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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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5 maggio

Rosario con il Cardinale nel quartiere delle genti

Il rito alle 21 nella parrocchia Beata Vergine Addolorata a San Siro, zona che, per numero di immigrati residenti, è seconda solo a quella di viale Padova

di Nino PISCHETOLA

29 Aprile 2015

«La Milano che accoglie e quella che è accolta, la responsabilità di chi è qui da sempre e quella di chi arriva, la tradizionale generosità della città che deve diventare immagine della metropoli del futuro, specie di fronte agli appuntamenti internazionali che ci attendono con Expo. Insomma, la Milano delle genti». Lo diceva il cardinale Angelo Scola a Pentecoste dello scorso anno, durante la Festa diocesana delle genti, nella parrocchia Beata Vergine Addolorata a San Siro, nella zona che, per numero di immigrati residenti, è seconda solo a quella di viale Padova.

L’Arcivescovo vi ritorna martedì 5 maggio, alle 21, per la recita del S. Rosario. In piazza Selinunte, nel cuore del quartiere dove oltre il cinquanta per cento della popolazione è di origine straniera e nel quale, alta, soprattutto nelle case popolari, è la presenza di musulmani.

«Sì, decisamente la nostra parrocchia si trova in un luogo di grande emigrazione – conferma il parroco don Giovanni Castiglioni -. Perciò la grande sfida che ci attende è appunto quella di unire tante persone che vengono da culture e anche da religioni diverse. Si può vivere insieme e volersi bene ma bisognerebbe evitare i ghetti per aiutare gli stranieri a integrarsi nel tessuto urbano. Meno male che soprattutto le nuove generazioni, grazie anche alla comune fede, riescono subito a stare insieme».

Ma l’Arcivescovo non dimenticava, nella sua precedente visita, anche i milanesi con «la prova degli abitanti di sempre, degli italiani che hanno visto cambiare troppo velocemente il volto della città e che fanno però brillare la generosità e l’apertura. Così si fa la nuova Milano e la città, in questo, ha una grande responsabilità».

«Invochiamo lo Spirito – esortava il cardinale Scola – per edificare tutto ciò, con una costruzione che deve coinvolgere anche le tante presenze di questo quartiere: dei musulmani, di chi proviene dall’Est ed è ortodosso, delle religioni orientali. Ognuno deve concorrere al bene di tutta comunità».