Sirio 26-29 marzo 2024
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Tenerezza

Quel «buonasera» che ha ridotto
le distanze

Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta non ha dubbi: «Il Papa è uno psicologo», che usa un linguaggio capace di arrivare a tutti. Una rilettura del primo anno di pontificato di Papa Francesco attraverso la sua scelta della dolcezza come stigma del suo insegnamento, delle sue parole e dei suoi comportamenti

di Michela NICOLAIS

10 Marzo 2014

Il Papa? «Uno psicologo», che annulla le distanze con la gente per raggiungere tutti. È l’identikit tracciato da Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, che traccia per noi un bilancio del primo anno di pontificato a partire dalla parola-chiave della “tenerezza”. E per le donne nella Chiesa, da laica, ci confida un sogno: vedere le donne sacerdote. Nella società, «le donne hanno dimostrato di poter svolgere tutti i ruoli».

Fin dall’inizio, la tenerezza è stata una delle parole-chiave per “narrare” il pontificato di Papa Francesco. Basti pensare soltanto alla benedizione silenziosa chiesta alla piazza subito dopo la sua elezione…

Un anno fa, ha stupito il mondo il fatto che Papa Francesco abbia cambiato completamente stile: rispetto ai suoi predecessori, questo Papa ha uno stile più pastorale, si presenta come un buon parroco che conosce bene i suoi fedeli. Il registro della tenerezza, in particolare, riduce le distanze, perché va a toccare i sentimenti. È questo che riduce la distanza tra il Papa e le persone: molti rimangono impressionati dal rapporto molto intimo che Francesco riesce a instaurare con la gente, annullando quella distanza che un tempo c’era tra il Pontefice e i fedeli:  penso a Pio XII, alla sua figura ieratica, che ha caratteristiche esattamente opposte a quelle di Papa Francesco. Lui ha capovolto completamente prospettiva, già da quel “buonasera” con cui si è presentato alla piazza.

Cosa comporta questa capacità?

Con il suo ridurre le distanze, il Papa fa molto lo psicologo. Nei suoi discorsi attinge spesso all’esperienza quotidiana, come quando parla del rapporto tra genitori e figli o quando ha proposto la “misericordina” come medicina. In questo modo, Papa Francesco va a toccare tematiche psicologiche, e così inevitabilmente crea vicinanza: le persone si sentono coinvolte nella loro intimità, nei loro sentimenti, nelle loro emozioni… Per di più, tutto questo è molto mediatico. Il Papa quando parla non pensa soltanto alle persone che sono in piazza, ma anche a chi guarda la televisione: usa un linguaggio efficace anche per gli spettatori.

La tenerezza traspare anche dalla gestualità e dalla capacità di “comunicare” con il corpo…

Certamente Papa Francesco è anche un Papa dei gesti: nel suo codice sono importanti le espressioni mimiche, il tono della voce, gli aspetti non verbali della comunicazione, come le pause, l’ironia, le battute, la capacità di calarsi in situazioni molto particolari. È un Papa che non ha paura di baciare, di accarezzare, che fa un uso sereno e consapevole del suo corpo: da un lato tutto ciò stupisce, all’altro crea una comunicazione molto diretta e una vicinanza anche fisica con le persone che incontra. A volte, di fronte a certi atteggiamenti, siamo portati a chiederci: «È così che deve comportarsi un papa?». Poi il Papa lo fa, e spiazza. A volte tratta i fedeli in maniera molto semplice, e può portare i più “colti” dal punto di vista spirituale a storcere il naso. Ma lo fa perché vuole raggiungere tutti. Vuole far parte della vita della gente, si ferma con la folla, cerca il contatto, quasi indugia.

Alla tenerezza è associato lo sguardo femminile: Papa Francesco ha auspicato maggiore spazio per le donne nella Chiesa, anche nei luoghi “dove si decide”…

La Chiesa ha sempre dato molto spazio alla riflessione sulla questione femminile, a cominciare dalla rilevanza assoluta della figura della Madonna. Il cambiamento vero sarebbe se finalmente la donna potesse entrare nella gerarchia ecclesiastica: con Papa Francesco, da laica, mi aspetto la donna sacerdote. Nei fatti, la Chiesa resta sempre maschilista, tutte le funzioni sono svolte dagli uomini: preti, vescovi, cardinali. È arrivato il momento per le donne, visto che Papa Francesco è un rivoluzionario e sta mettendo mano alla riforma della Curia. Dare accesso alle donne al sacerdozio ridurrebbe, inoltre, di molto il discorso sulla pedofilia: è un dato di fatto che le donne pedofile sono ben poche, e ciò darebbe maggiore sicurezza nella lotta contro questa piaga…Già Papa  Luciani diceva che la Chiesa è uomo e donna: nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali ci sono donne che hanno posti da leader, e nella società ormai le donne hanno dimostrato di poter svolgere tutti i ruoli, compresi quello di capo di governo. Io vedrei benissimo donne sacerdote e donne vescovo: donne che rivestano ruoli di responsabilità, anche decisionali, in ambito ecclesiale.

Intanto, Papa Francesco cita spesso le nonne e i loro preziosi consigli.

Oggi c’è un gran bisogno dei nonni, non solo perché quando entrambi i genitori lavorano, sono loro che garantiscono una “supervision” ai figli.  La cultura giovanile ha separato le generazioni: per secoli, la cultura è stata la stessa per giovani e anziani, che trasmettevano la loro cultura ai giovani. Poi, dopo il ’68, anche per lo sfruttamento del mercato, i giovani hanno la loro musica, le loro letture, i loro luoghi d’incontro… Ma questa separazione non è molto produttiva: è vero che i giovani di oggi sono maestri nelle nuove tecnologie, e possono insegnare questa loro abilità ai nonni, ma è anche vero che i nonni possono trasmettere ai giovani qualcosa sulla vita, la via, la direzione in cui muoversi. Possono calmarli e spiegare loro che le cose si sistemano, quando c’è una turbolenza.

Anna Oliverio Ferraris

Psicologa e psicoterapeuta, dirige la rivista degli psicologi italiani «Psicologia Contemporanea». È autrice di saggi, numerosi articoli scientifici e testi scolastici in cui affronta i temi dello sviluppo normale e patologico, dell’educazione, della famiglia, della scuola, della formazione, della comunicazione in contesti diversi, del rapporto con tv e nuovi media, delle dinamiche identitarie nella società contemporanea. Dal 1980 è professore ordinario di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza. È stata membro della Consulta Qualità della Rai e del Comitato Nazionale di Bioetica. Ha partecipato e continua a partecipare a numerosi convegni culturali e conferenze, sia in Italia che all’estero. Ha organizzato e partecipato in qualità di docente a corsi di formazione sui problemi della crescita, i nuovi media, il disadattamento, il bullismo, i fattori protettivi e il recupero, l’adolescenza, la devianza minorile, la pedofilia, l’adozione, la comunicazione in classe e in famiglia, rivolti a insegnanti, pediatri, psicologi, psicoterapeuti e associazioni di genitori.