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Iniziative di solidarietà

Sarajevo: dalla Barona
per essere segno di speranza

Il progetto partito nel 2008 coinvolge giovani provenienti da tutta Milano. Oltre all’accoglienza di bambini dagli orfanotrofi della capitale della Bosnia ed Erzegovina, ogni anno sono organizzati trasporti umanitari di viveri.

di Cristina CONTI

7 Luglio 2013

Un aiuto concreto per chi ha conosciuto la guerra. All’oratorio della Barona ogni anno ci sono iniziative di solidarietà a favore della popolazione di Sarajevo. «Il progetto è partito nel 2008 quando per la prima volta abbiamo conosciuto una realtà locale di quella città», spiega don Giovanni Salatino, vicario parrocchiale a Santi Nazaro e Celso. «Da qui è nata una rete di relazioni soprattutto con gli orfanotrofi e con un centro giovanile dove si svolgono attività pomeridiane: un ruscelletto che poi è diventato un fiume, perché oggi partecipano a questo progetto non solo giovani del nostro oratorio, ma anche altri, provenienti da tutta Milano».

Ogni anno vengono finanziate quattro borse di studio per i giovani di Sarajevo, che indipendentemente dalla religione e dall’etnia di appartenenza lavoreranno nell’associazione umanitaria Pezdan (“Sprofondo”), nata in piena guerra nel 1994, per promuovere iniziative umanitarie, come ambulatori, aiuto alle famiglie in difficoltà e ai bambini. «Nonostante non ci sia un vero e proprio legame con le realtà parrocchiali del territorio, già la collaborazione con questa associazione può fare molto per la popolazione locale», spiega don Salatino.

Ogni anno in primavera vengono organizzati trasporti umanitari di viveri, con la partecipazione di giovani e adulti. E per tutto l’anno si susseguono incontri culturali per conoscere meglio la realtà bosniaca. Fino al 15 luglio 21 bambini provenienti dagli orfanotrofi di Sarajevo sono ospitati qui dalle famiglie della Barona e trascorrono le giornate insieme ai ragazzi italiani nell’oratorio estivo. «È un’esperienza di condivisione, di accoglienza e di comprensione, sicuramente molto educativa. Non vogliamo seminare illusione: è chiaro che i ragazzi poi torneranno a casa, alla loro vita e alle loro ferite. Ma l’obiettivo è dare speranza: si può e si deve credere in un futuro migliore», continua.

Nei mesi di luglio e agosto saranno, invece, i ragazzi della Barona ad andare nella città bosniaca a prestare servizio nei due orfanotrofi dove vivono i piccoli ospiti. Il primo gruppo sarà quello degli adolescenti tra i 15 e i 16 anni, che hanno potuto conoscere il progetto negli anni di oratorio estivo. Per abbattere i costi del viaggio stanno realizzando alcune iniziative di autofinanziamento e per prepararsi hanno partecipato a una serata di carattere storico e culturale.

Ad agosto sarà la volta dei giovani. «Per loro oltre a una preparazione storica, c’è in programma anche un lavoro teorico e pratico sul lavoro in squadra, il cosiddetto team building, e la testimonianza di un fotografo che è stato per molto tempo a Sarajevo», spiega don Salatino. Diverse le iniziative che verranno sviluppate. Innanzitutto la consegna di pacchi di viveri alle famiglie indigenti: un servizio molto importante per conoscere la realtà locale e per il forte impatto dell’ingresso nelle case. Ci saranno quindi interventi a favore di orfanotrofi pubblici e privati, ma sono previste anche attività di animazione di strada.

«L’adesione a questa esperienza è sempre molto alta», assicura il sacerdote. «Mi stupisco dell’interesse che queste iniziative suscitano in Italia. La guerra in Bosnia è un evento molto vicino nel tempo ed è avvenuta a pochi chilometri dalle nostre coste. Quando proponiamo incontri o testimonianze, tutti sono molto attenti nell’ascoltare la storia e rimangono stupiti di come tanta violenza possa essersi compiuta a pochi passi da noi».