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22 maggio

San Giuseppe a Sesto San Giovanni,
una parrocchia che fa comunità

Santa Messa col cardinale Scola nel centenario della chiesa. Il parroco don Leone Nuzzolese: «La nostra realtà collega la vita delle persone, cogliendo vicende diverse che altrimenti sarebbero rimaste parallele»

di Cristina CONTI

21 Maggio 2016

Domenica 22 maggio il cardinale Angelo Scola si recherà a Sesto San Giovanni (Mi), dove, alle 10.30, celebrerà la Santa Messa nella chiesa di San Giuseppe (via XX Settembre 72).

«Quest’anno festeggiamo il centenario della nostra parrocchia, una realtà molto popolosa – spiega il parroco don Leone Nuzzolese -. Abbiamo organizzato un anno di festeggiamenti dall’8 dicembre 2015 fino a quello di quest’anno. Tra i momenti più significativi c’è stata la visita qui dei preti che sono stati ordinati in parrocchia o che hanno esercitato in essa il loro ministero: tutti e dieci insieme, poi, hanno partecipato a una celebrazione. Abbiamo realizzato anche un libro di 300 pagine e 60 articoli, e mi piace dire che ci abbiamo messo tutti le mani, per il gran numero di persone che hanno partecipato alla sua stesura: in questo volume abbiamo tracciato un po’ la memoria storica della parrocchia, abbiamo scritto qualche riflessione e ci siamo soffermati su cosa vuol dire vivere le diverse esperienze, dalla Pastorale familiare alla Caritas. Cosa significa fare comunità, insomma. Quando si parla della realtà parrocchiale, se proprio devo scegliere un verbo, mi piace usare la parola “collegare”: in una comunità di questo tipo, infatti, si collega la vita delle persone cogliendo esperienze inconsapevoli, vicende diverse che altrimenti sarebbero rimaste parallele».

Quali sono le caratteristiche della vostra parrocchia?
Siamo una delle più grandi parrocchie di Sesto. Insieme a noi ci sono i Salesiani e la Basilica di Santo Stefano, che coinvolgono però anche persone provenienti da altri territori. In tutto ci sono 17.500 abitanti, di cui 3 mila stranieri, in particolare asiatici e nord africani. Non riusciamo quasi a vedere gli orientali, mentre quelli di nazionalità araba partecipano alle nostre attività. In particolare, per il centenario della chiesa, giovedì scorso abbiamo fatto una processione della statua della Madonna nel quartiere a prevalenza araba: un gesto di amicizia e di vicinanza che da loro è stato molto apprezzato. Le donne arabe partecipavano molto alla scuola di cittadinanza, un’iniziativa per insegnare educazione civica e italiano alle mamme straniere per aiutarle nei rapporti con medici e scuola e nella puericultura. Ora c’è un consultorio in città che si occupa delle questioni sanitarie. La partecipazione delle donne islamiche è calata anche dopo i fatti di Parigi, perché si percepisce in generale una sorta di diffidenza verso chi è arabo. Tra le altre iniziative a cui partecipano le straniere c’è anche “Mammissime”, una sorta di asilo che si apre tre volte alla settimana in cui signore anziane della parrocchia accolgono i bambini mentre le loro mamme vanno a fare diverse commissioni.

La crisi economica si è sentita molto?
Sì, la Caritas e la San Vincenzo hanno avuto un’esplosione di richieste, sia da italiani, sia da stranieri. La situazione non è semplice, anche perché gli italiani si sentono talvolta ancora più umiliati a dover fare la fila insieme agli stranieri. Si è sentita molto anche la perdita degli alloggi, mentre due Onlus sono attive per aiutare i minori in difficoltà. Grazie ai fondi dell’8×1000, per fortuna, riusciamo a fare diverse iniziative di sostegno. Abbiamo poi un educatore professionale che si occupa dei preadolescenti e del doposcuola.

Come è organizzata la visita dell’Arcivescovo?
Il Cardinale arriverà alle 10 e farà visita alle Suore della Presentazione di Maria al Tempio e alle Suore di Madre Michelotti. Poi incontrerà i bambini di quinta elementare e ci sarà la processione. Alle 10.30 la Messa. Speriamo che ci sia bel tempo: dopo un brindisi, infatti, lanceremo in aria i palloncini e in 500 pranzeremo sul sagrato della parrocchia. È la prima volta che raggiungiamo un numero così alto di persone per partecipare a un’iniziativa di questo genere, di solito arriviamo al massimo ai 100/150. Al pomeriggio faremo un torneo di diversi gruppi e nazionalità e una merenda etnica. La visita dell’Arcivescovo viene vista come un momento molto bello e sentito per essere incoraggiati e per fare esperienza della vita cristiana.