Un convegno sul «Messaggio di tenerezza di San Camillo de Lellis» a 400 anni dalla sua morte. È quello che si terrà sabato 26 ottobre, a partire dalle 8.45, all’Università degli Studi di Milano. A spiegarne il significato è padre Giuseppe Rigamonti: «Il convegno si inserisce nell’anno celebrativo del IV centenario della nascita al cielo del nostro fondatore San Camillo de Lellis. Nel corso dell’anno “celebreremo” innanzitutto le meraviglie operate da Dio nel nostro fondatore, inondandolo della sua misericordia, maturandolo con l’esperienza della sofferenza e chiamandolo a testimoniare l’amore di Cristo verso gli infermi e a insegnare agli altri il modo di servirli mediante la fondazione di un Ordine religioso.Nell’esperienza di San Camillo ci sono momenti che marcano la sua vita: tra questi il suo soggiorno alla Ca’ Granda di Milano. In questo prestigioso ospedale San Camillo servì i malati come capo-infermiere e scrisse le sue regole su “come servire li poveri infermi con affetto di madre”.Con un approccio storico-culturale, il convegno intende rileggere questa esperienza per far emergere la radicalità del Vangelo della misericordia che San Camillo ha incarnato».
L’appuntamento di sabato sarà centrato sull’attualità del messaggio del Santo. Come far rifiorire il carisma di San Camillo nelle moderne strutture sanitarie? «La Costituzione dell’Ordine ci suggerisce un itinerario: “Ci adoperiamo affinché l’uomo venga posto al centro dell’attenzione nel mondo della salute. Contribuiamo perché la società promuova l’umanizzazione delle strutture e dei servizi sanitari”.Umanizzare una realtà significa renderla degna della persona umana, cioè coerente con i valori che essa sente peculiari e inalienabili. Nel mondo sanitario, umanizzare significa far riferimento all’uomo in tutto ciò che si compie per promuovere e proteggere la salute, curare le infermità, garantire un ambiente che favorisca una vita sana e armoniosa a livello fisico, emotivo, sociale e spirituale.L’umanizzazione concerne il malato, ma anche il personale sanitario, gli amministrativi, i politici, e riguarda non solo la gestione ordinaria dell’assistenza, ma pure quella straordinaria, come la ricerca. Tutto è tenuto insieme da un unico filo: il valore della persona umana, la cui dignità va rispettata in tutti e in ciascuno, nel paziente, nel medico, nell’infermiere, nell’amministrativo, nel cittadino».
A proposito del servizio agli altri San Camillo diceva di «avere più cuore nelle mani». I Camilliani sono presenti in Europa, nelle Americhe, in Africa, in Asia e in Australia. In questi Paesi, accanto al ministero tradizionale reso in ospedali, case di riposo, centri per disabili e cappellanie, negli ultimi anni si è sviluppato l’impegno nella formazione accademica e pastorale degli operatori sanitari.«Coinvolgendo i laici nella nostra missione» conclude padre Rigamonti «siamo convinti di camminare sulla strada percorsa da San Camillo stesso. L’esclamazione “Vorrei avere cento braccia” è emblematica del desiderio di associare alla sua causa tutte le persone di buona volontà».