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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Enclave

Scola a Campione d’Italia: «La vostra realtà singolare chiede responsabilità cristiana e civile»

Il Cardinale ha presieduto la Celebrazione Eucaristica a Campione d’Italia, cittadina-enclave in terra elvetica e facente parte della Diocesi di Milano. Nell’affollata parrocchia di San Zenone, presenti anche venti coppie che hanno festeggiato i loro anniversari di nozze. A conclusione dell’Eucaristia l’Arcivescovo si è recato al Santuario di Santa Maria dei Ghirli

di Annamaria BRACCINI

25 Settembre 2016

Una realtà singolare, in terra elvetica, dalla storia antica e legata alla Diocesi di Milano da oltre 1000 anni, da quando nel 777 d. C., il ricco possidente longobardo Totone da Campione, lasciò erede dei suoi terreni l’arcivescovo di Milano e l’abate della Basilica di Sant’Ambrogio. Da allora la piccola enclave italiana, amministrativamente in provincia di Como, non ha mai interrotto il suo rapporto con la Chiesa ambrosiana, tanto che nel Gonfalone della cittadina appaiono il Pastorale e lo staffile del vescovo Ambrogio e il parroco è membro di diritto del Capitolo della basilica santambrosiana. 
Seguendo le orme dei predecessori – ma era dal tempo del cardinale Martini, oltre 25 anni fa, che l’Arcivescovo non giungeva a Campione – il cardinale Scola presiede l’Eucaristia nella parrocchia di San Zenone, in occasione della Festa del Santuario di  Madonna dei Ghirli.    
Appena arrivato, accolto dal prevosto monsignor Eugenio Mosca in una fresca mattina tra l’azzurro del cielo e delle acque del lago, l’Arcivescovo saluta, nel bellissimo Museo parrocchiale ricco di testimonianze artistiche e storiche, il Consiglio Pastorale e, poi, il sindaco Maria Paola Mangili Piccaluga con la Giunta.  
Ai primi il Cardinale dice: «Vivete in una realtà singolare: se tutti noi in Europa stiamo attraversando un periodo di fatica qui alcune punte della complessità diventano più evidenti. I capisaldi della nostra vita cristiana, la famiglia, l’iniziazione cristiana, la dimensione culturale e popolare, va tenuta molto viva, vi invito a continuare»
Alle autorità civili spiega: «Bisogna trovare un equilibrio tra l’imponenza della Casa da gioco e la vita di tutti i giorni. Vi raccomando soprattutto l’attenzione ai bambini, ai sofferenti e anche a quel 24% di immigrati che sono tra voi. Create un microcosmo di amicizia civica e di vita buona». 
Poi, in apertura della Celebrazione, il saluto di monsignor Mosca che ricorda come l’identità di Campione non sia «qualcosa da rivendicare, ma una ricchezza da far fruttificare». 
Nella chiesa affollata risuonano le parole di ringraziamento del Cardinale. «Una gratitudine che non è formale, ma che è espressione dell’amore paterno che l’Arcivescovo di Milano, fin dai tempi antichi, ha verso questa realtà. Rileggere la vostra vicenda è illuminante anche per il vostro presente. La storia di Campione vi situa in una situazione particolare che ha reso sempre necessario un atteggiamento di lotta costruttiva perchè ne fosse difesa l’identità, la singolarità e le sue molteplici appartenenze. Ciò sembra a me molto importante anche oggi – scandisce Scola –, infatti la vostra situazione, buona per molti versi e per altri non pacifica, chiede il vostro apporto come cristiani e cittadini». 
Il riferimento è al Casinò: «L’identità di un paese deve trovare una normalità di vita nella quale le dimensioni proprie dell’umano, a qualunque condizione si appartenga, possano essere vissute e garantite per tutti, in ciò che ciascuno di noi sperimenta quotidianamente con il lavoro, il riposo, il dolore e la prova, l’edificazione della comunità cristiana e di amicizia civica, nella capacità di apertura al mondo intero, nell’assunzione consapevole dei bisogni che molti vivono in maniera tragica, pensiamo alla Siria o al martirio di molti cristiani che hanno dovuto lasciare l’Iraq».  
Dalle Letture «che oggi parlano molto di magiare e bere, della carne e del sangue di Gesù con il Vangelo di Giovanni 6», il richiamo è al cristianesimo come religione incarnata di un Dio venuto a condividere la vita di tutti i giorni e non generica aspettativa spirituale. «Partecipiamo convintamente all’Eucaristia, ma poi quando usciamo di chiesa è come se questo gesto non proseguisse, non divenisse un criterio di valutazione e di giudizio. Un primo elemento fondamentale che emerge dalla Liturgia è, dunque, aiutarci ad avere la stessa mentalità di Gesù. Se non portiamo nella vita il mangiare e il bere il Suo corpo è come se il cristianesimo si disincarnasse». 
Con il monito paolino ai Corinzi, giunge la seconda sottolineatura dell’Arcivescovo: «Anche oggi, magari con caratteristiche diverse del tempo di san Paolo, il nemico è l’idolatria. Lussuria, potere, danaro sono i grandi idoli di oggi. Chiediamoci per chi viviamo?  Che peso ha il Signore nella mia giornata?. Sono capace di rapporti autentici secondo il Vangelo?».
Da qui la consegna e il monito: «Occorre vivere, comunitariamente e nel quotidiano, la mentalità e i sentimenti di Gesù non attaccandosi agli idoli dei nostri giorni. Dobbiamo sostenerci nella carità e nell’amore di misericordia, rendendo attrattiva la Comunità cristiana nella consapevolezza della grande storia di cui siete portatori. Aprite le giornate con un segno di croce e, la sera, dite un’Ave Maria, perla preziosa e abbraccio materno che ci conduce a Gesù, Sono questi due gesti semplici che aiutano la conversione personale e comunitaria, facendoci una chiesa di pietre vive bella come la chiesa di pietre in cui ci troviamo». 
Poi, a conclusione dell’Eucaristia, la recita della preghiera di San Zenone (l’insigne reliquia del Santo fu donata alla parrocchia dal cardinale Schuster) e la benedizione delle venti coppie che hanno festeggiato i loro anniversari di matrimonio dai 10 ai 62 anni. 
Infine, la breve sosta al Santuario della Madonna dei Ghirli – “delle Rondini” o dei “Rondoni” – con lo sguardo ammirato del Cardinale che, seguendo le spiegazioni del Prevosto, ripercorre la storia dei recentissimi restauri delle pitture murarie risalenti, le più antiche, al Trecento e alla scuola giottesca, mentre del XV secolo è la statua lapidea mariana che si offre da secoli alla devozione dei fedeli.