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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Roberto Guaglianone, operatore di comunità L’ACCOGLIENZA AI RIFUGIATI

5 Giugno 2008

Intervista di Cristina Conti

Quando inizia il lavoro di accoglienza e aiuto ai rifugiati?
La nostra attività inizia all’aeroporto. A Malpensa sono circa 500 all’anno i rifugiati che arrivano da ogni parte del mondo e che presentano richiesta di asilo politico allo Stato Italiano perché i loro Paesi si trovano in situazioni di emergenza o di pericolo.”

Cosa avviene poi?
Appena sbarcati passano all’ufficio controllo passaporti, dove la polizia verifica che siano in possesso dei documenti. Molti non li hanno. Intanto si procede alla verifica sui precedenti penali, consultando una banca dati della polizia europea. Nel giro di qualche ora le persone queste verifiche sono concluse e le persone vengono indirizzate allo sportello Caritas in aeroporto. Qui degli operatori spiegano loro (anche con l’ausilio di un interprete) in che cosa consiste la richiesta di asilo. La tappa successiva è l’arrivo ai centri di prima accoglienza in attesa dell’emissione del primo permesso di soggiorno.

Qui cosa avviene?
Gli stranieri vengono seguiti nelle più semplici faccende quotidiane, come il vitto e l’alloggio. Quando poi ottengono il permesso vengono aiutati a imparare la lingua, frequentare eventualmente corsi di formazione e a trovare un lavoro. Si cerca, insomma, di aiutarli a orientarsi sul territorio. Finché non riescono ad avere una maggiore autonomia.

Quanti centri esistono?
Ci sono tre centri di accoglienza a Varese, uno di prima accoglienza per le famiglie a Caronno Pertusella con 30 posti letto, 18 posti letto per soli uomini a Varese, un centro di miniappartamenti per donne single o con figli a carico sempre a Varese, nell’Istituto dell’Addolorata. E altri appartamenti a Sesto Calende. In tutto ci sono 55 appartamenti. Qui gli stranieri arrivano solo quando la richiesta di asilo è stata accolta. Queste strutture sono finanziate con una parte dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica che la Caritas ha in carico per i rifugiati e con alcuni finanziamenti statali previsti dalla legge 40, quella cioè precedente alla Bossi Fini.