La famiglia ha davanti un periodo molto intenso e interessante. Se si lascia prendere dai suggerimenti proposti dal percorso pastorale, potrebbe cambiare radicalmente e assumere un ruolo significativo nella vita della comunità cristiana.
di don Luigi Caldera
Cara famiglia, finalmente (verrebbe da dire) ti trovi a essere la protagonista. Sì, perché tu ci sei sempre stata, ma come una cenerentola, con un ruolo secondario: non marginale, altrimenti come si sarebbe fatto a darti la croce addosso attribuendoti le colpe di quasi tutto?
Adesso basta: per tre anni sei al centro dell’attenzione, hai puntati addosso i fari della ribalta. Proprio quando tutti ti danno addosso dicendo che non servi più e che basta convivere perché quello che conta sono i sentimenti che si provano l’uno per l’altro e che non c’è bisogno di pezzi di carta; o che sposarsi in chiesa o in comune è la stessa cosa perché, tanto, non cambia niente; o che non c’è bisogno di essere maschio e femmina perché l’importante è come uno si sente dentro; proprio adesso la diocesi di Milano scommette su di te e invita le parrocchie a costruire attorno a te il proprio cammino.
Ringraziamo il nostro Arcivescovo per il coraggio dimostrato: la profezia non è fare i fuochi artificiali, ma dire la Parola di Dio sulla realtà che si vive e metterla in dialogo. Cara famiglia, quella che ti viene detta è una parola di speranza forte, che nasce da un annuncio precisato in modo chiarissimo fin dal titolo del percorso pastorale di quest’anno: "L’amore di Dio è in mezzo a noi". Il profeta ci direbbe subito che nessun popolo ha il suo Dio così vicino e questo è molto consolante.
CHI HA PAURA DELL’AMORE?
Amore, matrimonio, famiglia: il nostro Arcivescovo sembra aver preso il gusto di queste triadi, ma questa colpisce proprio le realtà più sentite della vita di ciascuno. Chi di noi ha paura dell’amore? Nessuno, perché tutti abbiamo una gran voglia di tenerezza, a tutti fa piacere sapere che qualcuno ci vuole bene e per noi è disposto a fare questo o quello: e qui si va addirittura a parlare di Uno che per amore dà la vita e che la stessa cosa siamo chiamati tutti a ripetere. Ivano Fossati canta che «l’amore fa belli gli uomini, sagge le donne l’amore fa»: sembrano parole tratte dai brani dei libri sapienziali previsti dal rito del matrimonio, ma il concetto esprime proprio il fatto che l’amore ci fa crescere, ci fa maturare, ci fa diventare grandi.
IN ASCOLTO DELLA FAMIGLIA
Cara famiglia, l’intenzione espressa per quest’anno è quella di ascoltarti. Abituata ad essere circondata da maestri che ti dicono quello che devi e quello che non devi fare, quest’anno dovrai invece raccontarti per dire le diverse esperienze che si vivono al tuo interno e come ti senti accolta dalla comunità cristiana e dalla società civile.
A te sarà proposto di ascoltare la Parola che si staglia, netta e diversa, rispetto alle mille parole che anche i masss-media propongono sui temi che ti riguardano. La banalità delle cose dette e degli esempi di vita proposti e la banalizzazione esasperata dei rapporti personali e della corporeità non hanno nulla a che vedere con la riflessione approfondita condotta su due testi biblici di riferimento: le nozze di Cana (Giovanni 2,1-11) e i primi due capitoli del libro della Genesi nei quali si trovano un’infinità di approfondimenti sulle tematiche più significative in questi campi.
CURA PER SITUAZIONI PARTICOLARI
Cara famiglia, non devi essere preoccupata: questa volta non ti è proposto il solito discorso teorico e difficile persino da leggere. Nel percorso pastorale di quest’anno ci sono attenzioni che raramente vengono proposte: si parla delle coppie sposate che non riescono ad avere figli, scoraggiando strade strane e proponendo invece l’adozione o altre forme di aiuto a famiglie o bambini, si introduce il tema dei genitori che vivono la fatica di accogliere come dono di Dio un figlio nato con problemi di tipo fisico o psichico, senza nascondersi che in queste circostanze si vivono amarezza e delusione.
Si parla anche dell’amore spezzato, cioè del fallimento del matrimonio, affermando a chiare lettere che «il cristiano e tutta la comunità non devono a se stesse le persone che stanno attraversando questo dramma». E’ anche molto bella l’insistenza nel dire che anche «nelle unioni e nelle famiglie che spesso nascono da un’esperienza di separazione o di divorzio» sono presenti elementi umani ed evangelici da valorizzare.
Diverse volte tornano i temi della malattia e della morte, tabù che la nostra cultura nasconde completamente: spesso queste diventano situazioni dove «annunciare la verità fondamentale della fede cristiana sul mistero di Dio e del suo amore e sul senso della vita e della morte a persone che raramente partecipano alle nostre assemblee».
IL CONTESTO DELLA PREGHIERA
Cara famiglia, tra le tante e inevitabili iniziative che ti devi programmare, non manchi la preghiera: da quella fatta coi figli al mattino e alla sera, alla lectio della Parola di Dio, alla partecipazione alla Messa della domenica, alla possibilità di ritagliarti qualche fine settimana per incontri dedicati a questo e pensati appositamente. Si può: non nasconderti dietro scuse inesistenti (il tempo, per esempio) e avrai la gioia di scoprire quanto ti fa bene dare spazio al Signore nella tua vita.