vostra chiesa», osserva l’Arcivescovo cui sono davanti tanti fedeli che indossano magliette con scritto, “Pietre vive, Pentecoste”.

«Se con tutte le nostre fatiche, ansie, gioie, prove, forme di fatica ed emarginazione, ma anche gesti di condivisione e carità, con la generosità dei vostri giovani, attraverso la catechesi con cui vi formate, sarete le pietre vive, sarete davvero chiesa in senso proprio e pieno. Darete senso autentico allo sforzo così coraggioso che state compiendo in un momento di travaglio e di forte cambiamento della nostra società», aggiunge.

Il pensiero va a Expo 2015: «Chissà se riusciremo ad affrontare il problema della fame del mondo che, ricordiamolo, è in larga parte frutto di scelte politiche che non si fanno».

Dalle Letture della liturgia, con il richiamo alla costruzione sulla roccia che è il Signore nel vangelo di Matteo, nascono le due indicazioni che il Cardinale lascia alla comunità.

«Chi non costruisce sulla roccia rischia di cadere, mentre anche se sbagliamo e chiediamo perdono, il Signore non ci lascia, non ci trascura mai. Siamo tutti uguali davanti a Lui: nella chiesa siamo tutti soggetti e nessuno è cliente. Diamo testimonianza di questo: la salvezza indica che Gesù ci ha preceduto nella risurrezione e ci as-sicura, ci mette al sicuro per sempre, al di là della morte e del peccato. E allora possiamo capire la grande bellezza del gesto che stiamo per compiere, immagine della bellezza della vostra vita. Questa chiesa sarà il luogo fisico in cui la chiesa trasmetterà speranza, piccolo segno delle bellezza, bontà e verità del dono che abbiamo avuto.

Poi, la benedizione del campo dove sorgerà la Chiesa e della prima pietra, un piccolo parallelepipedo di marmo di Candoglia, il marmo della Cattedrale, donato dalla Fabbrica del Duomo, in cui viene inserita la pergamena e affiancato un piccolo, semplice crocifisso, anch’esso portato in processione, simbolo della prima cappellina di via Concilio da cui si è formata la parrocchia della Pentecoste.

Infine, il saluto festoso della gente, prima di una piccola festa a cielo aperto, nel cantiere – ci sono anche i costruttori Colombo di Lecco cui è affidata la realizzazione –, con il Cardinale che raccomanda: «Tenete d’occhio i lavori, spero di poter tornare per la Pentecoste 2016 a inaugurare la vostra chiesa. Teniamo tutti il cuore largo, più lo teniamo, più il nostro sguardo si allarga e la vita diventa bella».

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