Percorsi ecclesiali

Una Chiesa unita, libera e lieta

Sirio 26-29 marzo 2024
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Duomo

«Santa Chiesa di Milano, non temere di essere lieta, libera e unita»

In Cattedrale l'Arcivescovo ha presieduto il Pontificale che ha aperto il nuovo anno pastorale: «Se c’è tristezza nella Chiesa, deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù. La sinodalità non sia uno slogan. La Chiesa non tema di creare occasioni e contesti per l’ascolto, di dare parola a tutti»

di Annamaria BRACCINI

8 Settembre 2021

Un invito alla speranza, alla gioia, a non temere, come fu l’annuncio dell’Angelo a san Giuseppe, narrato nel Vangelo di Matteo, appena risuonato tra le navate della Cattedrale. È quello che l’Arcivescovo rivolge ai molti fedeli presenti in Duomo e a tutta la Chiesa ambrosiana, presiedendo il Pontificale di inizio dell’anno pastorale, nella solennità della Natività della Beata Vergine Maria, in cui si svolge anche il Rito di ammissione dei candidati al diaconato e al presbiterato. Sono 15, questi ultimi, che diventeranno preti ambrosiani nel giugno 2022 – tra loro un candidato al sacerdozio di origine straniera, Amilkar Esteven Naranjo Ramirez, 29 anni, arrivato a Milano a 14 anni – cui si aggiungono due giovani del Sud Sudan che vivono in questi mesi nel Seminario di Venegono, ma che verranno ordinati nelle loro Diocesi: uno dei due nella diocesi di Rumbek, il cui vescovo eletto, monsignor Cristian Carlassare, è tra gli 11 vescovi concelebranti, così come i membri del Consiglio episcopale milanese, del Capitolo metropolitano, i rettori del Seminario, don Enrico Castagna, e del Diaconato permanente, don Giuseppe Como. Otto, invece, i candidati al diaconato, tutti sposati, che vengono ammessi. In totale sono 192 i presbiteri concelebranti.

Le parole ai candidati

Il primo appello dell’Arcivescovo Mario a non temere è rivolto proprio ai candidati: «Non temete di dire Gesù. Se vi dicono che ormai il vostro tempo è passato, questo tempo non ha più bisogno di voi e di Gesù perché si è accomodato nella disperazione, voi non temete di annunciare che Gesù vuole salvare anche questo tempo dai peccati e rendere possibile la gioia e la speranza. Se vi dicono: siete rimasti in pochi, la vostra presenza nella società è irrilevante, non temete di testimoniare. Se vi dicono: i giovani e i ragazzi d’oggi vivono in un altro mondo in cui la vostra fede, la vostra morale, i vostri riti risuonano come una stranezza esotica, non temete di offrire la vostra testimonianza che la vita è una vocazione, che la coerenza è un motivo di fierezza».

Poi, il non temere rivolto alla Chiesa: «Mentre si avvia questo nuovo anno pastorale, ancora segnato dall’incertezza e dall’inquietudine per la pandemia che ci ha duramente colpito, anche a tutti noi l’angelo del Signore annuncia: non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano. Non temere la tristezza, la solitudine, lo smarrimento, la costatazione che il gregge si sia disperso, che risorse e forze siano diminuite». Da qui il richiamo alla gioia da parte dell’Arcivescovo che, nella sua riflessione, fa più volte riferimento alla sua Proposta pastorale per il 2021-2022, Unita, libera, lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa. Parole scelte «più come invocazione di una grazia, che un insegnamento cattedratico», spiega.

«Se c’è tristezza nella Chiesa, deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù come il tralcio nella vite. Per questo chiedo a tutti i fedeli, chiedo a tutti i consacrati, chiedo ai nonni e ai genitori di pregare e di insegnare a pregare perché tutti possano attingere alla forza della gioia che non delude, perché è una fonte zampillante per la vita eterna. Siate lieti nel Signore, esprimete questa gioia nel cuore, nel sorridere, nel condividere le confidenze di Gesù. Mentre si avvia questo anno pastorale in un contesto di frenesia per la ripresa, di comunicazioni selezionate per occultare le radici profonde dei drammi del nostro tempo, non temere, Chiesa di Dio, di annunciare che la buona notizia del Salvatore non è una generica astrazione. Non temere di essere libera, anche a costo di essere impopolare».

La sinodalità

Dunque, una Chiesa lieta, libera e unita nei cammini necessari di sinodalità.

«Mentre si avvia questo anno pastorale con il proposito che la sinodalità non sia uno slogan di moda, non sia una produzione di carte e un logoramento di riunioni, ma sia la condivisione delle responsabilità per la missione, non temere, Chiesa di Dio, di essere occasione e contesto per l’ascolto. Non temere di dare parola a tutti, uomini e donne, giovani e adulti, italiani e fedeli di ogni Paese. L’unità dei credenti è frutto della docilità piuttosto che dell’organizzazione: impariamo ancora a pregare. L’unità nella pluralità implica la stima vicendevole: abbiamo bisogno di esercizi di conoscenza reciproca per rendere grazie al Signore che ci chiama a essere fratelli e sorelle tutti. L’unità della Chiesa è servizio alla speranza che l’umanità non è condannata all’ostilità, ma è chiamata alla pace di tutti i popoli, nazioni e lingue. Continuiamo con pazienza, fiducia, umiltà a costruire comunità in cui si viva la carità e si offra a tutti la parola che convoca i fratelli e le sorelle di ogni Chiesa, di ogni comunità, di ogni popolo intorno all’unico Signore».

Infine, il ringraziamento: «Tutti ringrazio perché tutti sentano che un angelo del Signore ci visita e dice di non temere ad annunciare parole impopolari come il Vangelo della famiglia, della vita eterna, della vocazione. Siate angeli che percorrono le strade della nostra Chiesa, che sentono la responsabilità di un messaggio di speranza per questo nostro tempo inquieto e per un futuro indecifrabile».

Poi, il Rito di ammissione con la presentazione e l’«Eccomi»; le interrogazioni con il «Sì, lo voglio», con le mogli dei futuri diaconi permanenti che esprimono il loro «Sì, acconsento».

Prima della benedizione papale impartita dall’Arcivescovo, cui è annessa l’indulgenza plenaria, il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi ricorda alcune date di particolare rilevanza previste in questo anno pastorale: il 17 ottobre consegna del mandato, in Duomo, ai “Gruppi Barnaba” per il percorso verso l’Assemblea sinodale decanale; il 23 ottobre la Veglia Redditio Symboli nella basilica di Sant’Ambrogio e la Veglia missionaria diocesana in Cattedrale; il 30 aprile 2022, la beatificazione di Armida Barelli e di don Mario Ciceri in Duomo e 18 giugno 2022 l’Incontro diocesano delle Famiglie.