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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Testimonianza

«Quelle confessioni che convertono anche noi confessori»

Don Gian Battista Rizzi, che svolge il ministero nel Santuario della Nostra Signora della Vittoria a Lecco (chiesa penitenziale e chiesa giubilare per il 2025), ammette di commuoversi davanti a chi chiede di celebrare il sacramento della Riconciliazione a distanza anche di 30 anni: «In queste persone si constata l’opera tangibile della grazia di Dio»

di Annamaria BRACCINI

27 Settembre 2024

«Il Santuario della Nostra Signora della Vittoria a Lecco dal 1998 è stato indicato come chiesa penitenziale; a seguito di ciò, è maturata una cura particolare al sacramento della Riconciliazione. Concretamente, ogni giorno è garantita la presenza di almeno un sacerdote che, sia al mattino sia al pomeriggio, è disponibile per i fedeli che intendono celebrare il sacramento della Riconciliazione». A parlare è don Gian Battista Rizzi, dalla scorsa Quaresima uno dei sacerdoti che svolgono il ministero presso il Santuario, tra le chiese giubilari per il 2025.

Quale è la tipologia delle persone che arrivano al Santuario?
A partire dall’esperienza di questi mesi, mi pare si possa individuare anzitutto la tipologia di quei fedeli che vengono in Santuario per celebrare la Riconciliazione con un ritmo costante – direi mensilmente – e che frequentemente chiedono anche l’accompagnamento e la direzione spirituale. C’è poi una seconda tipologia di fedeli, i più numerosi, che chiedono la confessione, soprattutto in alcuni tempi come l’Avvento e la Quaresima o in prossimità delle ricorrenze dei morti. Per darle un’idea, nelle ultime settimane immediatamente precedenti la scorsa Pasqua abbiamo registrato circa 100-120 penitenti giornalmente. C’è una terza tipologia di fedeli che non sono certo i più numerosi, anche se in aumento: sono coloro che arrivano a chiedere di celebrare il sacramento della Riconciliazione a distanza di 10, 20, addirittura 30 anni. Sono persone che si dicono toccate intimamente dalla grazia e dalla Parola di Dio e nelle quali si constata l’opera molto tangibile della grazia di Dio. Queste confessioni convertono anche noi confessori, perché commuove constatare come, anche in questo tempo non facile, il Padre non smette mai di cercare e voler salvare l’umanità.

Don Gian Battista Rizzi

Talvolta si dice che la riconciliazione è un sacramento dimenticato…
Credo che un sacramento non possa mai dirsi “in crisi” o dimenticato. Direi, piuttosto, che è la pastorale che precede e segue la celebrazione del sacramento a presentare segnali di crisi, da trasformare creativamente in occasione di rinnovamento e discernimento. Mancando la consapevolezza del contenuto della vita nuova ricevuta nel Battesimo, si indebolisce inevitabilmente il fondamento dell’intera vita cristiana. Il prossimo Giubileo potrebbe, allora, rappresentare un tempo favorevole proprio per riscoprire il dono del battesimo e la novità esistenziale che custodisce.

Tra i fedeli è presente la consapevolezza della valenza ecclesiale della Riconciliazione?
Debolmente, anche perché si è consolidata nel tempo la prassi della confessione e assoluzione individuale. Negli ultimi anni, qui in Santuario, nei tempi di Avvento e Quaresima è stata proposta la celebrazione comunitaria della Riconciliazione, accompagnata dal momento di assoluzione individuale.